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Hidden Valley Road, nella mente (malata) di una famiglia americana

L'incredibile storia della famiglia Galvin – dodici figli, a sei dei quali viene diagnosticata la schizofrenia – è anche la storia del fallimento dell’American Dream e dell’evoluzione del nostro tormentato rapporto con la malattia mentale.

di Clara Mazzoleni

Qualche bravo psicologo dovrebbe indagare il rapporto che lega Robert Kolker, tra i migliori giornalisti investigativi negli Stati Uniti, alle famiglie più problematiche e infelici del suo Paese. Nell’attesa che Kolker risolva i suoi problemi, noi ci godiamo (si fa per dire: sono storie terribili) i suoi capolavori, frutto di un lavoro di ricerca mastodontico. Hidden Valley Road, arrivato in Italia due anni dopo la pubblicazione originale, tradotto per Feltrinelli da Silvia Rota Sperti, non è solo la storia di quella che è stata definita “la famiglia più malata di mente d’America” – 12 figli di cui 6 malati di schizofrenia – ma è un’indagine accurata delle ricerche (ancora in corso) di una cura efficace e priva di effetti collaterali mortali, delle pessime condizioni del sistema sanitario che abbandona pazienti e famiglie a loro stessi (a meno che non siano disposti a pagare cifre assurde), del modo in cui molte famiglie (ancora oggi) reagiscono alla malattia mentale: con la negazione, sottovalutando e sminuendo il problema, distrutte non solo dalle ovvie complicazioni che la malattia dei figli le costringe ad affrontare, ma dalla vergogna e dalla paura che il loro ruolo di genitori possa essere messo in discussione, «un’onta sulla reputazione della famiglia e il crollo di ogni possibilità per gli altri figli di avere una vita normale e rispettabile».

In realtà non è la prima volta che Kolker si ritrova ad avere a che fare con la schizofrenia. La malattia aveva avuto un ruolo importante nella storia raccontata nel suo splendido bestseller Lost Girls («uno dei migliori libri di true crime di tutti i tempi«, secondo il Time), purtroppo trasformato da Netflix in un film bruttino. Tutto ha inizio con la scomparsa della escort Shannan Gilbert, nel 2010, dopo che è stata vista urlare e correre lungo la strada nel cuore della notte nell’area residenziale di Oak Beach, Long Island. Sette mesi dopo, per puro caso, la polizia trova quattro corpi equidistanti seppelliti poco lontano: sono quattro donne sui vent’anni, tutte escort di Craiglist come Shannan, alcune scomparse da anni. La polizia inizia a condurre ricerche molto svogliate, anche per via della professione delle vittime, ma la madre di Shannan, Mari Gilbert, è convinta che la scomparsa di sua figlia abbia a che fare con il serial killer che ha ucciso le altre, comincia a combattere perché le indagini vengano prese seriamente e a investigare per conto suo, coinvolgendo le altre due figlie, Sherre e Sarra, e diventando la leader delle famiglie delle altre ragazze uccise che si riuniscono per chiedere giustizia. Anche grazie all’aiuto di Mari Gilbert vengono trovati altri sei corpi (alla fine anche quello di Shannan e altri cinque ancora, portando a 16 il totale delle possibili vittime) ma il caso rimane irrisolto (lo è ancora oggi). Intanto gli anni passano, Mari Gilbert continua a combattere per la figlia morta, le altre due figlie crescono. Se Shannan, come veniamo a sapere, era bipolare, Sarra, la più piccola, sviluppa i sintomi della schizofrenia. Nel 2016, sei anni dopo la scomparsa di Shannan, in preda a un attacco psicotico Sarra accoltella sua madre e la uccide. E così la donna che ha passato gli ultimi anni della sua vita a combattere per la figlia assassinata, viene assassinata dall’altra. L’epilogo di questa storia (tre anni dopo l’uscita del libro Lost Girls) ha sconvolto l’America e anche Robert Kolker, che dedica il suo libro successivo, pubblicato nel 2020, alla storia della famiglia Galvin e quindi allo studio della schizofrenia. In realtà sono le sorelle minori dei Galvin (entrambe sane, proprio come la figlia di mezzo di Mari Gilbert) a contattarlo per scrivere la storia della loro famiglia.

