Le persone fanno un giro in città e poi prendono l'autobus. Per Venezia.
Il governo egiziano vuole trasformare le pendici del monte Sinai in un resort di lusso
L'intenzione è di fare qui quello che è stato fatto a Sharm el-Sheikh, nonostante le proteste degli abitanti e della comunità internazionale.

Il monte Sinai è un luogo sacro per tutte e tre le religioni monoteistiche e per questo motivo è frequentato ogni anno da migliaia di pellegrini e turisti ebrei, cristiani e musulmani. I fedeli vogliono vedere i luoghi in cui la tradizione vuole che Mosè abbia ricevuto da Dio le tavole con i Dieci Comandamenti e conversato con il roveto ardente, espressione della presenza divina. Ad oggi per esplorare questo territorio brullo e desertico bisogna affidarsi a una guida locale, parte della comunità beduina, composta da oltre 4 mila persone. Alle pendici del monte sorge anche il Monastero di Santa Caterina, gestito dalla Chiesa Greca Ortodossa, uno dei luoghi di culto più antichi e preziosi del mondo.
Il paesaggio del Sinai però comincia a essere affollato da resort di lusso e strutture ricettive in corso di costruzione. Per incentivare il flusso turistico nella regione, infatti, il governo egiziano sta lavorando a una serie d’infrastrutture tra cui spicca un hotel per ricchissimi. Niente più scomode escursioni con gli abitanti del posto per vedere il sole sorgere le rocce del Sinai, ma lo stesso panorama disponibile da una comoda stanza d’hotel. Il progetto, avviato nel 2021, di rendere la zona un nuovo paradiso per il turismo si inserisce in un piano preciso del governo, che sta tentando di ripetere l’operazione già riuscita a Sharm el-Sheikh e dintorni all’inizio degli anni ’80. Bbc riporta come questo piano sia fortemente osteggiato sia dagli abitanti del Sinai che dalla Grecia, uniti in una protesta contro il tentativo di cambiare per sempre una regione incontaminata e culturalmente inestimabile.
La comunità beduina, in particolare, non solo sta assistendo al cambiamento irreversibile del luogo dove risiede da secoli, ma si è vista espropriata dei suoi terreni e costretta a esumare i morti dai cimiteri per lasciare spazio a cantieri e ruspe. Le autorità greche per ora sono riuscite a evitare l’esproprio del monastero (per un momento si era temuta addirittura la chiusura o lo spostamento), che è riconosciuto anche come patrimonio culturale dall’Unesco.

C'è la canonizzazione, avvenuta domenica 7 settembre. Ma attorno alla sua figura c'è anche un'operazione di "marketing", il suo culto è in parte pure commercio e turismo, come si vede nella città che lo ha adottato, Assisi.