Attualità

Unioni civili, un anno dopo

Nel primo anniversario dell'entrata in vigore della legge Cirinnà, abbiamo chiesto a due coppie che si sono "unite" di raccontarci cos'è cambiato.

di Davide Piacenza

Un anno fa, il 5 giugno 2016, entrava ufficialmente in vigore la “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”, quella nota al grande pubblico come legge Cirinnà sulle unioni civili. Il dibattito politico e mediatico intorno all’iter della legge è stato sviscerato con surplus di particolari prima, durante e dopo l’approvazione, ma un’attenzione di gran lunga minore è stata dedicata ai protagonisti di questo cambiamento: le persone che hanno fatto ricorso al provvedimento per costituire una nuova famiglia. Ne abbiamo intervistate quattro: Luca Paladini e Luca Caputa, e Lorenzo Illotta e Luca Trioschi. Luca e Luca si sono uniti lo scorso marzo a Milano, mentre Lorenzo e Luca soltanto qualche giorno fa a Cesena.

 

ⓢ Pensando alla legge 76/2016, com’è nota negli albi ufficiali, la mia sensazione epidermica è che si tratti di una vicenda già lontana nel tempo, come se una strana distorsione temporale avesse allungato infinitamente questi 365 giorni. Per te com’è stato questo periodo, e cosa ricordi dei giorni che l’hanno preceduto, quelli decisivi per l’approvazione e l’entrata in vigore della legge?

Luca Paladini: Ho un ricordo nitido dei giorni precedenti, avendoli vissuti da parte coinvolta: li ho seguiti con attenzione, e ricordo la qualità pessima di un dibattito politico, specie al Senato (tra strafalcioni e richiami alla Bibbia), che non raccontava la vita delle persone. Ho vissuto intensamente quelle ore tanto a livello personale quanto a livello pubblico, da fondatore dei Sentinelli di Milano: qualche giorno prima dell’approvazione abbiamo organizzato un manifestazione in piazza Duomo, la prima di questo tipo in quel luogo, portando più di 10 mila persone a manifestare perché la legge Cirinnà non subisse scivolamenti al ribasso. Anche per me e per il mio mondo di riferimento, diciamo, quella legge è già consolidata, vecchia in un certo senso: all’inizio andare alle unioni civili era una cosa da marziano, oggi è semplicemente normale.

Luca Trioschi: Grazie a questa legge – che sembra molto lontana, sì – finalmente siamo riusciti a celebrare la nostra unione. Ricordo di essere stato scettico sia sull’approvazione della legge che sull’accettazione sociale del provvedimento: purtroppo viviamo in una società ancora molto “machista” e poco incline ad accettare questo tipo di rapporti. Ricordo la mia rabbia e il timore dei giorni antecedenti l’approvazione, e la speculazione partitica su voti e poltrone che ha reso la Cirinnà una specie di moneta di scambio.

Lorenzo Illotta: A dire il vero non ho vissuto “in prima linea” quel momento, eccezion fatta per l’adesione a una manifestazione in piazza qui a Cesena. Credo nei diritti di ogni singolo individuo e nel mio piccolo cerco di far sì che questi diritti vengano difesi, ma per il lavoro che svolgo – faccio il ristoratore – il mio piccolo è davvero molto piccolo.

Luca Caputa: È stato un anno importante in cui nella mia vita molte cose sono cambiate, e in meglio. Ricordo ancora perfettamente i giorni che hanno preceduto l’approvazione della legge: giorni lunghissimi, faticosi, giorni in cui ho visto la mia vita, il mio amore in ostaggio di un’infinita trattativa tra partiti politici. Dopo uno degli innumerevoli rinvii ricordo di aver guardato negli occhi Luca e di avergli detto «ma perché non ce ne andiamo da questo Paese?». Ricordo l’impegno e le energie spese per organizzare con I sentinelli di Milano il flash mob in piazza del Duomo in cui chiedevamo, sfiniti, che le stepchild adoption non venissero stralciate dal ddl Cirinnà. Purtroppo l’aver portato 10 mila persone in un luogo simbolo di Milano non è bastato a ottenere il minimo di quel che un Paese civile meritava di avere.

A Polish wave a rainbow flag as he takes

ⓢ In che data ti sei sposato, e qual è l’immagine che associ a quel giorno? Era qualcosa che ti immaginavi così com’è effettivamente avvenuto, o in qualche modo è stato inaspettato, diverso?

Luca Paladini: Ci siamo uniti civilmente (faccio attenzione a non dire “sposati”) il 4 marzo, non per Lucio Dalla ma perché il 1 marzo festeggiavamo i nostri 10 anni di storia. L’immagine, beh: che piangevano tutti tranne noi due, c’era molta commozione ma noi eravamo concentrati e non ci siamo concessi troppe emozioni. L’abbiamo vissuto come un momento di festa condiviso con quella parte pubblica in cui siamo coinvolti: è stata una festa militante.