Selezionato per l’Oprah’s Book Club (con una lunga intervista di Oprah all’autore e alle sorelle), inserito da Barack Obama nei suoi libri preferiti del 2020, Hidden Valley Road è soprattutto la storia del fallimento dell’American Dream e di come la vita di due giovani genitori belli, colti, benestanti e ambiziosi viene sconvolta dalla malattia dei figli. All’inizio la famiglia Galvin è la personificazione del sogno americano: il padre Don si avvia a una brillante carriera nell’esercito e i figli sono bambini e ragazzini sani e intelligenti, campioni negli sport, nella musica, negli scacchi, appassionati di falconeria come i genitori. Le cose iniziano a incrinarsi durante l’adolescenza, e nel giro di qualche anno emergono storie di violenze sessuali, un omicidio-suicidio, continui ricoveri in ospedali psichiatrici, elettroshock, diagnosi errate, tentativi falliti con svariate terapie, morti premature per colpa dei farmaci che si sono rivelati efficaci. La matriarca Mimi, intervistata da Keller per il libro prima della sua morte a 93 anni, dedica tutta la sua vita alla cura dei figli malati, ignorando quelli sani.

Ma Hidden Valley Road è anche la storia dei movimenti culturali americani: il figlio maggiore, Donald Galvin, nasce nel 1945, la più giovane, Mary, nel 1965. Mentre i figli ammalati si ritrovano incastrati in un eterno presente di deliri, ricoveri, ritorni a casa e tentativi fallimentari di cure, le esperienze dei figli sani sono tentativi di fuggire da una famiglia da incubo e sopravvivere all’intenso rancore provato nei confronti dei genitori. Tutti continueranno a chiederselo per tutta la vita: che bisogno c’era di fare 12 figli? Alla fine del libro, come alla fine di un lungo percorso di terapia, la risposta appare abbastanza chiara. Ma gli sforzi dei figli sani per rimanere tali sono costanti e per niente facili: Michael, ad esempio, erroneamente diagnosticato come schizofrenico, sceglie di trascorrere diversi mesi in una comune chiamata la Fattoria dove impara a gestire la frustrazione e l’aggressività. Margaret viene accolta da una famiglia ricchissima che la cresce come una figlia permettendole di vivere una vita da sogno tra scuola privata, viaggi, vestiti, regali, ma il senso di colpa nei confronti della sua famiglia la tormenta e in più condivide con la sorella (e si scoprirà, anche con la madre Mimi) un trauma di cui per anni non riesce a parlare con nessuno.

Tra le storie travagliate e disgraziate dei genitori, dei figli e delle figlie, Kolker ripercorre l’evoluzione della ricerca psichiatrica (i Galvin sono stati una delle prime famiglie ad essere studiate dall’Istituto Nazionale di Salute Mentale), così come il movimento antipsichiatrico, i metodi di cura alternativi e la teoria della madre schizofrenogena, che incolpa le madri della malattia dei figli. Ma soprattutto chiarisce, anche attraverso le esperienze dei figli malati, le varie forme che assume la schizofrenia e cerca di spiegare cos’è questa malattia, ancora oggi fraintesa e poco conosciuta, anche per colpa delle sue erronee rappresentazioni nella cultura pop, da PsychoLa donna dei tre volti in poi. Ancora oggi c’è chi pensa si tratti di personalità multiple. In realtà la radice latina schizo implica una brusca, drastica scissione delle funzioni mentali. «La schizofrenia non ha nulla a che fare con le personalità multiple», scrive Kolker, «è un chiudersi della consapevolezza, prima lentamente e poi all’improvviso, finché non si ha più accesso a nulla di ciò che gli altri considerano reale».