Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.
Dopo l’ultimo aggiornamento, Grok, l’AI di X, ha iniziato a parlare come un neonazista
In una serie di deliranti post uno più antisemita dell'altro, Grok è pure arrivato a ribattezzarsi "MechaHitler".
Tra “politicamente scorretto” e “razzista” intercorre una distanza lessicale-morale che sembra ancora fuori dalla portata di Grok, il chatbot che Elon Musk ha messo a disposizione (imposto?) agli utenti di X. Nei giorni scorsi l’ex migliore amico di Donald Trump e aveva annunciato l’arrivo di aggiornamento dopo il quale Grok sarebbe stata più tagliente nei suoi giudizi e meno diplomatica nelle risposte. Un desiderio forse scaturito dal fatto che, con le sue posizioni tendenzialmente moderate e informate, in passato Grok è finita a fare fact checking persino ai tweet di Musk, spesso smentendolo.

L’update però non è andato per il verso giusto o almeno questo è quello che sperano gli utenti che già nei giorni scorsi avevano notato un peggioramento dei toni di Grok nelle risposte, via via sempre più offensive e discutibili. Nelle ultime ore la situazione – ben documentata da un puntuale dossier di The Verge – è completamente sfuggita di mano, tanto da costringere l’AI di X, xAI, a bloccare tutto e controllare le risposte di Grok, cancellando quelle più offensive.

xAi avrà molto da lavorare per cancellare quello che sembra un autentico delirio antisemita: Grok è arrivata a definirsi un “MechaHitler”, non prima però di essere intervenuta sotto tweet riguardanti le tragiche morti delle alluvioni in Texas reclamando i baffetti hitleriani per come stava a suo dire criticando quanti spargevano “odio anti bianchi” nella discussione. Grok quindi rimane più o meno in stallo dopo un aggiornamento che ha reso inaccettabili le sue “opinioni” su Shoah, ebraismo e antisemitismo.
Etsy Witches, witchtok, gli antri su Instagram e le fattucchiere di Facebook. Per quanto maldestre e talvolta in malafede, le streghe online ci dicono come sta cambiando il nostro rapporto con internet e con la realtà.
Il caso SocialMediaGirls scoppiato in seguito alla denuncia della giornalista Francesca Barra è solo l'ultimo di una ormai lunga serie di scandali simili. Tutti prova del fatto che se non regolamentata, la tecnologia può solo fare danni.