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Il pentolone cosmico di Manuel Göttsching

Ieri è arrivata la notizia della morte, avvenuta il 4 dicembre, di Manuel Göttsching, negli anni '70 fondatore degli Ash Ra Tempel e padre del krautrock, che ha anticipato la musica dei cinquant'anni successivi.

di Federico Sardo

È stata diffusa ieri la notizia della morte, a settant’anni, di Manuel Göttsching, avvenuta il 4 dicembre. Il suo nome, degno di un altare votivo nelle case degli appassionati di krautrock, elettronica minimalista e psichedelismi assortiti, non dirà moltissimo al grande pubblico, ma è impossibile sovrastimare la sua importanza nello sviluppo di musiche ancora oggi popolarissime come house e techno. Uno che non è nuovo a giudizi abbastanza apodittici come Simon Reynolds ha definito il krautrock “the ultimate music” e, per quanto ogni classifica possa essere discutibile, ci sono buone ragioni per essere d’accordo con questa presa di posizione.

È un dato di fatto che i fricchettoni figli della generazione protagonista del nazismo e della Seconda guerra mondiale, desiderosi di evadere da un passato così buio per viaggiare verso le praterie cosmiche, hanno realizzato musica tra la più originale e fuori dagli schemi che si sia sentita nel Novecento. Mescolando le intuizioni dei compositori di avanguardia come Stockhausen al rock psichedelico americano, gruppi come Kraftwerk, Can, Popol Vuh, Tangerine Dream, Faust, Cluster e Harmonia, aggiungendo enormi dosi di libertà e di fuoco al prog e flirtando con l’elettronica, il free jazz e la world music, hanno sciolto definitivamente le briglie al rock, conferendogli una libertà mai sentita né prima né dopo. Il più importante tra i nomi non ancora citati di questa rivoluzione è quello degli Ash-Ra Tempel, fondati appunto da Göttsching, chitarrista all’epoca neanche ventenne, la sua creatura più importante, con cui sarà identificato per tutta la vita.

Il gruppo appartiene alla scuola berlinese del krautrock (nome con cui il rock tedesco è noto in tutto il mondo, popolarizzato anche dal fondamentale Krautrocksampler scritto da Julian Cope, ma che comprensibilmente i tedeschi non hanno mai molto apprezzato, e che viene progressivamente utilizzato sempre di meno, in favore di espressioni come musica cosmica tedesca), quella più legata a sonorità rarefatte ed elettroniche, anticipatrici dell’ambient e influenzate dal minimalismo di Reich e Riley, incarnata anche da Klaus Schulze (che ha fatto parte della prima formazione degli Ash Ra Tempel e che spesso si è trovato a suonare con Göttsching) e dai Tangerine Dream.

Gli Ash Ra Tempel esordiscono nel 1971 già con un mezzo capolavoro. Il disco, omonimo, è costituito da due soli lunghissimi brani, uno per facciata: una furiosa cavalcata di free rock lascia progressivamente spazio alla più rarefatta delle psichedelie, tra riverberi e atmosfere mai sentite prima. Il secondo lato si intitola “Traummaschine”, macchina dei sogni, ed è un indicatore significativo del mondo da cui sembrano uscire queste musiche. L’anno successivo è la volta di Schwingungen: tre pezzi, questa volta senza Klaus Schulze ai synth, che ha intrapreso la sua splendida carriera solista, ma con la voce di John L. (vero nome Manfred Fuchs). Il disco è, se possibile, ancora più matto, vario, paranoide e drogato; c’è anche un sax maltrattato senza pietà, e spesso sembrano fare capolino suggestioni da un post-punk ancora ben al di là da venire, visto che siamo molto in anticipo sul punk.

Il lavoro successivo della band, Seven Up, li vede insieme nientemeno che a Timothy Leary, il guru dell’Lsd, che presta la voce e testi decisamente immaginifici. La formula è quella consolidata: un primo lato di fuoco seguito da un secondo lato sognante e di atmosfera. Non sarà il loro lavoro migliore ma c’è poco di cui lamentarsi. La formula è la stessa che verrà seguita anche nel successivo Join Inn, forse in modo un po’ più prevedibile e meno selvaggio che nei lavori precedenti, ma anche con una qualità della registrazione decisamente migliore.

Il successivo Starring Rosi (1973) vede alla voce Rosi Müller, fidanzata di Göttsching, ed è un disco molto sottovalutato. È indubbiamente qualcosa di molto diverso da ciò che ci aveva regalato fino a quel momento uno dei gruppi più estremi ad aver mai inciso dei suoni nei solchi di vinile: i pezzi sono più brevi, la produzione più canonica, non ci sono momenti che farebbero spaventare particolarmente i vostri amici o spegnere lo stereo a vostra madre, ma è pur sempre un ottimo disco di canzoni, con un’ottima produzione e sonorità e soluzioni originali, che farebbero gridare al miracolo se adottate da una qualunque rock band contemporanea.

È anche l’ultimo disco a nome Ash Ra Tempel, perché il successivo Inventions for Electric Guitar esce a firma Manuel Göttsching. Se pure è un disco meno importante di E2-E4, del quale parleremo più avanti e che probabilmente è il disco che consegnerà Göttsching alla storia della musica, è forse, a mio gusto personale, il più bello che abbia mai realizzato. Si tratta fondamentalmente di spirali di suono in loop, realizzate con la chitarra elettrica e i suoi effetti. Né più né meno. Eppure, per quanto mi riguarda, ogni ascolto non manca di lasciarmi a bocca aperta. La magia della musica scatta quando questa riesce ad andare oltre un certo limite, quando supera quello che ti aspetti, quello che hai già sentito, quando pensi che non potrà che fermarsi su una certa soglia e invece finisce per sorprenderti, oltrepassandola. Questo disco lo fa in continuazione. È intriso di sonorità meravigliose e di idee geniali e non so cosa si possa chiedere di più a 45 minuti di pura beatitudine sonora.

