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Il Grande Fratello non può che essere trash

La nuova stagione del reality vorrebbe riflettere la linea "niente eccessi" della Mediaset di Pier Silvio Berlusconi. Ma la storia e la natura stessa del programma contraddicono questa intenzione.

di Lorenzo Peroni

Stop agli eccessi. Basta trash. Col passaggio di Silvio Berlusconi a miglior vita Mediaset ha messo in atto un repulisti epocale: via alcuni volti storici (Barbara D’Urso, Belen Rodriguez e Ilary Blasi) e dove possibile trasmissioni rinnovate. Se Maria De Filippi è intoccabile, a farne le spese è stato Signorini, non epurato ma chiamato a darsi una ridimensionata come conducente del Grande Fratello, con tanto di intervista a Verissimo in cui, con espressione contrita, si scusa per il cast della scorsa edizione, sbagliato, eccessivo. Quest’anno si riparte quindi dalla normalità. Via quindi anche gli opinionisti troppo flamboyant, al loro posto la compostissima Cesara Buonamici, volto storico del TG5. 

Sono passati 23 anni dalla storica prima edizione condotta da Daria Bignardi, che – inizialmente accolta dal pubblico quasi con diffidenza – è riuscita a catalizzare l’attenzione del Paese intero arrivando, con la puntata finale, a incollare davanti alla tv più di 16 milioni di spettatori. Cristina Plevani (vincitrice dell’edizione) e Pietro Taricone hanno fatto all’amore dentro la casa? Sì, no? Apriti o cielo. Da allora, nei tinelli delle case e nei salotti dei talk show (o viceversa), il Grande Fratello sembra essere diventato un termometro per misurare la morale della contemporaneità. E da allora, per mantenere il format a galla, nel programma sono cambiate molte cose. Daria Bignardi capisce molto presto che quel fenomeno è qualcosa di irripetibile – che la novità e l’incognita a cui andavano incontro quei primi concorrenti, vergini di tutto, erano ingredienti fondamentali – e se ne va. D’Urso e Marcuzzi le succedono, i concorrenti ormai puntano alle ospitate in discoteca e al posto fisso nelle Buone Domeniche di Costanzo (dove si tirano i capelli con Tina Cipollari), la telerissa diventa non più un’incognita ma un appuntamento fisso. Le polemiche, edizione dopo edizione, si ripetono sempre uguali: concorrenti sopra le righe, volgari, storie lacrimevoli e ricattatorie, mancanza di contenuti. «Noi non siamo trash, il trash non è questo, Il Grande Fratello rispecchia la società. Ma perché nella vita non ci sono persone sopra le righe? Ma perché se metti insieme un gruppo di ragazzi in una stanza parlano solo di massimi sistemi? Forse a volte si critica Il Grande Fratello perché non si ha il coraggio di vedere la realtà. Quella dei reality che sono trash è un’idea retrò, antica, perbenista», lo ha detto Marcuzzi in un’intervista a Fanpage, ma le stesse cose le hanno ripetute tutti i conduttori del reality. Nessuno di loro ha avuto il coraggio di riconoscere la verità, ovvero che una cosa non esclude l’altra. In un’intervista al Corriere Marcuzzi difende così le sue conduzioni: «Si parla di argomenti importanti: storie difficili tra genitori e figli, il tema della disabilità, l’omofobia. Quest’anno c’era un concorrente senegalese adottato da una famiglia pugliese, una storia bellissima. Anche del Tibet abbiamo parlato». Se non fosse che @lapinella fa simpatia ci sarebbe da obiettare nel merito, ma è giusto che ognuno abbia il proprio mondo immaginario in cui vivere. 

Diatribe su moralità, responsabilità dei media, rappresentazione delle minoranza (stranieri, omosessuali, etc.) a parte, le edizioni si susseguono stancamente, gli ascolti non sono più quelli di una volta, per due volte viene richiamata Barbara d’Urso (2018 e 2019), ma stavolta il treno deraglia completamente. Se Marcuzzi con il suo spirito naive era innocentemente incapace di alimentare il trash insito nei concorrenti e nelle situazioni, D’Urso butta benzina sul fuoco: «Tutti i reality e tutti i giochi hanno bisogno delle scintille», spiega lei a Bernardini in un’intervista per TV Talk. Costanzo, che una volta si abbeverava dal Grande Fratello, definisce queste edizioni «una finestra sulla discarica», Michela Murgia parla di «fogna televisiva», gli sponsor abbandonano la trasmissione. La conduttrice redarguisce i concorrenti in diretta: «Tua madre e tuo padre si staranno vergognando. Il pubblico è scioccato, sono dieci anni che combatto contro la violenza sulle donne». Mediaset preferisce puntare quindi sul GF VIP, preso in ostaggio, dopo le prime due edizioni con Ilary Blasi, da Alfonso Signorini. Se inizialmente l’idea sembra rinfrescare il format, con personaggi realmente avvezzi al mondo televisivo, strizzando l’occhio quasi più al varietà che al reality (le liti tra Valeria Marini e Antonella Elia sono siparietti di comicità spicciola), ben presto si torna a voler imbastire storie d’amore inesistenti, raccontare storie drammatiche ma edificanti, la durata della messa in onda si prolunga per mesi spremendo come limoni i concorrenti che restano (Maria Teresa Ruta portata a due passi da un esaurimento nervoso). Nella casa si torna a momenti di grande tensione e Signorini non è la persona adatta per gestirle. 

