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La Sagrada Família è diventata la chiesa più alta del mondo Il posizionamento di una parte della torre centrale sopra la navata ha portato l’altezza della chiesa a 162,91 metri superando i 161,53 della guglia della cattedrale di Ulm, in Germania
A giudicare dai nomi coinvolti, Hollywood punta molto sul film di Call of Duty Un veterano dei film bellici e lo showrunner del momento sono i due nomi chiamati a sdoganare definitivamente i videogiochi al cinema.
Dopo 30 anni di lavori e un miliardo di investimenti, è stato finalmente inaugurato il nuovo, gigantesco museo egizio di Giza Sarà il museo più grande del mondo dedicato a una singola civiltà e punta a rilanciare il turismo in crisi in Egitto.
Le dimensioni del massacro in Sudan sono visibili nelle immagini satellitari Il Paese è devastato dal 2023 da una sanguinosa guerra civile su base etnica scatenata dalle Forze di Supporto Rapido (RSF).
Il colpo più duro all’ex principe Andrea non è stata la revoca del titolo, ma il linguaggio usato nel comunicato ufficiale Gli esperti sono rimasti scioccati dal linguaggio “brutale” utilizzato da Buckingham Palace per annunciare che Andrea non sarà più principe.
L’operazione anti narcos a Rio de Janeiro è stata la più sanguinosa nella storia della città 2.500 agenti delle forze speciali brasiliane hanno attaccato il noto gruppo di narcotrafficanti Commando rosso, provocando 138 morti.
La quarta stagione di The White Lotus sarà ambientata tra Parigi e la Costa Azzurra Saltato l’accordo commerciale con la catena di hotel Four Seasons, HBO sta cercando hotel di lusso vista Senna come set della nuova stagione.
Robert Pattinson ha deciso di diventare un cantante e avrebbe già pronto il suo primo album Un’ambizione che coltivava sin dai tempi di Twilight: due brani della colonna sonora del film li cantava lui.

Intervista a Patrizia Moroso

Il Friuli, i fumetti, e 60 anni di design senza riccioli: una donna e una mostra raccontano.

26 Giugno 2012

Qualcosa fa di lei la Karl Lagerfeld del design. Non per la ritualità nel portare ampie tuniche nere o per il caschetto con frangetta che muove rapidamente (e che assomiglia invece a  quello della cantante dei Gossip). No, è la Lagerfeld del design perché capta con un entusiasmo incredibile il rischio, quel rischio che ha solo chi è davvero un debuttante, e come tale, rischia tutto. E sceglie di credere nel Signor Nessuno  per rivoluzionare un’intera maison. Patrizia Moroso, all’ordine art-director della propria azienda di famiglia, Moroso, sa esattamente a cosa non va incontro quando capta il nuovo designer su cui puntare: non andrà in contro alla continuità, e questo le piace molto.

«Quando sono stata richiamata all’ordine dai miei» inizia subito rapida, mentre ti fissa e passeggia ancora meravigliata tra le installazioni dell’ultima mostra inaugurata pochi giorni fa all’Hangar Bicocca per i 60 di storia di Moroso, l’art director della maison parte subito dal momento meno brillante (eppure più clou) dell’azienda di famiglia «sì, quando i miei mi hanno chiamato, in quel modo che a tutti prima o poi succede, sapevo. La Moroso non era al massimo della forma, produceva mobili moderni, nulla con riccioli o che, c’era Antonio Citterio che ne seguiva la direzione artistica, era un prodotto carino, ineccepibile. Non ci siamo trovati a dover passare dal Medioevo alla contemporaneità. Eravamo già nei tempi moderni» .

In questa installazione nello scuro Hangar Bicocca la storia di Moroso si scioglie tra ziggurat di sedute che sembrano farfalle appoggiate (di Patricia Urquiola) e una linea fluida che rende il tempo e i designer che l’hanno creato un’unica cosa (Martino Gamper) «la riconoscenza? Certo che l’avverto: il gruppo di persone che ha reso possibile tutto questo, in buona parte ha incominciato con me, ma ci siamo trovati. Vede? Questa è una delle parti di Patricia (Urquiola) ma lei è anche altrove -e si guarda intorno ancora entusiasta- con lei quasi 20 anni fa è stato così: è un talento ora, lo era allora. Ed era strano perché io ero la mosca bianca di questo ambiente di design che molti anni fa era parecchio maschilista, poi è arrivata Patricia Urquiola, non ci conoscevamo, ci siamo capite ed è stata complicità assoluta. Un’altra rarità? Forse, ma anche se tra donne può correre tutt’altro io e lei ci siamo sempre capite al volo. Anche ora».

Richiamata all’ordine, si diceva, in quella che è una buona famiglia friulana dove l’azienda non è un’ambizione ma una natura, per questo richiamare a casa Patrizia non è stato un trauma, ma un ovvio ordine di cose «Ci si mette la vita nel proprio lavoro. E questo, mi creda, ti ripaga di tutto quello che hai dato». Parla in fretta, ma ti fissa costantemente come a cercare la conferma che quello che ha detto crei in te lo stesso entusiasmo che anima lei la crisi aiuta il cambiamento. «É così. Quando mi hanno fatto presente di tornare a casa io stavo a Bologna, erano anni stupendi per quella città, sì era la città di Pazienza, ma anche di molti altri, io non disegnavo ma ero nel pieno movimento dei fumettari. Mi ricordo che sono tornata a Udine con un caro amico, che oggi  è un architetto internazionale: aveva 22 anni, ci siamo messi al tavolo con i miei genitori e ho pensato, grazie al cielo non abbiamo angosce o necessità imminenti e io due o tre ideuzze che mi frullano in testa le ho. Lui era Massimo Iosa Ghini, allora incredibile illustratore della scena bolognese».

Mentre Martino Gamper si muove sinuoso quanto le sue creazioni tra divani e chaise lingue patchwork l’impero Moroso prende forma: sessantanni di storia che si susseguono grazie all’allestimento di Marco Viola, fidatissimo amico di Patrizia Moroso che solo durante l’inaugurazione ha preso visione di tutto «Non c’ero, ero in Friuli, fa un certo effetto vedere questo allestimento (poco prima l’abbiamo sorpresa vagare in solitaria con un morbido sorriso stampato in volto) – sì la mia famiglia è stata coraggiosa. Ci ha lasciato provare. Perché la seconda generazione se ne va e tu che fai? I miei preferivano vedermi lì che non vedermi del tutto». Patricia Urquiola, Ron Arad e Martino Gamper a parte, sì, la crisi Patrizia Moroso l’ha guardata da un altro settore.

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