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07:16 lunedì 1 dicembre 2025
I dazi turistici sono l’ultimo fronte nella guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa Mentre Trump impone agli stranieri una maxi tassa per l'ingresso ai parchi nazionali, il Louvre alza il prezzo del biglietto per gli "extracomunitari".
Papa Leone XIV ha benedetto un rave party in Slovacchia in cui a fare da dj c’era un prete portoghese Il tutto per festeggiare il 75esimo compleanno dell'Arcivescovo Bernard Bober di Kosice.
I distributori indipendenti americani riporteranno al cinema i film che non ha visto nessuno a causa del Covid Titoli molto amati da critici e cinefili – tra cui uno di Sean Baker e uno di Kelly Reichardt – torneranno in sala per riprendersi quello che il Covid ha tolto.
La presidente della Tanzania Samia Suluhu Hassan ha nominato il nuovo governo e ha fatto ministri tutti i membri della sua famiglia In un colpo solo ha sistemato due figlie, un nipote, un genero, un cognato e pure un carissimo amico di famiglia.
Sally Rooney ha detto che i suoi libri potrebbero essere vietati in tutto il Regno Unito a causa del suo sostegno a Palestine Action E potrebbe addirittura essere costretta a ritirare dal commercio i suoi libri attualmente in vendita.
In Francia è scoppiato un nuovo, inquietante caso di “sottomissione chimica” simile a quello di Gisèle Pelicot Un funzionario del ministero della Cultura ha drogato centinaia di donne durante colloqui di lavoro per poi costringerle a urinare in pubblico.
Dopo quasi 10 anni di attesa finalmente possiamo vedere le prime immagini di Dead Man’s Wire, il nuovo film di Gus Van Sant Presentato all'ultima Mostra del cinema di Venezia, è il film che segna il ritorno alla regia di Van Sant dopo una pausa lunga 7 anni.
Un esperimento sulla metro di Milano ha dimostrato che le persone sono più disponibili a cedere il posto agli anziani se nel vagone è presente un uomo vestito da Batman Non è uno scherzo ma una vera ricerca dell'Università Cattolica, le cui conclusioni sono già state ribattezzate "effetto Batman".

In Euphoria è tutto (fin troppo) perfetto

Nella seconda stagione della serie Hbo lo styling è l'elemento essenziale del racconto, come conferma il suo successo social.

12 Gennaio 2022

In Euphoria tutto è perfetto. Lo è il cast a partire da Zendaya, ex bimba prodigio di Disney Channel e nel 2021 co-protagonista di Malcom & Marie, Dune e Spider-Man: No Way Home, testimonial per Bvlgari e Valentino. Ma lo sono anche Hunter Schafer, Jacob Elordi, Barbie Ferreira, Sydney Sweeney, Alexa Demie, Angus Cloud, tanto che i brand del lusso si spintonano per vestirli sul red carpet (rispettivamente in Prada, Celine, Miu Miu, Balenciaga, Saint Laurent, Versace, mentre Zendaya alla premiere era in Valentino Vintage). Lo sono Sam Levinson alla regia, Heidi Bivens ai costumi, Doniella Davy al make up, Labirinth alla colonna sonora. Erano tutti semi sconosciuti all’epoca del debutto della prima stagione, nel 2019, mentre oggi, dopo quasi tre anni di attesa (causa pandemia) si trovano nella lista dei grandi talenti della nuova Hollywood. In Euphoria è perfetta soprattutto la scrittura dei personaggi, tutta estetica, tanto da far domandare se sia giusto estetizzare certi traumi. L’estetizzazione passa attraverso i vestiti, ovviamente, scelti da Bivens con una monumentale ricerca in cui lusso, marchi emergenti e vintage si intrecciano continuamente, e i make up e le nail art imitatissimi da tutte le insta-girls del mondo, da Dua Lipa e Olivia Rodrigo in giù. Tutto di Rue, Jules, Maddy, Cassie e Kat è così perfetto da essere diventato influente e da aver generato un hype altissimo per la seconda stagione partita il 10 gennaio in Usa e in Italia (su Sky e Now tv) con la promessa di generare nuovo hype, nuovi trend, nuove influenze.

