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C’è un’estensione per browser che fa tornare internet com’era nel 2022 per evitare di dover avere a che fare con le AI Si chiama Slop Evader e una volta installata "scarta" dai risultati mostrati dal browser tutti i contenuti generati con l'intelligenza artificiale.
Kristin Cabot, la donna del cold kiss-gate, ha detto che per colpa di quel video non trova più lavoro e ha paura di uscire di casa Quel video al concerto dei Coldplay in cui la si vedeva insieme all'amante è stata l'inizio di un periodo di «puro orrore», ha detto al New York Times.
I Labubu diventeranno un film e a dirigerlo sarà Paul King, il regista di Paddington e Wonka Se speravate che l'egemonia dei Labubu finisse con il 2025, ci dispiace per voi.
Un reportage di Vanity Fair si è rivelato il colpo più duro inferto finora all’amministrazione Trump Non capita spesso di sentire la Chief of Staff della Casa Bianca definire il Presidente degli Stati Uniti una «alcoholic’s personality», in effetti.
Il ministero del Turismo l’ha fatto di nuovo e si è inventato la «Venere di Botticelli in carne e ossa» come protagonista della sua nuova campagna Dopo VeryBello!, dopo Open to Meraviglia, dopo Itsart, l'ultima trovata ministeriale è Francesca Faccini, 23 anni, in tour per l'Italia turistica.
LinkedIn ha lanciato una sua versione del Wrapped dedicata al lavoro ma non è stata accolta benissimo dagli utenti «Un rituale d'umiliazione», questo uno dei commenti di coloro che hanno ricevuto il LinkedIn Year in Review. E non è neanche uno dei peggiori.
C’è una specie di cozza che sta invadendo e inquinando i laghi di mezzo mondo Si chiama cozza quagga e ha già fatto parecchi danni nei Grandi Laghi americani, nel lago di Ginevra e adesso è arrivata anche in Irlanda del Nord.

10 k-drama da vedere se vi è piaciuto Squid Game

La serie Netflix è la più vista nella storia della piattaforma: qui alcuni consigli per chi è interessato ad approfondire le serie sudcoreane.

di Studio
14 Ottobre 2021

Con 111 milioni di persone raggiunte nel mondo, Squid Game è ufficialmente diventata la serie più vista nella storia di Netflix. Un successo per molti versi inaspettato, che ha introdotto agli show prodotti in Corea del Sud un pubblico molto ampio che prima, è lecito pensarlo, non ne aveva mai sentito parlare. Eppure, come abbiamo scritto più volte su Rivista Studio, i k-drama non sono affatto un fenomeno recente: la loro produzione fa parte di quella che viene definita “Hallyu” o “Korean Wave”, un termine che, a cominciare dalla fine degli anni Novanta, si usa per indicare l’incremento del soft power del Paese dell’Asia orientale, dapprima spontaneo quindi saggiamente incoraggiato da politiche di sovvenzionamento di prodotti artistici e culturali, come la musica, il cinema, i videogiochi, l’arte, la tradizione culinaria. E la tv. Le serie, e gli attori, coreani sono da decenni popolari in tutto il continente asiatico, e hanno sempre avuto un folto gruppo di sostenitori occidentali, ma con Squid Game hanno definitivamente raggiunto il mainstream anche dall’altra parte del globo. Se vi è venuta voglia di approfondire il genere e non sapete da dove iniziare, abbiamo scelto dieci serie (alcune le trovate su Netflix, altre su piattaforme specializzate in k-drama, come Viki) per altrettanti gusti, da quella romantica al drama poliziesco fino al drama storico.

Stranger, su Netflix
Per chi ama i polizieschi puri, questo è il drama perfetto. Stranger, una delle poche serie coreane che ha due stagioni alle spalle (si spera in una terza), ha come protagonista un solitario procuratore, interpretato da Cho Seung-woo, il cui senso della giustizia è continuamente messo alla prova da un sistema designato per favorire corruzione, favoritismi e violenza. Accanto a lui c’è una poliziotta sveglia e integerrima come lui che ha il volto di Bae Doo-na (la ricorderete da Sense8 delle sorelle Wachowski). Lo show esplora molte delle dinamiche della società coreana e saprà tenervi incollati allo schermo nonostante l’imperscrutabilità del protagonista, o forse proprio per quello.

Crash Landing on You, su Netflix
I k-drama, va detto, sono celebri per le loro storie romantiche. Quindi se volete davvero fare esperienza del genere dovreste guardare questa epopea da 16 episodi (che è poi la lunghezza media di un drama) in cui una ricca ereditiera del Sud si innamora di un soldato del Nord dopo essere finita nelle campagne nordcoreane a causa di un incidente in parapendio. Proprio così. Mettete da parte i pregiudizi, armatevi di pazienza (gli episodi durano più di un’ora l’uno, ci sono un sacco di slow-motion che all’inizio vi sfiniranno ma che poi imparerete ad accettare) e lasciatevi trasportare da questa storia dolcissima e divertente, piena di curiosità sulla vita in Corea del Nord e con un cast pazzesco (oltre ai protagonisti Son Ye-jin e Hyun Bin, che sono una coppia anche nella vita reale, ci sono due attori di Parasite che sarà curioso vedere in ruoli così diversi). Vi farà singhiozzare.

