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Oltre alle bandiere di One Piece, nelle proteste in Usa è spuntato un altro strano simbolo: i costumi gonfiabili da animale Costumi da rana, da dinosauro, da unicorno: se ne vedono diversi in tutte le città in cui si protesta con Trump e contro l'Ice.
Secondo Christopher Nolan, non c’è un attore che quest’anno abbia offerto un’interpretazione migliore di The Rock in The Smashing Machine Quello del regista è il più importante endorsement ricevuto da The Rock nella sua rincorsa all'Oscar per il Miglior attore protagonista.
Dopo 65 anni di pubblicazione, Il Vernacoliere chiude ma non esclude il ritorno Lo ha annunciato su Facebook il fondatore e direttore Mario Cardinali, che ha detto di essere «un po' stanchino» e spiegato la situazione di crisi del giornale.
Nel cinema non si è mai vista una campagna promozionale come quella di Bugonia Tra siti cospirazionisti e cartelloni vandalizzati, il marketing per il lancio del nuovo film di Yorgos Lanthimos è uno dei più azzeccati degli ultimi anni.
Londra è la città europea che sta battendo ogni record in fatto di telefoni rubati Solo nel 2024 ne sono stati rubati più di 80 mila, la maggior parte dei quali rivenduti poi sul mercato nero internazionale.
È morto Drew Struzan, l’illustratore che ha disegnato le locandine di moltissimi successi di Hollywood Star Wars, Indiana Jones, Ritorno al futuro, E.T, Blade Runner, I Goonies, La cosa: la locandina che vi viene in mente pensando a questi film l'ha disegnata lui.
I lettori di Jia Tolentino non hanno preso bene la sua collaborazione con Airbnb Sia gli ammiratori che i detrattori sono rimasti molto delusi dalla sua decisione di lavorare con un'azienda come Airbnb.
Nella nuova campagna Moncler c’è la reunion di Al Pacino e Robert De Niro Si chiama Warmer Together e vuole celebrare «le emozioni e il calore dello stare insieme».

Perché Nel paese dei mostri selvaggi è diventato un libro di culto

Ritorna in libreria con Adelphi il capolavoro di Maurice Sendak, letteratura a pieno titolo.

19 Gennaio 2018

Ritorna nelle librerie, per la prima volta con il marchio Adelphi, Nel paese dei mostri selvaggi, il libro illustrato di Maurice Sendak, uscito nel 1963 e arrivato a distanza di più di 50 anni a essere considerato uno dei più influenti libri per bambini del Novecento, una definizione – quella di “libro per bambini” ­– che il suo autore respinse in più occasioni, e che effettivamente è imprecisa e riduttiva, perché nasconde la sua essenza di libro “di culto” anche per gli adulti. Nel corso del tempo questo volume largo e smilzo è arrivato a vendere circa 20 milioni di copie nel mondo (di cui 10 nei soli Stati Uniti). Ed è diventato un film diretto da Spike Jonze e scritto da Dave Eggers, due brillanti e problematici artisti della Generazione X, anche loro “di culto”, che non si fa a fatica a immaginare diretti discendenti di quella ispirazione.

Nato nel 1928 e morto nel 2012, Sendak è stato un artista singolare, con una vita strana e interessante. Cresciuto a Brooklyn in una famiglia di ebrei polacchi, ha iniziato la sua carriera facendo il vetrinista per un negozio di giocattoli di New York, il popolare e ormai turistico F.A.O. Schwarz, a cui aveva proposto alcuni modellini costruiti insieme al fratello. Raccontò in più occasioni quanto il suo ambiente famigliare lo avesse plasmato, ricordando le capacità del padre di inventare, improvvisando, storie per lui e suoi fratelli. Raccontò anche che l’ispirazione per i mostri di Where the Wild Things Are – questo il titolo originale – gli venne dai parenti che facevano visita alla sua famiglia la domenica pomeriggio: «Si addossavano a te con il loro respiro affaticato e ti strizzavano e ti pizzicavano e i loro occhi erano iniettati di sangue e i loro denti erano grandi e gialli. È stato orribile, orribile». Il libro in realtà lo aveva intitolato Where the Wild Horses Are, ma dovette rinunciare quando l’editor gli fece notare che non si poteva intitolare così visto che nei disegni non comparivano cavalli.

