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Falco

Parabola del cantante (parvenu) austriaco che vendette 7 mln di dischi ed esplose nell'estate di 30 anni fa

di Stefano Ciavatta

Estate 1982. Oddio no, un altro amarcord dell’estate mundial! potrebbe chiosare qualcuno: ecco pronti Pertini che gioca a carte con Zoff, l’urlo di Tardelli e la pipa di Bearzot. Ma questa è un’altra storia e non è neanche quella di Breitner, autore del gol della bandiera a Madrid. È il ricordo di Hans Hölzel in arte Falco, cantante e musicista austriaco che proprio nel 1982 vendette sette milioni di copie con un album intitolato “Einzelhaft” e trascinato dal singolo “Der Kommissar”. Falco era nato a Vienna, il 19 febbraio 1957. Morì in un incidente d’auto a soli quarant’anni a Puerto Plata, il 6 febbraio del 1998. Come per il mundial anche da quella estate sono passati trent’anni, la stessa che si portò via Rainer Werner Fassbinder, ma anche questa è un’altra storia.

Non c’era Mtv né Deejay Television e così nel 1982 il video di “Der Kommissar” passò tra Discoring e Superclassifica Show. Semplice ma efficace come un trucco da film di serie b: c’è un uomo che corre in studio, un po’ scanzonato e con movenze teatrali, ha i capelli neri tirati a lucido con la gelatina, i Rayban scuri e classici a goccia, il giubbotto di pelle aperto, le scarpe da tennis e una collana d’oro, sullo sfondo finto due macchine della polizia lo inseguono. Non c’è ansia né ribellione in quella fuga, nulla a che vedere con l’esplicita “Police on my back” dei Clash, che aveva aperto “Sandinista” nel 1980. Quella di Falco era una canzone pop che parlava di una ragazza e di un poliziotto ma era cantata in dialetto viennese, con qualche flash inglese, un testo di cui non si capiva niente salvo per il ritornello che alludeva al kommissar. Il singolo, che riprendeva “Super Freak” di Rick James, finì in classifica italiana al primo posto per mesi, battendo big come Imagination, Survivor, Village People, Gazebo, Trio. In America arrivò solo 72esimo mentre esplodeva “Thriller” di Michael Jackson ma la cover in inglese realizzata dal gruppo degli “After the fire” raggiunse il terzo posto. Ci pensò Afrika Bambaataa a far conoscere Falco nei club di New York ma nel 1982 l’unico austriaco famoso in America era ancora mr Olympia Arnold Schwarzenegger.

La storia di Falco, outsider da 70 milioni di dischi venduti nel mondo, è anche un rise & fall degli anni 80: «Il periodo più difficile nella mia vita è stato quando ho cominciato a guadagnare soldi come non avevo mai immaginato prima. I soldi rovinano la gente ed hanno rovinato a lungo la mia vita. A causa dei soldi ti illudi di essere il più grande». In soli dieci anni Falco ha pubblicato otto album, con il nono nell’aria e fino alla fine “ha vissuto sesso, droghe e rock’n’roll in un vestito di Versace”. Il viennese sconosciuto iniziò facendo bingo in classifica, esaudendo quelle preghiere implorate da Freak Antoni ne “Il Signore dei Dischi”. Ma Falco non era un semplice esecutore, non voleva solo piazzare il singolo e andarsene, aveva una marcia in più: possedeva un talento irrequieto e una presenza istrionica, era bello, aveva lineamenti decisi ed eleganti, «a venticinque anni ho iniziato con le pose, con l’insolenza e la freschezza di un quarantenne». Voleva sfondare insomma ed era un perfezionista. C’è chi lo definiva “un dandy con capelli corti e il pullover di Fiorucci”, ed era l’unico dei suoi gruppi a salire sul palco con «un vestito grigio gessato a righe verde scuro, capelli corti spazzolati indietro con il gel». Si era dato il nome d’arte in omaggio allo sciatore tedesco Falco Weisspflog, aveva studiato al conservatorio di jazz di Vienna ma lo aveva abbandonato, stessa sorte per la scuola superiore e l’istituto assicurativo dove faceva apprendistato. Era andato a vivere a Berlino ispirato da David Bowie, poi era tornato a Vienna. Bassista funky e cantante eccentrico della scena new wave austriaca, Falco aveva fatto parte di band punk-rock a cui piaceva strizzare l’occhio all’avanguardia teatrale e al cabaret politico come Hallucination Company e Drahdiwaberl, tanto che a Falco capitava di proteggere gli abiti firmati con impermeabili di plastica per non sporcarli durante le performance del gruppo. Infine era approdato agli “Spinning Wheel” a suonare e cantare cover di Bee Gees e Rod Stewart. La sua unica sortita individuale era la sua canzone “Ganz Wien” utilizzata per riempire le pause ai concerti. Parlava del consumo della droga e venne boicottata dalle radio. Solo il successo dell’1982 riuscì a sdoganarla almeno in pubblico. Ma ancora nessuno pensava a Falco frontman di se stesso. Fino a “Der Kommissar”.