Extracurricular, su Netflix
Se invece le storie d’amore non fanno per voi, ecco un altro drama che potrebbe scioccarvi come ha fatto Squid Game: non c’è il contorno apocalittico del gioco suicida tra disperati, ma ci sono un gruppo di adolescenti alle prese con attività non proprio comuni. C’è chi per pagarsi gli studi gestisce un traffico di escort, chi si prostituisce e chi è in lotta con le aspettative della propria famiglia: un ritratto senza fronzoli di una Corea decisamente meno idilliaca di quella che solitamente si vede nei drama, vista dagli occhi di ragazzi intrappolati in un sistema scolastico opprimente e competitivo.

 

Kingdom, su Netflix
Non può mancare il drama storico, da guardare se si è interessati alla storia del Paese. Kingdom, un’altra grande produzione Netflix, è ambientato nel periodo Joseon medievale e racconta la storia di un principe ereditario che si mette in viaggio per indagare sulla grave malattia che avrebbe ucciso suo padre, ma si imbatte in una misteriosa piaga che si sta diffondendo in tutto il Paese. C’è un’epidemia di mezzo, insomma, ma i protagonisti sono gli zombie: non servirebbero altri motivi per guardarla.

D.P., su Netflix
Questa miniserie di 8 episodi, uscita recentemente, è una bella sorpresa e potrebbe essere perfetta per chi vuole guardare altre serie coreane senza impegnarsi in drama troppo lunghi. D.P. ha sollevato non poche polemiche in Corea, soprattutto perché parla di un argomento molto delicato, ovvero i problemi affrontati dai ragazzi durante i due anni di servizio militare obbligatorio, tra cui bullismo, depressione, isolamento sociale e suicidio. Al suo primo ruolo non romantico, Jung Hae-in (se lui vi piace, potreste guardare anche Something in the Rain o Spring Night) ha il compito di riportare in caserma i disertori: un compito difficile, che gli farà mettere in questione l’intera struttura militare e i soprusi che vi si consumano all’interno.

It’s Okay to Not Be Okay, su Netflix
Ancora una storia d’amore, surreale e delicata come solo quelle raccontate dai drama sanno essere. It’s Okay to Not Be Okay ha come protagonista una dispotica scrittrice di libri per bambini (con un guardaroba firmatissimo, altra caratteristica delle serie made in Corea) e un dolce infermiere che si prende cura del fratello autistico. Insieme formano un trio sgangherato che imparerà a convivere e ad affrontare i propri problemi, tra responsabilità familiari, elaborazione del lutto e ricerca della felicità individuale. Kim Soo-hyun, Seo Ye-ji e Oh Jung-se funzionano benissimo insieme e un po’ vi faranno emozionare.

Signal
Un altro poliziesco che vale la pena di vedere. Hae-Young (Lee Je-Hoon, ha recitato anche in Move to Heaven e Taxi Driver, entrambi molto belli) è un profiler criminale: pur lavorando nella polizia, non si fida troppo dei suoi colleghi ed è ben consapevole della corruzione che dilaga nei suoi ranghi, anche perché non ha mai dimenticato la sparizione di una sua compagna di classe delle elementari, su cui lui continua a indagare. Basato sul film del 2000 Frequency e ispirato ad alcuni fatti di cronaca realmente accaduti, come la serie di omicidi di Hwaseong, Signal si avvale di un elemento fantasy (un walkie-talkie capace di comunicare con il futuro) per raccontare una dura storia di ingiustizia. 

What’s Wrong with Secretary Kim?
Gli ultimi tre drama che vi consigliamo sono invece dei classici, che gli appassionati del genere conoscono bene e che sono un po’ il bollino degli intenditori. Iniziamo con What’s Wrong with Secretary Kim?: intanto perché c’è Park Seo-joon, l’attore di Itaewoon Class che ora sta per entrare nell’universo Marvel, quindi perché è la classica storia uomo ricco/ragazza middle-class che è tipica dei drama. C’è un amministratore delegato che non vuole rinunciare alla sua segretaria (interpretata da Park Min-young), ma non per i motivi che potreste immaginare, e c’è una coppia che è diventata una delle più amate tra i fan dei k-drama.

Goblin
Nel cast di Squid Game avrete notato l’uomo in giacca e cravatta che recluta i disperati in metro schiaffeggiandoli per gioco. L’attore che lo interpreta è Gong Yoo, che dovreste aver visto nell’acclamato horror Train to Busan diretto da Yeon Sang-ho, e che è uno degli attori più conosciuti della sua generazione. Se volete vedere il drama che l’ha reso famoso, e che è uno dei drama per eccellenza, guardate Guardian: The Lonely and Great God, conosciuto più semplicemente come Goblin. E sì, lui fa la parte di un goblin immortale. Alcune cose sono invecchiate malino (è del 2016), ma vi darà l’idea di come si sta evolvendo il genere.

Descendant of the Sun
Tra le serie consigliate da Netflix su Twitter c’è anche Vincenzo, il drama uscito qualche mese fa con protagonista Song Joong-ki nei panni di un mafioso italo-coreano. È anche divertente, ma per gli italiani i cliché sulla mafia potrebbero essere davvero troppo banali, per cui meglio recuperare la serie che ha reso Song Joong-ki uno degli attori più popolari dell’Hallyu. Descendant of the Sun è a suo modo un classico: è la storia di un capitano dell’esercito e di una dottoressa che, lentamente come ogni drama vuole, si innamorano. Sullo sfondo ci sono le complicazioni della vita militare, episodi di sessismo, l’isolamento che vivono i soldati: romantico sì, ma non stupido.

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