Hype ↓
03:41 venerdì 17 ottobre 2025
Oltre alle bandiere di One Piece, nelle proteste in Usa è spuntato un altro strano simbolo: i costumi gonfiabili da animale Costumi da rana, da dinosauro, da unicorno: se ne vedono diversi in tutte le città in cui si protesta con Trump e contro l'Ice.
Secondo Christopher Nolan, non c’è un attore che quest’anno abbia offerto un’interpretazione migliore di The Rock in The Smashing Machine Quello del regista è il più importante endorsement ricevuto da The Rock nella sua rincorsa all'Oscar per il Miglior attore protagonista.
Dopo 65 anni di pubblicazione, Il Vernacoliere chiude ma non esclude il ritorno Lo ha annunciato su Facebook il fondatore e direttore Mario Cardinali, che ha detto di essere «un po' stanchino» e spiegato la situazione di crisi del giornale.
Nel cinema non si è mai vista una campagna promozionale come quella di Bugonia Tra siti cospirazionisti e cartelloni vandalizzati, il marketing per il lancio del nuovo film di Yorgos Lanthimos è uno dei più azzeccati degli ultimi anni.
Londra è la città europea che sta battendo ogni record in fatto di telefoni rubati Solo nel 2024 ne sono stati rubati più di 80 mila, la maggior parte dei quali rivenduti poi sul mercato nero internazionale.
È morto Drew Struzan, l’illustratore che ha disegnato le locandine di moltissimi successi di Hollywood Star Wars, Indiana Jones, Ritorno al futuro, E.T, Blade Runner, I Goonies, La cosa: la locandina che vi viene in mente pensando a questi film l'ha disegnata lui.
I lettori di Jia Tolentino non hanno preso bene la sua collaborazione con Airbnb Sia gli ammiratori che i detrattori sono rimasti molto delusi dalla sua decisione di lavorare con un'azienda come Airbnb.
Nella nuova campagna Moncler c’è la reunion di Al Pacino e Robert De Niro Si chiama Warmer Together e vuole celebrare «le emozioni e il calore dello stare insieme».

Mission: Impossible è l’unica saga che non invecchia mai

Oggi arriva nelle sale cinematografiche Dead Reckoning – Part One, il settimo capitolo del franchise hollywoodiano che sembra aver scoperto il segreto dell'eterna giovinezza. Proprio come il suo protagonista, Tom Cruise.

12 Luglio 2023

Negli Stati Uniti, Barbie di Greta Gerwig e Oppenheimer di Cristopher Nolan usciranno lo stesso giorno, il 21 luglio. Questo ha causato un trend, il Barbenheimer, che si è espresso tramite innumerevoli meme sul fatto che i due film dovrebbero essere visti in sequenza. Quello che una volta, quando si fumava in sala, si chiamava double feature. In America sono già stati prenotati oltre 20 mila biglietti per vederli uno dopo l’altro. Le due anime così differenti rappresentate dalle due pellicole – la creazione della bomba atomica da una parte e le avventure di una fashion doll dall’altra, in uno gli anni quaranta dark e apocalittici, nell’altro un mondo di plastica ipercolorato fatto di status symbol giocosi, Ryan Gosling nel suo ruolo più comico e Robert Downey Jr. che passa al drama dopo i decenni da Tony Stark – costruiscono un mix estremamente postmoderno.

«Uno di questi due film ha un protagonista che deve vedersela con il concetto di morte. L’altro è Oppenheimer», ha scritto The AV Club. Uno dei meme che più esemplifica questo fenomeno, così straordinariamente millennial, è una scena di Mission: Impossible – Protocollo fantasma, del 2011. Nella scena, diventata virale come video-meme per il Barbenheimer, Tom Cruise esce dal Cremlino vestito da generale sovietico e in meno di un secondo la giacca militare diventa un bomberino e rivela sotto l’uniforme una maglietta di Bruce Springsteen. È come se il franchise d’azione di Cruise contenesse i due estremi, tutte le anime, fosse una sintesi, in pochi secondi, di due umori antitetici. Talmente semplice, talmente cliché, in location da cartolina, un McGuffin dopo l’altro, da contenere moltitudini, da annientare ogni sofisticatezza.

