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11:29 lunedì 1 dicembre 2025
I dazi turistici sono l’ultimo fronte nella guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa Mentre Trump impone agli stranieri una maxi tassa per l'ingresso ai parchi nazionali, il Louvre alza il prezzo del biglietto per gli "extracomunitari".
Papa Leone XIV ha benedetto un rave party in Slovacchia in cui a fare da dj c’era un prete portoghese Il tutto per festeggiare il 75esimo compleanno dell'Arcivescovo Bernard Bober di Kosice.
I distributori indipendenti americani riporteranno al cinema i film che non ha visto nessuno a causa del Covid Titoli molto amati da critici e cinefili – tra cui uno di Sean Baker e uno di Kelly Reichardt – torneranno in sala per riprendersi quello che il Covid ha tolto.
La presidente della Tanzania Samia Suluhu Hassan ha nominato il nuovo governo e ha fatto ministri tutti i membri della sua famiglia In un colpo solo ha sistemato due figlie, un nipote, un genero, un cognato e pure un carissimo amico di famiglia.
Sally Rooney ha detto che i suoi libri potrebbero essere vietati in tutto il Regno Unito a causa del suo sostegno a Palestine Action E potrebbe addirittura essere costretta a ritirare dal commercio i suoi libri attualmente in vendita.
In Francia è scoppiato un nuovo, inquietante caso di “sottomissione chimica” simile a quello di Gisèle Pelicot Un funzionario del ministero della Cultura ha drogato centinaia di donne durante colloqui di lavoro per poi costringerle a urinare in pubblico.
Dopo quasi 10 anni di attesa finalmente possiamo vedere le prime immagini di Dead Man’s Wire, il nuovo film di Gus Van Sant Presentato all'ultima Mostra del cinema di Venezia, è il film che segna il ritorno alla regia di Van Sant dopo una pausa lunga 7 anni.
Un esperimento sulla metro di Milano ha dimostrato che le persone sono più disponibili a cedere il posto agli anziani se nel vagone è presente un uomo vestito da Batman Non è uno scherzo ma una vera ricerca dell'Università Cattolica, le cui conclusioni sono già state ribattezzate "effetto Batman".

L’Italia è il Paese del 2021 secondo l’Economist

16 Dicembre 2021

Ogni anno l’Economist sceglie un “Paese dell’anno”, premio che, come tutti questi premi, non è da prendere alla lettera: lo stesso Economist si preoccupa ogni volta di specificare che il titolo non è da intendersi come un riconoscimento del Paese più importante, più ricco o più felice del mondo, ma più che altro come un omaggio a quello che è «migliorato di più». In passato, per esempio, il titolo era andato all’Uzbekistan perché aveva abolito la schiavitù, alla Colombia per gli sforzi fatti per porre fine alla guerra civile e alla Tunisia per aver abbracciato la democrazia.

E quest’anno il “Paese dell’anno” è l’Italia. Decisione presa senza pensare «alla bravura dei suoi calciatori, che hanno vinto l’Europeo, né al talento delle sue popstar, che hanno trionfato all’Eurovision». L’Economist vuole parlare di politica e infatti la spiegazione della sua decisione è Mario Draghi, considerato un grandissimo miglioramento per un Paese «spesso criticato a causa dei suoi leader, per via di personaggi, per esempio, come Silvio Berlusconi». Il settimanale inglese, mai tenero con l’ex-Presidente del Consiglio, gli ha riservato l’ennesima frecciatina: «uno come lui avrebbe fatto bene a stare “zitto e buono”, il consiglio contenuto nella canzone che ha vinto l’Eurovision». Secondo l’Economist, le scelte sbagliate degli italiani in fatto di leadership sarebbero una delle principali ragioni dell’impoverimento sofferto dal Paese dall’inizio degli anni 2000: «nel 2019 gli italiani erano più poveri che nel 2000», si legge nel pezzo.

Con Draghi l’Italia sarebbe riuscita finalmente a darsi un Primo Ministro competente e rispettato a livello internazionale. «Per una volta, una larga maggioranza dei politici italiani ha messo da parte le differenze e ha scelto di sostenere un vasto e profondo programma di riforme, un progetto che dovrebbe garantire all’Italia l’accesso ai fondi che le sono stati assegnati nell’ambito del Recovery Plan post-pandemico dell’Unione Europea». Il giornale, poi, ribadisce il buon momento della nostra economia, che «sta andando meglio di quella francese e tedesca». Dopo tutti questi complimenti, l’articolo si chiude con un monito: tutto potrebbe essere messo a rischio dalla tradizionale instabilità politica italiana. Se Draghi, per esempio, dovesse lasciare il posto di capo del governo ed essere eletto Presidente della Repubblica («ruolo più di rappresentanza»), i progressi italiani potrebbero finire qui. «Auguroni», concludono, che sembra un po’ una pacca sulla spalla e un po’ una iettatura.

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