Il secondo album non gli riesce come il primo: “Junge Röemer” prodotto da Robert Ponger, costa molto, è raffinato ma un po’ rigido. Falco incassa male, si fa arrogante e distaccato nelle interviste complice l’abuso d’alcol. Annulla il tour, si ritira e licenzia il produttore. Fin qui ci sta il copione per il parvenu di Vienna. Ma Falco risorge prepotentemente nel 1985 grazie al concittadino Mozart, alla sbornia di suggestioni nata intorno ad “Amadeus”, film premio Oscar di Milos Forman, e a due nuovi produttori, gli olandesi Rob e Ferdi Bolland. “Falco 3” contiene “Rock me Amadeus” dove Falco può sfoggiare tutto il suo gusto teatrale e glamour. Nel marzo del 1986 “Rock me Amadeus” rimane per tre settimane nelle classifiche della rivista Billboard davanti al brano “Kiss” di Prince. All’età di 29 anni, Falco era la prima pop star di lingua tedesca a raggiungere la vetta delle classifiche dei singoli Usa: «Non fui affatto felice quando seppi che ero al numero uno in America perché sapevo quanto fosse stato difficile arrivarci. Mi sono stati necessari quasi cinque anni per liberarmi di questo peso». Il video della canzone girava in heavy rotation su MTV. La promozione fu massiccia, venne creata anche una linea telefonica dove i fan potevano rivolgergli delle domande: “per divertirti chiama Falco: 1-800-841-1223”. Sbancò anche in Gran Bretagna, ovunque. Nel 1986 con Schwarzenegger diventato cittadino americano, l’austriaco più famoso in Usa era Falco ma il grande salto non era ancora pronto: «Non penso che sarei riuscito a costruirmi una carriera negli Stati Uniti come Schwarzenegger perché non ho questa incredibile presenza fisica, penso che sarei completamente crollato. Ecco perché amichevolmente ho visto il mio tour promozionale come un viaggio turistico. Al ritorno pesavo 87 chili, bevevo una bottiglia di whiskey al giorno e cambiavo continuamente umore. Avevo una bimba che correva nel mio appartamento ed io non sapevo chi marziano fosse e cosa ci facesse nella mia vita».

Con “Vienna Calling” andò a Sanremo come ospite, nel 1987 si tolse lo sfizio di cantare con Brigitte Nielsen, «ma solo per andarci a letto», “Body Next to Body”, prodotto da Giorgio Moroder . Con i fratelli Bolland lavorò a due album ma “Wiener Blut” nel 1988 fu un disastro: «Il 1988 è stato il punto più basso della mia vita, un tour europeo cancellato, io ero alcolizzato, Isabella che non è mai stata mia moglie, una bambina che non è mai stata mia figlia”. Sì perché ad aggravare un condizione artistica precaria arrivò il divorzio dalla moglie, dopo soli 309 giorni di matrimonio e che gli costò 3.8 milioni scellini e poi la tremenda notizia di non essere il padre di sua figlia grazie al test del DNA. Neanche il ritorno con Ponger nel 1990 gli giovò: «Data De Groove era un album introverso, molto privato. La gente non aveva nessuna voglia di studiare un paio di semestri nella mia università privata per capire la mia musica. Testi come “The mega the schore, desto mono the chrome” non li scriverò mai più». Falco lancia nel 1991 un best of senza successo ma l’anno dopo ritornano gli applausi con “Nachtflug”. Recupera terreno in casa propria grazie al singolo “Titanic” e torna in tour.

Nel 1996 Falco si trasferisce nella Repubblica Dominicana, per ritrovare la serenità e anche per motivi fiscali. Esce un singolo “Naked” ma non si muove nulla. Nel 1998 muore a 40 anni in un incidente stradale a Puerto Plata. Viene riportato in patria da un aereo dell’amico Niki Lauda. Al suo funerale sono presenti migliaia di persone, la sua bara viene portata dal gruppo di motociclisti rock viennesi che erano comparsi nel video di “Rock me Amadeus”. L’album “Out Of The Dark” esce postumo vendendo 2 milioni di copie in Germania e Austria. Falco è sepolto nel monumentale Cimitero Centrale di Vienna, lo Zentralfriedhof, dove riposano più persone dei cittadini che vivono a Vienna. Che la sua tomba sia accanto a quella Beethoven, come scritto altrove, è una bugia su cui avrebbe riso. Sulla lastra di vetro che sovrasta la lapide sono incisi i nomi dei suoi album, come le battaglie di Napoleone al Dome. Dentro il vetro è impressa l’immagine della copertina dell’ultimo album, “Nachtflug”, con Falco fasciato con un mantello aderente alle braccia, a metà tra Rodolfo Valentino e Mephisto. Forse perché per salire in classifica non c’è voluto solo lo charme.