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Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.

Alla ricerca di Fabrizia Ramondino

La ristampa da parte di Fazi di Guerra d’Infanzia e di Spagna è un altro importante omaggio a una figura letteraria che è stata a lungo trascurata.

21 Gennaio 2022

Nell’ultimo decennio Fabrizia Ramondino è entrata di diritto in un canone nobile e variegato: quello dell’oblio al femminile. Con lei Fausta Cialente, Dolores Prato, Brianna Carafa, Livia De Stefani e molte altre. Da anni il meglio dell’intellighenzia napoletana invoca un Meridiano, una ristampa completa, una restituzione al presente di un’opera smarrita in qualche ufficio diritti. Per ora sono stati accontentati con una nuova edizione dalla copertina rosa confetto di Althenopis (Einaudi), e soprattutto con l’omaggio delle Rampe Pontecorvo, da un anno ormai Rampe Ramondino. L’ex sindaco De Magistris, sensibile all’annoso problema dell’odonomastica sessista, ha restituito ai napoletani una degna forma di rappresentazione, un omaggio sacrosanto a chi, per la città, ha dato un importante contributo civile e sociale. Il lamento degli scrittori e delle scrittrici dimenticate ha intanto maturato codici da genere letterario. Quasi sempre l’invettiva si scaglia contro un lavoro editoriale selvaggio, contro editori alla disperata ricerca di un escamotage per non fallire del tutto, mentre a nessuno di loro viene in mente di educare una comunità di lettori, riconquistare un’identità di collana, fidelizzare in qualche modo un pubblico oramai ristretto e quindi molto esigente.

A noi sfessati Millennial, che di tutte le nostre letture postiamo quelle che meglio possono raccontare noi stessi, in un continuo campionato di posizionamento, il nome della scrittrice evoca una certa soggezione: ci sentiamo in colpa per non averla letta, perché nemmeno uno dei suoi romanzi è rintracciabile nelle librerie dei nostri genitori – dove ormai troneggiano in prima fila Perrin e Auci – e per quanto spulciamo le piattaforme di streaming non riusciamo a trovare Morte di un matematico napoletano. Mentre gli intellettuali di prima la ricordano con stima e affetto, noi possiamo solo citarla con cautela, consapevoli che da un momento all’altro qualsiasi persona nata prima degli anni Ottanta possa smentirci o capire il trucco: tu la Ramondino non sai nemmeno chi è.

Intimidisce già la biografia girovaga. Nata a Napoli nel 1936, si trasferisce da bambina a Maiorca, a seguito del padre diplomatico durante l’era fascista. Con l’armistizio del 1943 torna in Campania, a Massa Lubrense, poi la Francia e ancora la Germania, poi di nuovo a Napoli, via dalla folla nella remota Ventotene, fino al litorale di Itri. I luoghi sono essenziali per i suoi romanzi, ci si perde in pagine di infinite e precise descrizioni di ambienti – il patio, i lastrici, le ville, gli alberghi, l’orto botanico di Napoli, le stanze del San Giovanni di Trieste – gli spazi disegnano una partitura dal ritmo proustiano, puri momenti di goduria letteraria. E come Proust, Ramondino ha una capacità di raccontare le gerarchie sociali come nessun altro scrittore – cupo, serio e maschio – del nostro Novecento.

Nei suoi ricordi romanzati di bambina, nel bellissimo Guerra di infanzia e di Spagna, al porto, in attesa che la corvetta salpi per Maiorca, l’io narrante svela il ceto sociale di appartenenza dal tipo di baciamano di chi lo eseguiva: «Taluni compivano quel rito con una misura, un’eleganza, un distacco tali che si capiva subito che sin dall’infanzia erano state inculcate loro tutte quelle regole di cui il baciamano era, per così dire, la prova d’esame. C’era poi il baciamano del parvenu, o troppo alto, o troppo profondo, o troppo legnoso, o invece circonvolutorio e molle: si poteva allora dedurre che solo di recente avevano imparato le buone maniere e che in gioventù i loro corpi non si erano dedicati alla ginnastica da camera o al tennis». Chissà cosa penserebbe oggi dei nuovi ricchi napoletani, delle sguaiate e post-berlusconiane real housewives di Napoli protagoniste di programmi tv che godono del discredito della città, che esasperano quel regionalismo mal tollerato dalla formazione cosmopolita della scrittrice. O del gran parlare della piccola borghesia nella recente epopea vomerese di Sorrentino. Lei che nella sua elegia al salotto napoletano − terremotato, antico, morto, «dalla cui crisalide è nato il soggiorno moderno» − riscontrava la fine di un mondo fatto di famiglie napoletane − salottiere − che a pranzo parlavano almeno in due tre lingue diverse in «lunghe concatenazioni di subordinate, pazienti congiuntivi, volute di dubitative, accorati condizionali passati». Il vicolo non era un panorama da mostrare all’antropologo di turno ma una realtà vicina, che partecipava accorata e miserabile alle lezioni di francese di signore decadute.

Fazi è il coraggioso editore che oggi ha in programma la pubblicazione di tutte le opere di Fabrizia Ramondino. Si comincia con la ristampa di Guerra d’Infanzia e di Spagna e si spera che il progetto prosegua con tutti gli altri lavori della scrittrice, dai racconti ai reportage. Giovani lettori, schiere di blogger e bookstagrammer, gruppi di lettura per sole autrici del Novecento, libraie, dottorandi di studi di genere avranno finalmente una rinnovata figura letteraria di riferimento, un lascito del secolo scorso che si spera duri, nel poco tempo che ci è rimasto del secolo nuovo.

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