Luca Trioschi: Molto recentemente, il 3 giugno scorso. È stato un sogno che si è avverato, realizzandosi nel migliore dei modi. L’immagine che non dimenticherò è la celebrazione nel parco della villa comunale, e l’assessore del Comune visibilmente emozionato per noi.

Lorenzo Illotta: L’immagine di 200 persone che ti circondano mentre pronunci una promessa è molto emozionante, ma il momento più bello è stato quando il nipotino del mio compagno si è avvicinato al nostro tavolo chiedendomi: «Ora che vi siete sposati» – non ha detto “uniti” – «posso chiamarti zio?».

Luca Caputa: Io e Luca ci siamo uniti il 4 marzo di quest’anno. È stato il giorno più bello della mia vita, avevamo vicino tutte le persone più importanti: c’erano le nostre famiglie, gli amici e i compagni di battaglie con cui ho calcato le piazze negli ultimi anni. Ricordo la nostra e la loro gioia di esserci, una gioia davvero sentita e condivisa. In molti ci fanno confidato di essersi emozionati e divertiti come mai a un matrimonio prima del nostro. È stato un giorno di festa e di riconoscimento, insieme.

 

ⓢ In un articolo apparso su Repubblica il mese scorso e molto criticato, Liana Milella commentava i dati delle 2800 unioni civili celebrate in Italia dall’approvazione della nuova legge, scrivendo: «Decisamente un flop». Al di là dell’obiezione più immediata – cioè che, com’è ovvio, un diritto non deve “fare grandi numeri” per essere legittimo – cos’è cambiato da allora nella tua vita e in quelle dei tuoi amici e conoscenti? Insomma, perché non è stato «un flop»?

Luca Paladini: È successo un episodio simbolico che vale la pena raccontare: conosco Oriana Liso, di Repubblica Milano, che mi ha chiesto di poter mandare telecamere del giornale alla nostra unione civile; pur titubanti alla fine abbiamo detto di sì, poi il video è finito in giro e mi è successo che nella mia via mi abbiano fermato per farmi le congratulazioni. I cambiamenti non sono stati avvertiti tanto nel mio giro di affetto e amicizie, quanto al di fuori.

Luca Trioschi: Credo sia troppo presto per tirare questo tipo di conclusioni, primo perché i dati non sono effettivamente aggiornati, dato che molti comuni d’Italia lavorano ancora con registri non elettronici, ma soprattutto perché l’entrata in vigore della legge non toglie che molte coppie non sono ancora pronte per il grande passo: c’è la società che ci circonda, e ci sono spesso aspetti familiari che rendono difficili queste decisioni.

Lorenzo Illotta: Quando abbiamo capito che ogni singolo invitato sarebbe stato presente alla nostra unione ci siamo un po’ stupiti. Non sto parlando degli amici, ma dei parenti: anche quelli più lontani si sono presentati, molti con i loro figli più piccoli. Tutte queste persone hanno potuto assistere a una cerimonia nuova ma ufficiale, oserei dire inviolabile, che offre a questi bambini la possibilità di crescere senza pregiudizi.

Luca Caputa: Fosse anche per una sola persona, legare un diritto a una cifra è la cosa più stupida e ingenua si possa fare. Non vivo più in uno Stato in cui ho solo doveri, ma anche dei diritti. Non vivo più in uno Stato in cui sono invisibile e la mia storia d’amore chiusa solo fra le quatto mura di casa. Ho visto i miei amici Giancarlo e Dante dirsi “sì” dopo 37 anni di vita insieme. Per me e Luca, e per tutte le coppie che in questo anno si sono unite, la vita è cambiata.

 

ⓢ Forse uno degli effetti più importanti ottenuti dalla Cirinnà è aver dimostrato che, per usare una formula proverbiale, un altro mondo era possibile. Hai avuto esperienza di persone inizialmente scettiche o contrarie al provvedimento che si sono ravvedute in un secondo momento, magari scoprendo che le tanto temute unioni non hanno causato la scomparsa della famiglia tradizionale, eccetera?

Luca Paladini: Non mi è successo, però mi sento di dire che sicuramente in generale questo shift è avvenuto. Soprattutto a Milano ci sono state tante unioni, io stesso ho partecipato a molte, e ho visto platee con visi che non avrei mai immaginato di vedere, persone molto anziane, o magari provenienti da paesini del sud, persone che non ti aspetteresti di vedere in quei contesti.

Luca Trioschi:  Sì, anche se devo dire che la sorpresa più grande per noi è stato essere circondati da persone splendide durante il nostro matrimonio. Siamo riusciti a riunire tanti tanti mondi e nazionalità diverse, rendendo normale ciò che per sua natura è stato giocoforza speciale.

