Hype ↓
01:35 sabato 19 luglio 2025
Massive Attack, Brian Eno, Fontaines D.C. e Kneecap hanno formato un’associazione per difendere gli artisti pro Palestina L'obiettivo è difenderli dalle minacce e dalle cause legali, soprattutto le band e i musicisti più giovani.
È morto lo scrittore di culto Gilberto Severini Nel 2011 era arrivato tra i finalisti allo Strega con il libro "A cosa servono gli amori infelici".
I due maggiori premi letterari giapponesi quest’anno non sono stati assegnati perché non c’erano romanzi abbastanza belli I prestigiosi premi Akutagawa e Naoki, da regolamento, hanno deciso di saltare l’annata perché nessun candidato meritava di essere premiato.
Adolescence è la serie più vista nel 2025 su Netflix, persino più di Squid Game La serie inglese domina la classifica dei contenuti originali più visti, confermandosi così l'evento televisivo dell'anno.
I meme e le fake news sul cold kiss-gate, la coppia di amanti beccata al concerto dei Coldplay, sono fuori controllo Andy Byron e Kristin Cabot, loro malgrado, sono diventati la coppia più famosa di tutta internet.
In Giappone hanno organizzato un torneo di Tekken 8 per gli anziani delle case di riposo Otto partecipanti, tra i 60 e i 90 anni, che hanno dimostrato inaspettato talento videoludico.
Zadie Smith farà il suo esordio da cantante nel nuovo album di Blood Orange Per ascoltarla dovremo aspettare il 29 agosto, data di uscita di Essex Honey.
L’Odissea di Nolan esce tra un anno ma la prevendita dei biglietti è già partita e ci sono anche i primi sold out Negli Usa e in Inghilterra le sale IMAX hanno finito i biglietti, a un anno esatto dall'uscita del film.

I moda-attivisti

Cronache dal weekend milanese delle sfilate maschili, lo stesso in cui la città ha scelto Beppe Sala come sindaco e la politica ha fatto capolino sulle passerelle.

21 Giugno 2016

Se al Pitti di quest’anno siamo finiti a discutere di magliette brutte e Parigi si prepara al debutto di Balenciaga uomo, le sfilate maschili di Milano sembravano destinate a un’edizione sottotono. Se non altro perché la città, nello stesso weekend, era impegnata a scegliere il suo prossimo sindaco, o forse perché chiedersi che stagione stiamo commentando ora come ora – è tempo di collezioni resort? Di collezioni di laurea? Di alta moda? – può essere una domanda trabocchetto. Le passerelle milanesi, invece, sono sembrate l’insolito ma azzeccato contraltare di una città che oggi in Italia colleziona diversi primati, non ultimo quello di aver respinto, seppur con difficoltà, la destra di Matteo Salvini e di aver condotto una campagna elettorale tutto sommato al di sopra delle aspettative. Poco prima del ballottaggio, in molti nella moda si sono mobilitati con endorsement pubblici a favore di Beppe Sala, uniti non tanto dal candidato o dal suo partito, quanto dalla necessità di non fermare quanto di buono era stato fatto in città fino a quel momento dalla pur contestata giunta di Giuliano Pisapia.

FASHION-SPRING-MEN-PRADA

La città ne è uscita quasi perfettamente divisa a metà, ma quella tipica compostezza mista a laboriosità milanese ringrazia: quantomeno, si riparte da lì e non si ricomincia tutto daccapo. Molto si è detto della Milano degli ultimi cinque anni, la città vetrina di Expo e del Salone del Mobile, delle avanguardie artistiche e della rinnovata, almeno nel board direzionale, Camera della moda, dei nuovi distretti del lusso e delle case occupate. Nel calendario internazionale delle sfilate, Milano è quella dove il vero business succede, o perlomeno così vuole la tradizionale distinzione che assegna a Londra la ricerca, a Parigi la creatività e a New York, beh, quello è un problema che non è ancora stato risolto (le celebrity, forse?). Parlando della Settimana della moda, lo abbiamo detto anche su queste pagine che Milano aveva bisogno di un calendario forte, di raccontarsi meglio, di supportare i marchi giovani e di avviare un dialogo con gli spazi pubblici e privati che possono ospitare gli eventi, più che di maxi schermi in piazza o iniziative “social”. E sebbene ancora moltissimo ci sia da fare, ad esempio con e per le scuole di moda, bisogna ammettere che queste ultime stagioni ci hanno regalato qualche soddisfazione.

FASHION-SPRING-MEN-PRADA

Le difficoltà sul mercato non impediscono a Miuccia Prada di essere Miuccia Prada, e di mandare in passerella l’ennesima collezione che è allo stesso tempo racconto di se stessa e di noi, che la ammiriamo prendere la giacca a vento e trasformarla in mantelli da supereroe dell’outdoor, feticcio ultimo dell’uomo fissato con la pesca d’altura, che di fatto non pesca nulla di commestibile. Alessandro Michele e Gucci hanno contribuito non poco al ritorno dell’attenzione su Milano, distribuendo nel mondo mocassini col pelo (anche senza pelo, eventualmente) e completi fiorati da gentiluomo esploratore, portando in prima fila Jared Leto e Olly Alexander degli Years & Years, compostamente seduti accanto all’Alessandro Borghi di Suburra e Non essere cattivo, ripresi da un incontenibile Ryan McGinley su Snapchat. Il che non è mica semplice come sembra: significa costruire una strategia – digitale ma non solo – attorno a un prodotto che vende per davvero e racconta un’identità, sfruttando tutte le carte a propria disposizione, dal libro fotografico d’autore alla popolarità del prossimo Joker.