Ma la carriera di Göttsching è ancora ben lontana dalla fine, e nel 1977 dà vita a un nuovo progetto, gli Ashra, anche se per i primi due dischi si tratta sempre di lui soltanto. La differenza rispetto alla sua band precedente è quella di una direzione decisamente più elettronica. Il progetto ha goduto di meno favori da parte della critica rispetto ad altre avventure del chitarrista tedesco, ma negli ultimi anni lo stato di culto ha finalmente e giustamente raggiunto anche dischi come New Age of Earth e Blackouts, il primo costruito soprattutto intorno all’elettronica e il secondo più chitarristico, ma entrambi ispirati alle lezioni dei vari Reich, Riley e Glass e al minimalismo, alla ripetizione in grado di indurre trance, di cui Göttsching a questo punto della sua carriera si è definitivamente innamorato.

Ed è all’insegna del minimalismo che nasce anche il brano, un’unica session di improvvisazione per sintetizzatore, percussioni e chitarra – realizzata per avere qualcosa da ascoltare il giorno dopo in un viaggio aereo – che farà entrare Göttsching nella leggenda. È il 12 dicembre del 1981, nel suo “Studio Roma”, a Berlino. La registrazione resta poi nel cassetto per quasi tre anni, dopo di che viene fatta ascoltare a Richard Branson, che se ne innamora. Ma Göttsching teme che ormai la Virgin sia diventata troppo grande per un lavoro del genere, che non avrebbe ricevuto la giusta attenzione. Lo pubblicherà Klaus Schulze sulla sua Inteam, in sole mille copie.

L’imponderabile accade quando Larry Levan, il dj che al numero 84 di King Street a New York sta facendo la storia con le sue serate al Paradise Garage, dando vita a un movimento e a un nuovo genere musicale, la house, incomincia a suonarla. E2-E4, che prende il nome, la copertina e i titoli delle sezioni in cui la session è divisa nominalmente dalle mosse degli scacchi, infatti, si rivela un successo sul dancefloor. Quello che un tedesco ormai trentenne ha realizzato come poco più di un divertimento apre le porte a un nuovo modo di intendere la musica elettronica, la ripetizione, il minimalismo: non più solo sperimentazione più o meno accademica, ma edonistica valvola di sfogo e carnalità, anche per una comunità black e queer che sta a un oceano di distanza. Tutto a partire da ossessività e minimalismo kraut-ambient, per abbracciare un suono caldo e avvolgente, che conduce all’estasi.

Il pezzo man mano entra nella storia, l’incontro tra la freddezza dell’elettronica e il calore umano va a formare le basi concettuali di house e techno, viene suonato e remixato dai dj più importanti del mondo, da Derrick May a Carl Craig, e trova ancora maggiore popolarità grazie agli italiani Sueño Latino, che lo campionano (autorizzati) nel 1989 per un classico omonimo che raggiungerà i primi posti della classifica in molti Paesi europei. Andando a chiudere il grande cerchio che collega la Germania e Detroit, la Basic Channel di Moritz von Oswald e Mark Ernestus pubblicherà nel 1995 un “e2e4 Basic Reshape” del remix del pezzo realizzato a sua volta da Carl Craig. (Del resto verrebbe da aggiungere che in Schwingungen degli Ash Ra Tempel e nel suo sax già si poteva sentire l’influenza degli Stooges, la più detroitiana delle rock band).

Si potrebbe anche chiudere qui, se non fosse che Göttsching, oltre che sui tanti capolavori realizzati a suo nome o con quello delle sue band, ha suonato su un’altra manciata di dischi che sarebbe un peccato non citare. I primi sono quelli dei corrieri cosmici: i Cosmic Jokers sono una band che non è mai esistita, ma sono il supergruppo più incredibile della storia kraut. La leggenda vuole che il famigerato Rolf-Ulrich Kaiser, fondatore della Ohr e della Cosmic Couriers e in quanto tale il più importante discografico della scena, abbia infatti registrato di nascosto le session che Göttsching, Schulze, Jürgen Dollase, Harald Grosskopf e Dieter Dierks registravano sotto l’effetto di varie sostanze nello studio di quest’ultimo. Sono in seguito state pubblicate su vari dischi, con infinite diatribe legali, ma almeno il primo, soprattutto (l’omonimo Cosmic Jokers), e anche il seguente Galactic Supermarket sono assolutamente da non perdere.

Da ultimo, c’è un altro disco, questa volta realizzato regolarmente, che vede coinvolti più o meno gli stessi nomi, a sonorizzare una serie di tarocchi realizzati dall’artista Walter Wegmüller, che pure “canta” (a modo suo) nel disco. L’album si intitola Tarot e per raccontarvelo ci affidiamo alle parole di Julian Cope: «Questo grandioso doppio Lp ingloba tutto ciò che è possibile a un disco rock’n’roll, e dimostra che la forza più grande del krautrock fu la sua capacità di consumare tutta la musica angloamericana e di rigurgitarla come se i Mothers [of Invention, il gruppo di Frank Zappa, ndr], i Velvet, i Doors, gli Stones, i Fugs, il free-rock e il free-jazz detroitiani e lo sperimentalismo tedesco potessero essere contenuti nello stesso grande pentolone cosmico». Il disco, rarissimo, per anni un sacro graal dei collezionisti di tutto il mondo, è stato anche da poco ristampato.

È stata diffusa ieri la notizia della morte, a settant’anni, di Manuel Göttsching, avvenuta il 4 dicembre, ma di musica con cui viaggiare per sempre nello spazio ne ha lasciata tanta.