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I figli di Gabriel García Márquez hanno pubblicato il suo ultimo romanzo nonostante lui lo volesse distruggere

Il 6 marzo è il giorno del compleanno di Gabriel García Márquez e adesso anche il giorno in cui è stato pubblicato il suo ultimo romanzo, Ci vediamo in agosto (in Italia è uscito per Mondadori). A distanza di vent’anni da Memoria delle mie puttane tristi, il romanzo è quel che resta di un libro che lo scrittore non è mai riuscito a finire e che non ha mai davvero voluto pubblicare. Nel suo archivio personale nell’Università del Texas, Márquez conservava le bozze alle quali aveva lavorato negli ultimi anni della sua vita. Sono cinque in tutto, cinque versioni della stessa storia di cui si era sempre detto insoddisfatto nonostante le riscritture: «Proprio non funziona», aveva raccontato più volte ai figli Gonzalo e Rodrigo. «Lo voglio distruggere», aveva confessato Márquez, ormai sicuro che non ci fosse nessun modo di salvare quel romanzo.

I suoi figli la pensano in maniera diversa, evidentemente. Dopo la morte del padre, Gonzalo e Rodrigo hanno letto il manoscritto e hanno deciso che «contiene l’essenza dello scrittore che ha affascinato così tanti lettori per decenni», come scrivono Pau Mosquera e Oscar Holland su Cnn. Nella conferenza stampa tenutasi martedì 5 marzo all’Istituto Cervantes di Madrid per presentare il romanzo, i fratelli Márquez hanno confermato che il manoscritto conservato nell’archivio dell’Università del Texas non è stato modificato in nessun modo e senso: niente è stato aggiunto, niente è stato tolto, tutto è rimasto esattamente come lo aveva lasciato Márquez padre. Nella prefazione del libro, i figli hanno persino ammesso che pubblicare questo romanzo è in effetti un tradimento da parte loro nei confronti del padre.

Non è un romanzo “rifinito” come gli altri, per forza di cose, hanno ammesso Gonzalo e Rodrigo. Ma entrambi hanno assicurato che in Ci vediamo in agosto ci sono la prosa, le caratterizzazioni, le descrizioni che hanno fatto di Márquez uno dei fondamentali della storia della letteratura. Nonostante questo, Gonzalo e Rodrigo hanno riconosciuto il fatto che loro padre non avrebbe mai acconsentito alla pubblicazione di un romanzo non finito. Negli ultimi anni della sua vita la memoria lo stava abbandonando ed è per questo che gli riusciva così difficile continuare a lavorare su questo romanzo. Ragione per la quale, nonostante avesse deciso di distruggerlo, aveva conservato una bozza del libro nel suo archivio personale. Gonzalo e Rodrigo hanno raccontato che loro padre non aveva mai fatto una cosa del genere in tutta la sua vita: un libro lo completava oppure lo distruggeva, delle due l’una, sempre e comunque.