Maurice Sendak

Sendak dichiarò per la prima volta la sua omosessualità nel 2008, in un’intervista al New York Times, in cui disse di non averlo mai detto apertamente per non dare un dispiacere ai suoi genitori, «Tutto quello che volevo era essere normale per rendere felici i miei genitori, loro non hanno mai saputo». Ma ebbe un compagno, lo psicoanalista Eugene Glynn, con cui visse per 50 anni prima che Glynn morisse nel 2007. In alcuni suoi libri gli aspetti più nascosti e privati della sua vita personale sembrano affiorare come nel triste e oscuro We Are All in the Dumps With Jack and Guy del ‘93, una storia su dei bambini senzatetto nell’epoca dell’aids. In the Night Kitchen, un libro il cui protagonista era un bambino nudo, venne rifiutato da librerie e biblioteche e pare che in molte biblioteche scolastiche fu corretto con il disegno di un pannolino sul corpo del protagonista Mickey.

Uno tra i più bei ritratti che si possono leggere di Maurice Sendak si trova negli archivi del New Yorker ed è datato 1966. Fu scritto proprio in un periodo in cui, dopo un iniziale silenzio, Nel paese dei mostri selvaggi, si stava facendo strada e assumeva le proporzioni di un grande successo editoriale. Nat Hentoff entrò a casa dell’autore a New York, descrivendolo come un luogo semplice pieno di fascino: una grande collezione di libri di Henry James, cartoline con riproduzioni di quadri famosi, una nutrita collezione di musica classica, un brontosauro, dei giocattoli, una grande foto scattata in un orfanotrofio in Sicilia con una bambina sui dieci anni che posava con una mano sul fianco; una posa, notò il giornalista, che ricorre nei libri di Sendak.

Sendak Nel paese dei mostri selvaggi

Ritornando alla domanda del titolo, non è facile dire esattamente perché Nel paese dei mostri selvaggi sia diventato un libro di culto. Molta parte della sua bellezza sta nei disegni che hanno un tratto originalissimo – qualcuno ha richiamato l’influenza di Chagall – e un tono cupo e stridente molto insolito per un libro per bambini, e non solo per l’epoca della sua uscita, ma ancora oggi. Non tutta la sua forza però è da far risalire alla parte visiva. Nel paese dei mostri selvaggi è anche letteratura. È un racconto enigmatico, che mischia realismo e sogno, riuscendo come poche altre cose a trasmettere il senso dell’infanzia. È una storia che fa delle lacune, e quindi della possibilità di essere interpretato a molti livelli, una forza. Questo è anche uno dei motivi per cui, il pur bel film di Spike Jonze, può lasciare negli ammiratori o anche solo in chi l’ha già letto un senso di delusione. Riempire le lacune non è sempre la cosa giusta da fare (quando l’ho visto, una mia personale perplessità è stata per esempio perché si era scelto di non essere fedeli al libro facendo della cameretta il punto di partenza del viaggio di Max, invece di farlo scappare di casa).

C’è una certa durezza nelle pagine del Paese dei mostri selvaggi. Qualcosa che unisce la solitudine, la tristezza e il dover sottostare alle regole, tipici della condizione infantile, ma che poi si rovesciano in un altrettanto tipico bisogno di protezione e di calore. Max, il bambino vestito da lupo, sembra nelle prime pagine uno di quei bambini insopportabili che incontri al ristorante o al bar e che ti senti in colpa di odiare, ma alla fine del libro è praticamente un eroe. «Bambini che cercano di sopravvivere all’infanzia, questa è stata la cosa che mi ha più interessato e ossessionato nella vita», dichiarò Sendak in un’occasione. Cosa c’è di più vero? Per la cronaca, il libro, dopo pochi giorni dal ritorno nelle librerie italiane, è già in ristampa.

Nell’immagine Getty, Sendak all’International Youth Library di Monaco di Baviera nel giugno del 1971; all’interno la copertina del volume Adelphi.
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