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La prima serie tv tratta dal Signore delle mosche l’ha realizzata Jack Thorne, il creatore di Adolescence Con la consulenza degli eredi di William Golding, per garantire la massima fedeltà della serie, prodotta da Bbc, ai temi e alle atmosfere del romanzo.
Il figlio del fondatore di Mango sarebbe sospettato nell’indagine sulla morte del padre Lo riportano i quotidiani El Pais e La Vanguardia: la polizia starebbe verificando delle supposte incongruenze nelle dichiarazioni di Jonathan Andic relative alle circostanze della morte del padre Isak.
È morta Sofia Corradi, la donna che ha inventato l’Erasmus “per colpa” della burocrazia italiana Aveva 91 anni e l'idea dell'Erasmus le venne quando in Italia non le furono riconosciuti degli esami universitari fatti negli Usa.
Persino la ministra della Cultura francese ha ammesso che i ladri che hanno rubato i gioielli dal Louvre sono stati «molto professionali» Una sconsolata Rachida Dati ha dovuto ammettere che i ladri hanno agito con calma, senza violenza e dimostrandosi molto esperti.
Gli addetti stampa della Casa Bianca hanno risposto «tua madre» a una normalissima domanda di un giornalista durante una conferenza stampa Una domanda sul vertice tra Trump, Putin e Zelensky a Budapest, che Karoline Leavitt e Stephen Cheung hanno preso molto male, a quanto pare.
Hollywood non riesce a capire se Una battaglia dopo l’altra è un flop o un successo Il film di Anderson sta incassando molto più del previsto, ma per il produttore Warner Bros. resterà una perdita di 100 milioni di dollari. 
La Corte di giustizia europea ha stabilito che gli animali sono bagagli e quindi può capitare che le compagnie aeree li perdano Il risarcimento per il loro smarrimento è quindi lo stesso di quello per una valigia, dice una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione Europea.
È uscito il memoir postumo di Virginia Giuffre, la principale accusatrice di Jeffrey Epstein Si intitola Nobody’s Girl e racconta tutti gli abusi e le violenze subiti da Giuffré per mano di Epstein e dei suoi "clienti".

Crescere in diretta sui social e su Youtube

Un documentario racconta la vita quotidiana di due youtuber di 9 e 12 anni (e dei loro genitori), descrivendo la provincia di Napoli con uno sguardo nuovo.

11 Luglio 2019

Quando decide di seguire la sua “vocazione”, lo youtuber si condanna a una quotidianità sdoppiata: da una parte c’è quello che vive nella realtà, dall’altra quello che vive in reazione alle reazioni degli sconosciuti che lo seguono. Il suo obiettivo, se ha successo, sarà quello di conservare e ottimizzare quello che spesso, all’inizio, è venuto spontaneo, e a quel punto ri-calibrare la propria immagine in continuazione, in base ai feedback (rimanere se stessi o “fregarsene del giudizio altrui”: sono anche questi modi per mantenere le promesse fatte all’inizio, nuove modalità di obbedire all’esercito dei follower).

Ogni influencer di successo dovrà presto abituarsi alla presenza degli haters («più cresciamo, più gli invidiosi ci sono», «è inutile abbattersi per persone inutili», dice la youtuber dodicenne Marghe). A scatenare la rabbia è spesso un quesito suscitato dalla natura di queste “nuove” professioni: se un attore sa recitare, e una pop star sa ballare e cantare, cosa sanno fare questi individui? Tante cose, in realtà. Attrarre. Intrattenere. Coinvolgere. Incuriosire. Irritare. Ma soprattutto accettare – o meglio, desiderare – di darsi in pasto, con dedizione e costanza. E alla fine influenzare e direzionare le scelte della gente. Non è un lavoro facile. Eppure, spesso, ancora oggi, restiamo sconcertati davanti all’oscuro meccanismo che trasforma persone “comuni” in persone di successo. Il documentario Marghe e Giulia – Crescere in diretta, prodotto da Somewhere studio in collaborazione con Sky, con la regia di Alberto Gottardo e Francesca Sironi, racconta questo fenomeno da un punto di vista nuovo – quello di due youtuber giovanissime – ricordandoci tutti i motivi per cui ancora facciamo così fatica a capirlo.

