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22:39 mercoledì 22 ottobre 2025
Anche quest’anno, il solito Tommaso Debenedetti ha diffuso la solita fake news sull’improvvisa morte del vincitore del Nobel per la Letteratura L'autodefinitosi «campione italiano della menzogna» prosegue così la sua lunga striscia di bufale a tema letterario, stavolta la vittima è László Krasznahorkai.
ChatGPT ha lanciato il suo browser con il quale vuole fare concorrenza a Google Chrome Si chiama Atlas, integra l’AI sin dalla barra di ricerca e aspira a insidiare il primato del web browser più utilizzato al mondo di Chrome.
Per due volte la Rai ha prima annunciato e poi cancellato la trasmissione di No Other Land e non si sa ancora perché È successo il 7 ottobre e poi di nuovo il 21. Al momento, non sappiamo se e quando il film verrà reinserito nel palinsesto.
A causa del riscaldamento globale, per la prima volta nella storia sono state trovate delle zanzare in Islanda Era uno degli unici due posti al mondo fin qui rimasto libero dalle zanzare. Adesso resta soltanto l'Antartide.
È uscita una raccolta di racconti inediti di Harper Lee scoperti nella sua casa di New York dopo la morte Si intitola La terra del dolce domani e in Italia l'ha pubblicata Feltrinelli.
A Teheran hanno inaugurato una stazione della metropolitana dedicata alla Vergine Maria La stazione si chiama Maryam Moghaddas, che in persiano significa proprio Vergine Maria, e si trova vicino alla più grande chiesa della città.
Cercando di uccidere una blatta, una donna in Corea del Sud ha scatenato un incendio in cui è andato distrutto un appartamento ed è morta anche una persona La donna ha usato un lanciafiamme fatto in casa con un accendino e un deodorante spray. La sorte della blatta al momento non è nota.
Si è scoperto che l’AI viene usata anche per produrre poverty porn, cioè immagini piene di stereotipi sulla povertà utilizzate poi nella campagne di sensibilizzazione Si trovano in vendita sulle piattaforme di foto stock, costano poco, non danno problemi di licenza né di consenso: è per questo che sono sempre più diffuse.

Nell’internet del futuro forse non dovremo neanche più cliccare perché farà tutto l’AI

Le aziende tech specializzate in AI stanno lanciando nuovi browser che cambieranno il modo di navigare: al posto di cliccare, chatteremo.

10 Luglio 2025

Internet come la conosciamo oggi è stata in gran parte plasmata del monopolio che Google è riuscita a imporre con il suo motore di ricerca prima e web browser Chrome poi. Quello che in molti considerano “naturale” fare – cercare informazioni, cliccare sui risultati dati dal motore di ricerca, confrontare dati aprendo più tab – è un’esperienza plasmata sia dalle necessità degli utenti sia da quelle degli inserzionisti, che si incontrano nel clic del mouse. Cliccare fa parte dell’architettura di internet, il clic è la metrica attraverso cui il mondo della pubblicità finanzia e sostiene gran parte di quello che oggi si trova online. 

Questo sistema sta per essere messo alla prova, per non dire in crisi, da un’esperienza radicalmente differente, disegnata sulle capacità dell’AI. Negli scorsi giorni infatti è stato lanciato Comet, il browser realizzato da Perplexity, che si basa sull’omonima AI, in attesa del concorrente che ChatGPT si prepara a rendere pubblico nei prossimi mesi. Sulla base dei primi test, Gizmodo ha sintetizzato un ritratto dell’internet del futuro, qualora i browser basati sull’intelligenza artificiale riuscissero a intaccare il decennale dominio di Google.

È difficile spiegare cosa cambierà in concreto, perché la navigazione è rivista dalle fondamenta. L’idea è però quella di conversare con l’AI e lasciare che sia lei a compiere tutti i passaggi intermedi (ricerca, comparazione dei risultati, approfondimenti ulteriori) consegnandoci il risultato finale senza bisogno di cliccare. Se per esempio volessimo comprare un guanto da forno, attraverso questo tipo di browser dovremmo solo chiederlo e l’AI procederebbe a trovare il sito dove è più conveniente farlo considerando le nostre esigenze, procedendo all’acquisto e immettendo per noi i dati bancari e l’indirizzo per finalizzare l’ordine. Questo, ovviamente, nella teoria. Un altro presupposto di questo tipo di esperienza, a parte lo strapotere della tastiera sul mouse, è la capacità del browser di imparare l’esigenze di chi l’utilizza, personalizzando gli output e l’esperienza generale. 

A rischiare molto non è solo Google, che se non saprà rispondere adeguatamente potrebbe perdere il suo dominio sulla Rete. Questo approccio fa infatti saltare completamente la metrica dei clic e quindi, il modello economico basato sulla pubblicità su cui si fonda l’Internet di oggi, con il rischio remoto ma non inesistente che smetteremo di cliccare perché non ci sia più niente di nuovo su cui farlo. 

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