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16:56 venerdì 21 novembre 2025
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.
Angoulême, uno dei più prestigiosi festival di fumetti al mondo, quest’anno potrebbe saltare a causa di scandali, boicottaggi e tagli ai finanziamenti L'organizzazione è accusata di aver provato a insabbiare un'indagine su uno stupro e centinaia di artisti hanno deciso di non partecipare in protesta. L'edizione 2026 è a rischio.

Un tempo i sovrani d’Europa fingevano di non essere europei

05 Giugno 2017

Due concetti politici di cui si sta molto discutendo in Europa, il nazionalismo e il populismo, partono dall’idea che esista un carattere ben definito di un popolo nazione (il sangue, la storia, le origini, e la cultura) e che per essere degni di governarlo i leader debbano essere in sintonia con il popolo, cioè condividerne molti tratti. Proprio per questo è interessante ricordare che per secoli i governanti d’Europa si inventavano di non essere europei, come ha fatto notare recentemente un giovane storico: «Dall’impero romano fino al Rinascimento, le famiglie nobili d’Europa tenevano molto a fare credere di non essere imparentate con le popolazioni su cui regnavano», ha scritto Blake Smith, un dottorando della Northwestern University, in un articolo pubblicato dalla rivista Aeon.

Smith parte dall’esempio, notissimo al pubblico italiano, della Gens Iulia a Roma, quella di Cesare e Augusto, che si vantava di essere discendente di Enea, cioè di un “immigrato” proveniente dall’Asia Minore (e, più precisamente, del suo primo figlio, Iulo, avuto dalla moglie troiana, Creusa, anche se poi Enea ebbe una seconda moglie “locale”, Lavinia). Meno noto, però, è il fatto che svariate dinastie di molto successive tentarono di appropriarsi di questo mito. La prima dinastia di re franchi, i Merovingi, racconta lo storico, s’inventarono una loro variante dell’Eneide: raccontavano di essere discendenti di un tale Francio, una sorta di «clone di Enea», che si sarebbe stabilito sulle rive del Reno dopo la fuga da Troia.

A Norwegian supporter dressed like a Vik

Anche dinastie germaniche produssero miti molto simili, che raccontavano di illustri antenati arrivati dall’Asia Minore. E persino alcuni vichinghi fecero lo stesso, inventandosi l’eroe Brutus, un progenitore di origini troiane pure lui. Fatto, questo, che produce un cortocircuito: mentre alcuni nazionalisti nordici si dicono fieramente vichinghi, i vichinghi volevano essere mediorientali. È soltanto con l’avanzata dei turchi ottomani, culminata nella conquista di Costantinopoli nel 1453, che questa moda di dichiarare origini mediorientali è cominciata a passare, per evidenti questioni geopolitiche, sostiene Smith: improvvisamente l’Asia minore era diventata una minaccia.

Contemporaneamente, i progressi nella storiografia permettevano di vedere l’Eneide per quello che era, cioè una bella leggenda, non storia ufficiale. Inoltre, da lì a poco si sarebbero diffuse forme di nazionalismo più legate a popolazioni “native” dell’Europa: a partire dalla Rivoluzione, per esempio, i francesi cominciarono a vedersi, orgogliosamente, come i discendenti dei Galli. Un’immaginario che sopravvive ancora oggi, per esempio in Asterix. Il punto, conclude l’autore dell’articolo, è che in Europa «i miti nazionalisti sulle popolazioni indigene sono un’invenzione recente, una risposta sull’enfasi, da parte delle elite, sulle loro origini straniere».

 Un tifoso della Norvegia vestito da vichingo (OMAR TORRES/AFP/Getty Images).
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