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Fabiana Filippi, il Festival dei Due Mondi e l’Umbria

Conversazione con Mario e Giacomo Filippi Coccetta, fondatori del marchio sinonimo di qualità artigianale e design che ha scelto di investire nel territorio e nella manifattura di pregio.

La sede di Fabiana Filippi a Giano Dell'Umbria (PG)

Da dodici anni, Fabiana Filippi è uno degli sponsor del Festival dei Due Mondi di Spoleto, manifestazione che dal 1958 porta nella splendida cittadina umbra un connubio unico di musica, arte e cultura e che quest’anno si è svolta dal 24 giugno al 10 luglio. Il Festival, giunto alla sua 65esima edizione, nasce dalla volontà e dall’intuizione del maestro compositore Gian Carlo Menotti, che scelse Spoleto perché era una città a misura d’uomo che, tra le altre cose, poteva già vantare i palcoscenici migliori per far risaltare la ricca programmazione del Festival, grazie alla presenza di due teatri e alla speciale conformazione di Piazza del Duomo, vero e proprio teatro all’aperto. Anche il marchio Fabiana Filippi nasce e si sviluppa nello stesso territorio, quello umbro, che ospita il Festival e, come il Festival, negli anni ha costruito e mantenuto un rapporto strettissimo con le persone, le maestranze e la cultura che quel territorio lo animano quotidianamente. «Per noi significa innanzitutto investire il territorio nel quale siamo nati e dove lavoriamo, è il nostro modo di restituire quello che quotidianamente ci viene dato, sia in termini di ispirazione che di azienda», racconta Mario Filippi Coccetta, Ceo e co-fondatore di Fabiana Filippi, «Vivendo e operando qui, ogni giorno ci viene dato qualcosa dall’ambiente e dalle persone che ci circondano: può essere il verde, una colonna rinascimentale, il saper fare dei nostri dipendenti. Supportare un evento come il Festival dei Due Mondi, la cui qualità di programmazione è universalmente riconosciuta, ci permette inoltre di intercettare un pubblico internazionale e di qualità che in quei giorni si ritrova a Spoleto per godere degli spettacoli».

Una filosofia di valori che ben rappresenta l’azienda che Mario e il fratello Giacomo hanno fondato nel 1985 e che da allora si è trasformata in un marchio che ha il suo punto di forza nelle tecniche di lavorazione, focalizzate nella scelta di materie prime pregiate, e nell’attenzione al dettaglio che si estende lungo tutto il processo produttivo, dall’ideazione del concept design, allo sviluppo dei prototipi, dalla produzione dei capi d’abbigliamento fino al controllo qualità e alla distribuzione. Oggi Fabiana Filippi è presente in oltre 40 Paesi nel mondo, ma il suo centro propulsore rimane indubbiamente l’Umbria e la tradizione di altissimo artigianato che da sempre la caratterizza, in particolare nella lavorazione della maglieria (non è un caso che qui abbia aperto il suo primo laboratorio anche Giorgio Armani, che di fluidità del tessuto è maestro).

La valorizzazione del saper fare artigianale, però, è per Fabiana Filippi sempre legata a doppio filo con la ricerca dell’innovazione, nel continuo tentativo di costruire un modello di business che fosse sì radicato in un territorio, ma anche proiettato verso il mondo. «Per noi il Festival dei Due Mondi di Spoleto ha sempre avuto un fascino particolare, era la manifestazione a cui tutti ambivano partecipare. È inusuale per una piccola città di provincia ospitare un evento così importante reso possibile grazie alla competenza della direzione artistica del Festival, che ha creato un palcoscenico che molte grandi aziende hanno voluto supportare nel tempo», spiega infatti Giacomo Filippi, «Il Festival dei Due Mondi è sempre stato luogo di innovazione e avanguardia e negli anni ha portato a Spoleto musica e spettacoli che era raro vedere in giro per l’Italia, attivando un circolo virtuoso che ha valorizzato un territorio, quello umbro, che rimane per molti versi periferico, ancora difficile da raggiungere. Tutti questi valori, e soprattutto questo attaccamento al territorio e la voglia di farlo crescere in maniera sana, sono valori che nella nostra azienda condividiamo, ecco perché abbiamo sempre voluto esserci. Fabiana Filippi esprime la cultura del saper fare e la continua ricerca dell’innovazione e per noi il Festival è una splendida finestra sul mondo».

