Hype ↓
08:45 mercoledì 30 aprile 2025
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.
Microsoft ha annunciato che dal 5 maggio Skype “chiude” definitivamente L'app non sarà più disponibile, chi ancora si ricorda le credenziali potrà usarle per accedere a Teams.
Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.
I fratelli Gallagher si sono esibiti insieme per la prima volta dopo 16 anni In un circolo operaio a Londra.

Kafka alla Fondazione Prada

Tre reinterpretazioni dei capolavori incompiuti dello scrittore in una mostra, a Milano, che invita a perdersi.

20 Febbraio 2020

Concepita come trittico, la mostra K, ospitata alla Fondazione Prada dal 21 febbraio al 27 luglio è un progetto multidisciplinare dove si intersecano – senza mai toccarsi – la celebre opera di Martin Kippenberger The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika”, il noto capolavoro di Orson Welles The Trial (Il processo) e l’album di musica elettronica The Castle (Il castello) dei Tangerine Dream. Amerika (America), Der Prozess (Il processo) e Das Scholoss (Il castello) sono i tre grandi romanzi incompiuti e postumi di Franz Kafka, e tre sono i linguaggi messi insieme dal curatore Uno Kittelmann per indagarne scambi e interconnessioni.

La stessa natura incompleta dei tre romanzi, che suggerisce letture aperte e multiple, caratterizza anche le opere raccolte in mostra; un percorso espositivo che si struttura su più livelli di comprensione, e di percezione, suggerendo una totale sospensione del giudizio. In proposito Kittelmann ha aperto il suo discorso introduttivo con un’affermazione impegnativa: «Oggi Kafka può essere compreso meglio di qualunque epoca, anche perché probabilmente abbiamo più consapevolezza oggi di cosa è andato storto nel mondo».

«L’esposizione è stata pensata «come una tradizionale pala d’altare», ha detto sempre Kittelmann, «in cui la grande tavola centrale è costituita da America, mentre Il processo e Il castello formano i due pannelli laterali. I tre elementi uniti compongono una metafora degli eventi dell’esistenza umana e “tutte queste vicende si limitano a dire che l’incomprensibile è incomprensibile, e che questo era già noto”, come scriveva Kafka».

Fulcro centrale della mostra è l’installazione di Martin Kippenberger The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika” del 1994, ospitata al Podium, che ricrea un campo da calcio destinato a ospitare colloqui di massa. L’installazione raccoglie un’ampia varietà di oggetti e arredi come tavoli di diverse forme e stili, elementi di design vintage e sedie da mercatino delle pulci, nonché oggetti provenienti da precedenti mostre dello stesso Kippenberger. L’opera, esposta per la prima volta al Museum Bojimans van Beuningen di Rotterdam, si basa sul romanzo Amerika di Kafka, pubblicato nel 1927, reinterpretando una sequenza del libro in cui il protagonista Karl Rossman, dopo aver viaggiato attraverso gli Stati Uniti, si propone per un’occupazione al “teatro più grande del mondo”. È qui che l’artista mette in scena l’immagine letteraria dei colloqui di lavoro collettivi inventati da Kafka, lasciando aperta la possibilità, insolita per lo scrittore, di un lieto fine.

Anthony Perkins. Il Processo (1962), regia di Orson Welles
Film: Paris Europa/Ficit/Hisa © 2020. Album/Scala, Firenze

Benché non abbia un percorso prefissato, l’esposizione prosegue nell’oscurità del Cinema della Fondazione, lasciando il racconto de Il processo alla visionaria reinterpretazione del regista Orson Welles. Il film omonimo del 1962, considerato uno dei suoi capolavori per la fotografia e la scenografia, è un racconto drammatico caratterizzato da un’umorismo nero e da un’atmosfera onirica in cui Anthony Perkins interpreta Josef K, un burocrate accusato di un crimine sconosciuto. «Se c’è una prova della congeniale comprensione di Kafka da parte di Orson Welles – scriveva il giornalista tedesco Karl Korn alla prèmiere della pellicola nel 1963 – è che il regista si è astenuto da tutti i vizi della critica su Kafka. Il film è un arsenale di immagini e non risente delle vacue tesi formulate dalle fonti secondarie. Si può recepire e comprendere solo attraverso il suo immaginario». Nella Cisterna, composta da due ampi  sale dalla vertiginosa altezza, va in scena l’ultimo atto di una straordinaria esperienza dove lo spazio si riempie con i suoni della musica elettronica dei Tangerine Dream.  L’album nello specifico è Franz Kafka The Castle del 2013, dieci brani, ispirati al romanzo, dei quali otto composti dal fondatore Edgar Froese, uno da Thorsten Quaeschning e un’altro da entrambi.

Una cangiante moquette viola con delle sedute ad aria invitano ad immergersi nell’ascolto di “descrizioni immaginarie” tratte dal diario di Kafka; «nonostante Kafka non abbia potuto portare a termine il suo ultimo lavoro, Il castello non ne aveva bisogno; aveva già detto ciò che era necessario dire… è impossibile trasformare Il castello in musica. Per questo non sarà mai nulla di più di un tentativo incompiuto e abortito. Se il tentativo fallisce, il fatto stesso di aver corso il rischio merita un plauso», afferma Edgar Froese.

K conferma, ancora una volta, la volontà della Fondazione Prada di superare i confini dell’arte contemporanea – ne è un’esempio il programma di eventi musicali “I WANT TO LIKE YOU BUT I FIND IT DIFFICULT” e la serie “Soggettiva” dedicata al cinema – inserendola in un universo culturale più ampio, che comprende prospettive storiche e approfondimenti di altri linguaggi per indagarne, con estrema libertà, le loro influenze e correlazioni. Come ha detto il curatore Kittelman introducendo l’apertura della mostra alla stampa: «Prendetevi il tempo giusto per esplorare queste opere, prendete tempo».

Articoli Suggeriti
Leggi anche ↓
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi

Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».

Murata Sayaka è la scrittrice di chi si sente a disagio sempre e dovunque

Ancora più dei suoi romanzi precedenti, Vanishing World , appena uscito per Edizioni E/O, sembra scritto da una macchina senza sentimenti che ci mostra tutte le variabili possibili e immaginabili della stupidità umana.

Sinners, il mio vampiro suona il blues

Negli Stati Uniti il nuovo film di Ryan Coogler è diventato un caso: un'opera indipendente, un B movie che mescola sesso, musica, horror e vampiri, che sta incassando quanto un blockbuster.

Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia

Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.

Un’ossessione chiamata Franco Maria Ricci

Quando, come e perché la casa di una persona normale diventa un archivio – parziale, ma comunque abbastanza esteso – di tutto quello che ha pubblicato FMR?

Ottant’anni fa a piazzale Loreto

Le ore che precedettero quello storico 29 aprile 1945: il tragitto, la decisione, il simbolismo. Un estratto dal libro Una domenica d’aprile di Giovanni De Luna.