Marghe e Giulia andrà in onda su Sky Atlantic domenica 14 luglio alle 21.15 (e su Sky TG24, disponibile al canale 50) per il ciclo Il racconto del reale, l’appuntamento settimanale di Sky che attraverso la forma del documentario tenta di raccontare il presente in tutte le sue sfaccettature. Il film racconta la quotidianità di due youtuber di 9 e 12 anni che vivono a Giugliano, in provincia di Napoli, e della loro famiglia. Il loro canale, “Marghe e Giulia Kawaii” è seguito da 300mila persone (su Instagram hanno 163mila follower). I video – girati quasi sempre dal padre – hanno milioni di visualizzazioni: Marghe e Giulia aprono giocattoli e organizzano sfide, aggiungendo live e vlog in cui si raccontano in diretta. In poco più di due anni hanno caricato oltre 700 contenuti, risposto a migliaia e migliaia di messaggi. Quando camminano per strada vengono spesso riconosciute dalle loro coetanee, con le quali si fermano per il tempo di una foto: («Cacciate la lingua» ordina Marghe a tutte quante, loro obbediscono). Sulle info del canale Youtube si legge: «nuovi video lun-merc-ven-sab-dom alle ore 13:00».

Cosa significa diventare youtuber da bambine? E cosa significa essere i genitori di due youtuber bambine, e quindi sfruttare questo nuovo modello di successo, nel quale realtà privata e riconoscimento pubblico, ricordi e contenuti condivisi si sovrappongono continuamente? Da dicembre 2017, per un anno, i registi sono andati a trovare la famiglia ogni mese: «Raccontare Marghe e Giulia significava per noi chiederci cosa vuol dire essere bambine dentro la potenza e i limiti dei social network visti e vissuti dal lato dei protagonisti, diventare grandi proiettando i propri successi e fallimenti nelle reazioni immediate dell’online». Com’è condividere la propria infanzia con il pubblico? Cosa proveranno Marghe e Giulia da grandi, riguardando i loro video? C’è un limite di età per diventare youtuber o influencer?

I due registi, Gottardo e Sironi, avevano già lavorato insieme in Follow the Paintings, un documentario d’inchiesta sul mercato dell’arte e gli investimenti opachi di mafiosi e criminali (uscito nel 2016). Come anche in Marghe e Giulia, la colonna sonora del film era firmata Iosonouncane. Entrambi i documentari sono caratterizzati da una fotografia molto curata: composta, equilibrata, capace di valorizzare paesaggi e scene familiari attraverso luci e composizioni pacate. Lo sguardo sofisticato della telecamera dei registi stride con quello amatoriale e bambinesco dei video di Marghe e Giulia, e ancora di più con gli interni della loro casa e i luoghi in cui si svolgono le scene esterne (il Mc Donald’s, il centro commerciale, il bazar cinese) e pone una serie di questioni sul ruolo dell’autenticità e dello status sociale nel successo delle due bambine. Un esempio: nel traballante “Apertura regali natale: Marghe piange a dirotto per 5 minuti”, la più grande delle sorelle – star indiscussa della coppia, all’epoca di questo video aveva 10 anni – scoppia in lacrime dopo aver scartato il suo regalo di Natale, un iPhone X, e continua a piangere a lungo. La separazione imposta dallo sguardo ricercato dei registi ci permette di entrare nella vita di Marghe e Giulia mantenendoci distaccati, all’esterno: una distanza che rende il documentario ancora più intenso, ipnotico e, in certi punti, quasi doloroso, rendendo difficile empatizzare con le bambine e soprattutto con i loro genitori, datori di lavoro soffocanti e affettuosi che sembrano dedicare tutto il loro tempo libero alla carriera delle figlie, che fanno i compiti davanti ai loro stessi video che scorrono sulla tv del salotto.

Proprio quest’anno è uscito al cinema Selfie di Agostino Ferrente, un documentario in cui lo stile autentico dei video di Marghe e Giulia diventa la modalità stessa in cui la storia viene riportata. Anche qui ci troviamo in zona Napoli, ma questa volta in città, nel Rione Traiano. Partendo dal caso di Davide, un ragazzo di sedici anni morto nel 2014 dopo essere stato colpito per sbaglio da un carabiniere (non aveva mai avuto alcun problema con la giustizia: aveva smesso di andare a scuola e sognava di fare il calciatore), Ferrente ha chiesto a due amici di 16 anni che vivono nel Rione Traiano di raccontare la loro vita da soli, filmandosi con la telecamera del cellulare. «Quando mi è stato proposto di girare un altro documentario», ha spiegato il regista (il precedente, Le cose belle, raccontava quattro vite nella Napoli del 1999 e tornava a riprenderle 10 anni dopo, nel 2009), «ho accettato a patto che me lo facessero fare come dicevo io: da tempo ero interessato all’autorappresentazione, che poi negli anni è esplosa». Pensando a Napoli e al rapporto realtà/finzione viene da pensare a Reality di Matteo Garrone, film bellissimo e angosciantissimo del 2012 ispirato alla storia vera del cognato del regista, un pescivendolo che sognava di sfondare nel mondo dello spettacolo grazie al Grande Fratello. Sembra una storia di un secolo fa. Adesso le telecamere le abbiamo tutti, le abbiamo in mano, e ce le puntiamo addosso da soli: il grande fratello, ormai, siamo noi.

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