 

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Un modello che ha comportato, sin dall’inizio, scelte non facili per i due imprenditori, a cominciare da quella di rimanere dov’erano. «Possiamo dire che Fabiana Filippi è un’azienda veramente sostenibile e sin dai suoi inizi. Siamo cresciuti in questo territorio e cerchiamo da sempre di mantenerlo vivo con la nostra azienda», dice Mario Filippi Coccetta, «Più del 70 per cento della nostra produzione è di base in Umbria, così come lo è la nostra sede, e questo per noi è il modo migliore di mantenere il legame con la tradizione della nostra manifattura, storicamente specializzata in maglieria di alta qualità ma che ha saputo anche allargarsi al ready to wear. Per noi era fondamentale che Fabiana Filippi rimanesse in Umbria. Allo stesso tempo in azienda abbiamo implementato una serie di pratiche che vanno in quel senso, dall’eliminazione della plastica al riutilizzo degli scarti, oltre ad aver avviato delle iniziative specifiche in questo senso».

Gli fa eco Giacomo: «Scegliendo di rimanere in Umbria abbiamo fatto una scelta difficile, ma che nel lungo periodo si è rivelata vincente. Abbiamo investito nel territorio e costruito un patrimonio che è condiviso con le persone e i luoghi dove la nostra azienda ha sede, a partire dal prodotto. In Umbria le aziende sono spesso micro imprese iper specializzate, da quella che si occupa dei bottoni a quella che si occupa degli occhielli, e questa è sempre stata una caratteristica della filiera italiana, l’espressione più autentica della nostra artigianalità, che ci permette di raggiungere un livello nella produzione che è poi competitivo sul mercato, perché è un valore assoluto. Probabilmente non siamo ancora così bravi a mettere a sistema questo grande patrimonio, potremmo “venderlo” molto meglio di quanto facciamo nonostante [il made in Italy, ndr] sia già apprezzatissimo nel mondo».

Un momento di “Le Bal de Paris de Blanca Li”, spettacolo immersivo in realtà aumentata andato in scena al Festival dei Due Mondi di Spoleto

A distanza di 37 anni, però, quella scelta difficile si è dimostrata quella giusta, tanto più in un periodo complicato come quello che tutte le aziende di moda si trovano oggi ad affrontare, prima con la crisi causata dal Covid-19 e poi con la guerra in Ucraina. Eventi che hanno portato a un profondo ripensamento della filiera produttiva e che stanno causando ulteriori cambiamenti nelle abitudini d’acquisto, sempre più difficili da interpretare. Quando si è così saldi nelle proprie radici, però, il futuro spaventa un po’ meno: «Ci piacerebbe diventare un marchio sempre più internazionale, pur rimanendo radicati al nostro territorio. È una sfida non da poco, che va affrontata in maniera sistemica: è importante infatti che l’industria della moda italiana sappia presentarsi all’estero e sia in grado, sempre come sistema, di superare gli eventi inaspettati che possono colpirla da un momento all’altro, senza preavviso, com’è stato per l’emergenza Covid, che ci ha trovati del tutto impreparati, o la guerra in Ucraina. Solo se si è uniti e si lavora verso gli stessi obiettivi, saremo capaci di articolare sempre meglio il racconto di ciò che facciamo in Italia», dice Mario Filippi Coccetta. Che è convinto che una strada per il futuro, in Italia, già ci sia: «Credo sia importante, cosa che la crisi causata dal Covid ci ha insegnato molto bene negli ultimi anni, avere un approccio ponderato che ci porti a produrre (e consumare) meno e meglio, concentrandoci su manufatti di alta qualità. È quella la strada veramente sostenibile da intraprendere».