Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Il ritorno di Bob Woodward al Washington Post


L’acquisto del Washington Post, uno dei più importanti quotidiani statunitensi, da parte del tycoon di Amazon non è soltanto una lezione di imprenditoria, ma coincide anche con alcuni cambiamenti interni al giornale. Uno tra i principali è il ritorno di Robert ‘Bob’ Woodward, venerata icona del giornalismo americano, nonché simbolo della pubblicazione da oltre quarant’anni. Com’è noto, nel giugno 1972 Woodward – insieme al collega Carl Bernstein – pose le prime pietre dello scandalo Watergate, che di lì a poco portò alle dimissioni del Presidente Nixon.
Woodward non ha mai abbandonato il Washington Post, in questi anni: dal 2011 a oggi la sua firma è apparsa un totale di dodici volte sul giornale. Tuttavia, negli ultimi tempi il decano dell’informazione statunitense si era dedicato più alla scrittura di saggi e libri che al lavoro redazionale vero e proprio.
Oggi le cose, anche grazie all’arrivo di Bezos, sono cambiate, e sembra che Woodward sia tornato al quartier generale del quinto piano del palazzo del Washington Post – quello dei reporter votati all’investigative journalism. Intervistato dall’Huffington Post, Woodward ha dichiarato riguardo al nuovo proprietario del giornale: «Lo conosco da anni. Credo sia molto serio e penso che quelli come me che sono col Post da molto tempo e hanno il privilegio di lavorarci vogliano raddoppiare, triplicare i propri sforzi».
Nello scambio, il giornalista ammette anche di essere stato «sempre chiamato in causa, in un modo o nell’altro» nella vita del giornale. Woodward è ottimista sul futuro del giornale, poiché sostiene che «nessuno ha fatto per i quotidiani ciò che Jeff Bezos ha fatto per il commercio in America e nel mondo».
Nell’immagine: Robert ‘Bob’ Woodward

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.