Lorenzo Illotta: Nessuno dei miei amici o parenti ha dimostrato scetticismo, per fortuna.

Luca Caputa: Inizialmente io stesso ero scettico verso questa legge: è vecchia di vent’anni e non calibra appieno il principio di uguaglianza a fondamento della nostra Carta costituzionale. Lo stralcio delle stepchild adoption poi è stato un colpo basso, perché lascia nell’ombra e senza tutele molte famiglie, le famiglie arcobaleno. La strada da fare è ancora lunga.
Per fortuna non conosco direttamente persone che non erano favorevoli alle unioni gay, ma posso solo registrare un consenso sempre maggiore sul tema, con sempre meno integralisti che non vogliono riconoscimenti per gli omosessuali. Una legge fa sempre cultura, aiuta a educare e ad avere meno paura di qualcosa e qualcuno.

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ⓢ Non so se tutte le famiglie felici si somigliano davvero, e ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo, ma sperando che apparteniate al primo caso, ditemi comunque un grande pregio e un grande difetto della persona a cui avete scelto di unirvi (no colpi bassi, mi raccomando).

Luca Paladini: Quando litighiamo lui mi tiene dei musi infiniti, cosa che di solito poi mi fa imbestialire. Sui pregi da elencare, ne avrei tanti: quello che apprezzo di Luca è la sua capacità di essere una persona curiosa, che non si accontenta ma vuole saperne di più. Ed è una persona che sa essere umile.

Luca Trioschi: Pregio: avermi insegnato ogni giorno a vivere la mia personalità e i nostri sentimenti alla luce del giorno, a non nascondermi più; difetto: volermi ancora insegnare come si fa il caffè, dopo dieci anni di convivenza.

Lorenzo Illotta: Il maggiore pregio è la voglia di stare insieme, di guardare sempre avanti, senza aver mai avuto un vero litigio. Il difetto? Sono così esigente che se ne avesse anche soltanto uno non starei con lui!

Luca Caputa: Apparteniamo al novero delle famiglie “felici”. Indicare un solo pregio di Luca è riduttivo: posso dire che il suo grande pregio è il concentrato di idee e passione con cui affronta la vita. Ha una carica incredibile. Non per nulla da una sua idea sono nati i Sentinelli di Milano, una realtà e un riferimento per le battaglie sulla laicità. Per indicarti il suo difetto più grande ti dico solo come ho memorizzato sul mio cellulare il numero di Luca: “Ansiolino”.

 

ⓢ Cosa dovrebbe fare ora l’Italia per continuare sul sentiero su cui si è incamminata un anno fa? E invece, volendo fare una previsione personale più realista, cosa pensi che farà da qui a 5 anni?

Luca Paladini: Dovrebbe approvare – non oggi, ma ieri – una legge seria sull’omotransfobia, ed è incredibile che quella attualmente in discussione (in una versione peraltro deficitaria) sia incagliata in parlamento per qualche veto cattolico: serve un provvedimento urgente che dia garanzie a persone che rischiano perché camminano mano nella mano per strada. Nel giro di 5 anni bisogna uniformare le famiglie in tutti gli aspetti, a partire dall’accesso omosessuale all’adozione. Se guardo il quadro politico sono pessimista, ma è anche vero che se dieci anni fa mi avessero detto che avrei potuto unirmi civilmente col mio compagno, probabilmente mi sarei fatto una risata.

Luca Trioschi: Bisognerebbe andare avanti nel percorso di queste riforme, riaprire il dibattito sulle adozioni per non lasciare incompiuto questo primo passo. E ci vorrebbero leggi più efficaci sull’omofobia, per continuare a proteggere diritti e doveri di tutti i cittadini italiani.

Lorenzo Illotta: Credo che si debba utilizzare lo stesso strumento che ha permesso agli italiani di parlare tutti la stessa lingua: la televisione. Ovvero si dovrebbero incentivare trasmissioni come Stato Civile su Rai3: abbiamo notato che nella nostra zona questa singola cosa ha permesso un notevole passo in avanti. Alla fine, credo che l’Italia si dedicherà alle solite tristi pubblicità progresso, o giù di lì: il resto lo faranno unioni come la nostra.

Luca Caputa: Serve una legge sull’omotransfobia, di cui in Italia oggi si muore ancora. Servono una legge sul matrimonio egualitario e una sulle adozioni per tutti: per gli etero, per gli omosessuali e per i single. Serve una legge sul fine vita. Serve attuare e rafforzare la legge 194. Un Paese che si vuole considerare civile deve intraprendere questo tipo di percorsi. Non nascondo che dubito fortemente che una di queste cose tra 5 anni possa essere scritta nero su bianco sulla Gazzetta Ufficiale.

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