Mentre si aspettava l’arrivo del nuovo capitolo della serie, Mission: Impossible Dead Reckoning – Part One, che esce oggi, non ci sono stati meme che si burlassero del film. Non ci sono stati fenomeni virali sul web che l’abbiano toccato. Non ci sono orpelli umoristici o dietrologie socio-simboliche. Nemmeno le foto di Tom Cruise con Giorgia Meloni sono state memizzate. Il film basta a sé stesso. C’è solo attesa per 163 minuti in cui vedere Tom Cruise che fa cose folli, che si lancia in motocicletta da un precipizio, che si appende a un aereo, sapendo che lo fa davvero. Perché lo fa davvero, e il fatto di esserne a conoscenza causa una piacevole sospensione di incredulità. Chi ha lavorato insieme a lui sa quanto Cruise sia dedicato alla sua vera missione: accontentare il pubblico. In ogni sala ci sarà almeno qualcuno che sussurrerà esaltato al suo vicino: “Tom Cruise l’ha fatto davvero, e si è lussato un ginocchio”.

Piace tantissimo questa vicinanza con la verità in un medium che celebra l’irrealtà (e l’impossibile). Un po’ come i modellini per le scenografie di Wes Anderson piacciono di più degli effetti speciali, seppur ormai verosimili. Questa distruzione ammiccante della barriera dell’illusione, aggiunta al totalizzante effetto numbing, anestetizzante, tipico dei film d’azione costruiti chirurgicamente, montati con il cronometro, l’assenza di desiderio di raffinatezza lo rendono un prodotto perfettamente funzionale. Ma l’apice è lui, Tom Cruise, che non invecchia, e che sta continuando a fare la fortuna della serie.

Nessuno ricorda mai i registi di queste saghe action, ma il primo Mission: Impossible è stato diretto da Brian De Palma. E infatti aveva ancora dei toni tetri e tragici che si sono persi con i film successivi. Era il 1996. Al cinema c’erano Il Ciclone, Fargo e Trainspotting. Cruise aveva 34 anni. Mission: Impossible nasceva negli anni Sessanta come serie tv (sette stagioni, fino al 1973). Quando uscì il film di De Palma venne aspramente demolito da attori e attrici della serie, tra cui Martin Landau. Il film si teneva il nome dell’agenzia per cui lavora Ethan Hunt (Cruise), l’Impossible Mission Force, IMF (da non confondere con l’International Monetary Fund), e l’uso di gadget tecnologici e travestimenti per salvare la democrazia, restando sempre sotto i radar. Il film del ’96 costò poco anche perché Cruise rinunciò ai soliti 20 milioni di ingaggio in cambio di una fetta dei guadagni, e incassò tantissimo. Il primo e il secondo sono considerati dai critici i peggiori, anche perché la trama ha poco senso, dicono. È uno di quei pochi casi di saghe lunghe in cui più si va avanti più i film vengono meglio, e Dead Reckoning è già stato bollato come un capolavoro, con quella solita terminologia: tiene incollato allo schermo”.