Zendaya

Hunter Schafer

Gli otto episodi della seconda stagione proseguono il racconto delle vicende adolescenziali del gruppo di ragazzi di un sobborgo anonimo come ce ne sono infiniti negli Stati Uniti. Droga, sesso, farmaci, identità, violenza, amicizia. La trama è contrassegnata da tanti avvenimenti quanti sono i look dei protagonisti, i quali servono a definire – ancora più di prima – i caratteri dei protagonisti e le loro evoluzioni. Rue è sempre Rue, persa nelle sue dipendenze, molle, dinoccolata, nella t-shirt vintage con la faccia di Malcom X e le All-Star o con la giacca del brand di streetwear neworkese Peels. Jules è meno ingenua e così i suoi look sono diventati meno innocenti, eppure sempre pieni di fantasia, come se indossandoli le regalassero l’accesso a un mondo diverso, il top con gli strass del marchio newyorkese Nihil, la gonna-corsetto di Orseund Iris. Maddy non indietreggia di un millimetro e il suo abito nero con i guanti di Akna Store, disponibile in pre-sale per alcuni giorni a 200 dollari, è la quintessenza dello stile Y2K [lo stile anni 2000, ndr] e dell’usare la femminilità come uno scudo contro le proprie fragilità. Cassie invece oscilla tra i micro cardigan cottagecore, che sembrano la trasposizione letterale del suo carattere sensibilissimo, e gli abitini fascianti che non riescono a contenere un corpo da urlo, come quelli che tante ventenni comprano al chilo su Shein. Kat continua invece nel suo processo di scoperta e accettazione di un corpo che odia, un corpo che, passato il periodo da cam-girl e la scoperta della sessualità, ora cerca di ingentilire con gli abitini romantici di Mimi Wade. Infine Lexi con i suoi abitini anti-cool e Fezco con le sue polo da gangster senza gusto.

Alexa Demie

Sydney Sweeney

Tutto in Euphoria è bello alla maniera della Generazione Z, anche la promozione del film sui canali social, con fotografie ufficiali scattate in analogica perché ora le adolescenti hanno in borsa le usa&getta (o almeno un filtro che ne imita l’effetto). Ma sono i vestiti a parlare più del resto. Difficile capire chi nutra l’altro, se sia la realtà a influenzare il set o viceversa. Su TikTok l’influenza della serie è visibile nei migliaia di video registrati nelle camerette in un loop infinito di estetiche differenti. Basta digitare “Euphoria clothes” per trovare infatti video che si intitolano “What Maddy Would Wear”, “What the Characters in Euphoria Would Wear if They Had My Closet”, “Euphoria Inspired Outfits”, tutti abitati da decine di Rue con i suoi jeans tagliati a bermuda, di Jules con i collant rotti e colorati, Maddy con le cinture a farfalla e gli orecchini a cerchio, di Cassie con le minigonne a fiori, di Kat con gli slipdress e di Leslie con i colletti e le finte perle. Euphoria non è l’unica serie tv ad ambire di finire nell’algoritmo di TikTok e non è l’unica serie in cui gli abiti hanno un ruolo determinante nella definizione dei personaggi, spesso a discapito della trama stessa, anche perché i marchi vogliono esserci, e preferiscono stare lì piuttosto che tra le pagine di una rivista. Emily in Paris è appena stata rinnovata per una terza e quarta stagione, mentre And just like that… ha riportato sul piccolo schermo Carrie and company, undici anni dopo l’ultimo Sex and the City. Euphoria, insomma, non è l’unica serie a calcolare tutto al millimetro, ad ambire alla perfezione. Ma è l’unica che ci riesce.

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