FASHION-SPRING-MEN-GUCCI

Ci sono stati ospiti degni di nota, molto più della sfilata stessa, come il mai troppo lodato Mikki Blanco da Marcelo Burlon e omaggi sinceri alla strage di Orlando, come la passeggiata in zatteroni multicolor dei modelli e degli stessi Dean e Dan da Dsquared2. Sabato 25 giugno a Milano ci sarà il Pride e sebbene si preannunci il primo vero caldo di questo giugno bizzarro, si spera comunque di vedere per le strade la folla che la città è solita sfoderare per l’occasione. Ci sono state sfilate che hanno beneficiato di un casting allegro e variegato di modelli non professionisti, come nel caso di Etro, e altre dove si è pensato bene di organizzare un flashmob della prima fila, al suono di “The Bomb” di The Bucketheads: lo hanno fatto i ragazzi di Sunnei, che alla fine hanno convinto anche Luke Leitch di Vogue.com con il loro «giovane sportswear di lusso» e quelli di Highsnobiety, che li hanno definiti «una boccata di aria fresca».

Damir Doma Macao 2

E poi c’è stato Damir Doma da Macao, probabilmente la cosa più interessante vista a questo giro. Intanto, inutile nasconderlo, per la location: che a Viale Molise qualcuno volesse organizzarci qualcosa di collegato alla moda si mormorava da tempo, e già in molti avevano iniziato a storcere il naso. Insomma, una sfilata in un centro sociale? A Macao invece si sono dimostrati più lungimiranti e, ospitando la bella collezione del designer di origini croate, che sembrava uscita dalla Zion di Matrix, si sono impegnati per raccogliere fondi a sostegno dell’opposizione al governo Erdogan in Turchia.

Il ricavato verrà consegnato il prossimo 26 giugno in occasione della giornata di solidarietà con le vittime di Isis, organizzata a Macao dalla comunità curda milanese, a cui sarà presente Figen Yüksekdağ, giornalista e CoPresidentessa dell’HDP, ovvero il Partito democratico del popolo, che rappresenta la minoranza curda. Una necessaria nota a margine: Damir Doma non è un designer “corporate”, anzi è proprio di nicchia, e sebbene per l’occasione sia entrato a Macao Bryan Boy con il cappellino alla marinara di Prada, non c’è stato molto altro per cui sentirsi oltraggiati. Se operazioni come questa possono servire allora ad abbattere muri di insofferenza culturale e pericolosi rannicchiamenti sulle proverbiali torri d’avorio, ben vengano gli scandali e le polemiche, rigorosamente via Facebook. E se qualcuno poi ci legge delle contraddizioni, è perché non vive a Milano, dove, che piaccia o meno, queste cose sono possibili.

In testata: Backstage della sfilata di Damir Doma negli spazi della Ex Borsa del Macello di Viale Molise 68, sede del collettivo di Macao. Credits: Damir Doma. Nel testo: foto 1 e 2 Due modelli durante la sfilata di Prada. Credits: Giuseppe Cacace/AFP/Getty Images. Foto 3 Un modello sulla passerella di Gucci. Credits: Filippo Monteforte/AFP/Getty Images. Foto 4: il finale della sfilata di Damir Doma. Credits: Damir Doma.
Articoli Suggeriti
Good Bye, Demna!

L’ultima sfilata Couture di Balenciaga segna – questa volta in maniera definitiva – la fine dell’era Demna. Dieci anni in cui il Direttore creativo georgiano ha scritto la sua parte di storia della moda.

Com’è fatta una borsa di Prada

Lo racconta la nuova Duffel Bag, il classico borsone da viaggio reinterpretato, il cui prototipo è sviluppato nella sede di Valvigna, in Toscana, la fabbrica-giardino immaginata dall’architetto Guido Canali che custodisce anche gli archivi del marchio.

Leggi anche ↓
Good Bye, Demna!

L’ultima sfilata Couture di Balenciaga segna – questa volta in maniera definitiva – la fine dell’era Demna. Dieci anni in cui il Direttore creativo georgiano ha scritto la sua parte di storia della moda.

Com’è fatta una borsa di Prada

Lo racconta la nuova Duffel Bag, il classico borsone da viaggio reinterpretato, il cui prototipo è sviluppato nella sede di Valvigna, in Toscana, la fabbrica-giardino immaginata dall’architetto Guido Canali che custodisce anche gli archivi del marchio.

C’è una nuova collezione firmata Giorgio Armani e Kith

È il secondo capitolo della collaborazione tra i due marchi, lanciata lo scorso settembre con una collezione maschile il cui testimonial d'eccezione era Martin Scorsese. Ora, per la prima volta, comprende anche una collezione donna.

In palestra con Jordanluca

Intervista con i fondatori del brand che ha scelto di saltare l’ultimo giro delle sfilate maschili e realizzare un video (e una collezione) che parla di rapporto con il corpo e del potere terapeutico dell’allenamento. Una scelta che ha che fare con l’essere indipendenti e, seppur con molte difficoltà, liberi.

La campagna per la borsa Valentino Garavani Viva Superstar sembra tratta da un film

Interamente in bianco e nero, è ispirata alla scena artistica degli anni Settanta ed è stata ideata dal Direttore Creativo Alessandro Michele e fotografata da Drew Vickers.

La prima volta di Jonathan Anderson da Dior è andata bene

Dopo le riuscite campagne di marketing dell’ultimo settimana, lo stilista nordirlandese ha fatto il suo debutto da Direttore creativo con una collezione che setta l’inizio del nuovo corso alla sua maniera.