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Kristin Cabot, la donna del cold kiss-gate, ha detto che per colpa di quel video non trova più lavoro e ha paura di uscire di casa Quel video al concerto dei Coldplay in cui la si vedeva insieme all'amante è stata l'inizio di un periodo di «puro orrore», ha detto al New York Times.
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LinkedIn ha lanciato una sua versione del Wrapped dedicata al lavoro ma non è stata accolta benissimo dagli utenti «Un rituale d'umiliazione», questo uno dei commenti di coloro che hanno ricevuto il LinkedIn Year in Review. E non è neanche uno dei peggiori.
C’è una specie di cozza che sta invadendo e inquinando i laghi di mezzo mondo Si chiama cozza quagga e ha già fatto parecchi danni nei Grandi Laghi americani, nel lago di Ginevra e adesso è arrivata anche in Irlanda del Nord.

Storia della scultura del feto cosmico in 2001: Odissea nello Spazio

25 Maggio 2018

Quest’anno si celebra il cinquantesimo anniversario dall’uscita di 2001: Odissea nello spazio, il film di Kubrick che ha rivoluzionato il genere sci-fi con concetti tuttora avveniristici. Tra le scene che più si ricordano del film, oltre all’enigmatico monolite nero e alla proto-intelligenza artificiale HAL 9000, c’è un grande feto cosmico, che nel film fluttua nello spazio guardando la Terra. Mentre la sua interpretazione è ancora oggi discussa – per i più simboleggia la (ri)nascita della razza umana – è innegabile che l’immagine è diventata un’icona della storia del cinema. L’oggetto di scena usato per realizzarla è una scultura vera, a tratti inquietante, oggi parte di una mostra itinerante che celebra l’immaginario di Kubrick.

Atlas Obscura ha raccontato la storia del cosiddetto Star Child. La scultura fu creata nel 1967 appositamente per il film, all’interno degli MGM-British Studios. In origine, erano state fatte delle foto ad un bambino vero su uno sfondo scuro, ma a Kubrick non erano piaciute: il regista voleva ispirarsi alle prime scansioni fotografiche in utero che circolavano all’epoca. «Le ispirazioni per la scultura del feto che viaggia nello spazio in una bolla vennero da un’illustrazione di Robert Ardney nel suo libro African Genesis, e dalle fotografie intrauterine di Lennart Nilsson pubblicate su LIFE Magazine nel 1965», ha raccontato Tim Heptner, il curatore della mostra.

L’artista Liz Moore ne realizzò una versione in argilla, utilizzando le caratteristiche somatiche del volto di Keir Dullea (l’attore protagonista), e una versione finale in fibra di vetro, con un meccanismo che permetteva agli occhi di muoversi. Il feto cosmico fu utilizzato, oltre che come oggetto scenico, anche come materiale promozionale per uno dei poster del film. La scultura scomparve poi dalla circolazione e riemerse nel 2003, quando un’archivista lo trovò durante un sopralluogo nella tenuta di campagna del regista, quasi intatto. Da allora, mentre nel mondo del cinema cominciava il massiccio uso delle CGI e degli effetti speciali, l’oggetto è stato venerato come uno dei più rari artefatti a scopo cinematografico. Oggi viaggia con gli altri oggetti, ed è attualmente in mostra al Deutsches Filmmuseum, a Francoforte.

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