«Quanto può essere impossibile una missione se viene completata cinque volte?», si chiedeva nel 2015 Anthony Lane sul New Yorker all’uscita di Rogue Nation, quinto capitolo, e il primo diretto da Christopher McQuarrie, da allora regista di tutti gli altri M:I. La risposta è che i nemici, le liaison platoniche, le gag con la squadra di aiutanti, non mancano mai quando tutto gira intorno agli stunt di Tom Cruise. Questa volta c’è l’Intelligenza Artificiale di mezzo, ovviamente. Ciò che differenzia la più elegante saga 007 dall’americanissimo Mission: Impossible è proprio questo. In 007 vige un sottinteso di nostalgia per la Guerra fredda, quando le spie al servizio di sua maestà avevano senso, quando, prima dell’11 settembre, i nemici erano più facilmente individuabili e giocavano con le stesse tue regole. A Ethan Hunt tutto questo non importa, e non importa nemmeno al suo pubblico, si trova sempre una scappatoia di trama per non avere rimpianti delle ideologie anti-marxiste. Stessa cosa con i gadget. James Bond iniziava già a non essere più lui con Roger Moore e poi di nuovo con Pierce Brosnan (si salva invece la troppo breve parentesi di Timothy Dalton) che iniziavano a fare sempre più affidamento su armi e oggettini tecnologici vari che non sul proprio charme e sul sangue freddo. M:I invece fin da subito è stato basato sugli strumenti del progresso e della scienza che facilitano il salvataggio del mondo, comprese le macchine portatili per costruire maschere che potrebbero confondere anche tua madre, molto fumetto (davvero Tom Cruise può sembrare Philip Seymour Hoffman, come succede in Ghost Protocol? «Tu mi fai cambiare volto come Diabolik» canta Tutti Fenomeni).

A differenza di Bond, nessuno può sostituire Tom Cruise e la sua ricerca del limite di pericolosità fisica. Quando nel ’96 gli chiesero perché aveva scelto di fare il film, Cruise disse che «puoi portare la storia dappertutto, la puoi portare dove vuoi». Non ci sono restrizioni storiche, solo il decadimento del suo corpo, perché poi, per il resto di tutte le interviste vuole solo parlare degli stunt. «Mentre ero lì appeso a un aereo a 250 km/h pensavo: come sarà incredibile per il pubblico».

Articoli Suggeriti
Secondo Christopher Nolan, non c’è un attore che quest’anno abbia offerto un’interpretazione migliore di The Rock in The Smashing Machine

Quello del regista è il più importante endorsement ricevuto da The Rock nella sua rincorsa all'Oscar per il Miglior attore protagonista.

Dopo 65 anni di pubblicazione, Il Vernacoliere chiude ma non esclude il ritorno

Lo ha annunciato su Facebook il fondatore e direttore Mario Cardinali, che ha detto di essere «un po' stanchino» e spiegato la situazione di crisi del giornale.

Leggi anche ↓
Secondo Christopher Nolan, non c’è un attore che quest’anno abbia offerto un’interpretazione migliore di The Rock in The Smashing Machine

Quello del regista è il più importante endorsement ricevuto da The Rock nella sua rincorsa all'Oscar per il Miglior attore protagonista.

Dopo 65 anni di pubblicazione, Il Vernacoliere chiude ma non esclude il ritorno

Lo ha annunciato su Facebook il fondatore e direttore Mario Cardinali, che ha detto di essere «un po' stanchino» e spiegato la situazione di crisi del giornale.

La sinistra non riparta da Eddington

Ari Aster sbaglia tutto quello che Paul Thomas Anderson ha indovinato in Una battaglia dopo l'altra, eppure nessun film in questi anni ha fatto capire altrettanto bene in che vicolo cieco si sia ficcata la sinistra americana. E non solo americana.

È morto D’Angelo, l’artista che ha prima rivoluzionato e poi abbandonato la musica soul

Aveva 51 anni ed era malato di cancro. Lascia in eredità tre album diventati culto e una storia personale caratterizzata dal difficile rapporto col successo.

Se avete 30 anni e l’ansia di “sistemarvi”, Gli antropologi di Ayşegül Savaş è il romanzo da leggere

La scrittrice ci racconta il suo nuovo libro, in cui succedono due cose abbastanza rare nella vita e in letteratura: una giovane coppia sta insieme senza patemi e comprare una casa non è un'attività che porta alla pazzia.

Dei 10 film più visti al cinema in Italia nell’ultima settimana, metà sono vecchi titoli tornati in sala

Nell'ottobre del 2025, tra i film più visti in Italia ce n'è uno del 1971, uno del 1997, uno del 2001 e uno del 2009.