Ecco quindi che arriva Pier Silvio imponendo un ritorno alle origini, alla semplicità, si torna al caro vecchio Grande Fratello di una volta: mette il veto sui nomi dei nuovi concorrenti, vieta influencer e onlyfanser: vuole gente vera, semplice, per bene. Tra i concorrenti oltre a persone comuni (anzi, normali, come ha ripetuto fino allo sfinimento Signorini durante la prima puntata) anche alcuni vip, scelti però per le loro storie e non per le carriere.  L’obiettivo è quello di un Grande Fratello con un registro più alto (qualsiasi cosa voglia dire). Tra i concorrenti annunciati anche Mughini (partecipazione poi annullata a causa di problemi personali), scelta che non si capisce come potesse collimare con questi intenti di sobrietà.  Eliminato quindi il “trash” dei “vipponi”, porte aperte al trash dei “normali”, selezionati con casting da cecchino per – verrebbe da pensare – diventare lo zimbello della casa, davanti a tutta Italia. 

Ne è uscito un mischione che sembra riproporre sul piccolo schermo le classiche dinamiche da vita d’ufficio: persone che non c’entrano nulla le une con le altre costrette a condividere uno spazio e interagire al suono di small talk, già possiamo pregustare i discorsi da pausa caffè, quel momento di relax pronto a svoltare nel gelo e nella tensione nel più imprevedibile dei momenti. Il macellaio romano borgataro (modello mancato che non guarda la tv, «mai vista una puntata del GF») parla del Perù e dei suoi viaggi in giro per il mondo, l’operaia veneta amante della montagna che non ha mai preso un treno in vita sua se non per andare a Roma (per chiudersi nella casa del GF) lo ascolta già un po’ confusa. Lui sogna una donna come la sua mamma, lei un uomo come Mauro Corona. Arriva poi Rosy Chin, ristoratrice italo-cinese che non sarà passata inosservata agli assidui di TikTok («Bacchette pronte! Cin cin da Rosy Chin!», dove ha un profilo da 6 milioni e rotti di Mi piace cresciuto nel tempo grazie a video di ricette fusion e voice over motivazionali come «vivi la vita a modo tuo e fregatene di tutto quello che dice la gente, sii la versione migliore di te stesso ogni giorno, perché ricorda: siamo migliorabili, non i migliori»); poi ancora un giovane bidello, all’anagrafe Giuseppe Garibaldi (!), in cerca del posto fisso («noi meridionali sogniamo il posto fisso», dichiara in diretta nazionale) che per sedurre le insegnanti chiede loro: «Qual è la strada per arrivare al tuo cuore?». Ci sono poi le fuoriuscite dal mondo delle soap opera, come Grecia Colmenares (già concorrente all’Isola dei Famosi 14 nel 2019, quindi – evidentemente – simpatica a Pier Silvio), piena di entusiasmo, che finita subito nel tugurio esplode di gioia «che bello, sembra una scenografia!», ricordando i bei tempi andati dei set e i riflettori dei Telegatti, «ne ho vinti due!», precisa. E così, si mette a rifare i letti e a spazzare per fare ordine. Un po’ meno contenta Beatrice Lucci, la fu Eva Bonelli di Vivere (per chi la ricorda). Tra i volti noti anche Alex Schwazer, campione olimpico di marcia a Pechino 2008, con a seguire una lunga e complicata vicenda di doping, in cerca di riscatto. Niente di meglio del Grande Fratello per ripulire la propria immagine. Arrivano poi altri “normali” tra cui un giovane belloccio laureato in ingegneria, una giovane belloccia digital strategist executive, un’altra giovane belloccia impiegata commerciale, una giovane fotografa cresciuta nella comunità di San Patrignano, un istrionico calzolaio (anche lui su TikTok, ma senza numeri da capogiro)… 

Facciamo un passo indietro. Napoli, 1974, Marina Abramovic si inventa, in anticipo di qualche anno, il Grande Fratello. Alla galleria Studio Morra va in scena una performance, per sei ore lei è al centro della galleria immobile e a disposizione del pubblico che può interagire con lei come meglio crede. Su un tavolo svariati oggetti (tra gli altri, dei fiori, un flauto, un ago, una pistola, un proiettile, un libro, un profumo) e le istruzioni: ci sono 72 oggetti sul tavolo che possono essere usati su di me nel modo in cui desiderate; io sono l’oggetto; io assumo completamente la responsabilità di quello che faccio. All’inizio il pubblico è timoroso, poi qualcuno azzarda un tocco, una carezza, arrivano poi a tagliarle i vestiti, graffiarla con le spine delle rose, qualcuno le mette la pistola in mano. Lei non reagisce mai. Al massimo della tensione, interviene il gallerista. «Quello che ho imparato è che se ti affidi e ti abbandoni al pubblico, loro possono arrivare a ucciderti», dichiara poi l’artista. Questo ci dice molte cose sulle dinamiche di gruppo, la più ovvia e immediata: non sono mai edificanti, e che il tempo è deleterio. Non per nulla, il Big Brother UK, arrivato quest’anno alla 23esima edizione, dura in media, al massimo, un paio di mesi, da noi si sono superati anche i sei. 

Evidentemente per trash Pier Silvio intendeva i balletti di Carmen Russo ma non il paternalismo di Signorini, e questo cast che, proprio come un qualsiasi noiosissimo ufficio, ha tutta l’aria di una polveriera pronta ad esplodere, le famigerate scintille D’Urso™. Forse, al netto della noia a cui si accompagnano sempre le prime puntate di presentazione, questo mix & match tra proletari che sognano i soldi e famosi so last year che sognano i riflettori con l’ardore nelle stelle negli occhi, di caratteri assolutamente inconciliabili tra loro, per estrazione, per obiettivi, per indole, sarà davvero la miccia che renderà di nuovo il Grande Fratello, a suo modo, interessante. Gli sguardi dei concorrenti, pieni di malsopportazione gli uni degli altri, già pochi minuti dopo il loro ingresso, fanno ben sperare.