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14:28 venerdì 19 dicembre 2025
I Labubu diventeranno un film e a dirigerlo sarà Paul King, il regista di Paddington e Wonka Se speravate che l'egemonia dei Labubu finisse con il 2025, ci dispiace per voi.
Un reportage di Vanity Fair si è rivelato il colpo più duro inferto finora all’amministrazione Trump Non capita spesso di sentire la Chief of Staff della Casa Bianca definire il Presidente degli Stati Uniti una «alcoholic’s personality», in effetti.
Il ministero del Turismo l’ha fatto di nuovo e si è inventato la «Venere di Botticelli in carne e ossa» come protagonista della sua nuova campagna Dopo VeryBello!, dopo Open to Meraviglia, dopo Itsart, l'ultima trovata ministeriale è Francesca Faccini, 23 anni, in tour per l'Italia turistica.
LinkedIn ha lanciato una sua versione del Wrapped dedicata al lavoro ma non è stata accolta benissimo dagli utenti «Un rituale d'umiliazione», questo uno dei commenti di coloro che hanno ricevuto il LinkedIn Year in Review. E non è neanche uno dei peggiori.
C’è una specie di cozza che sta invadendo e inquinando i laghi di mezzo mondo Si chiama cozza quagga e ha già fatto parecchi danni nei Grandi Laghi americani, nel lago di Ginevra e adesso è arrivata anche in Irlanda del Nord.
Nobody’s Girl, il memoir di Virginia Giuffre sul caso Epstein, ha venduto un milione di copie in due mesi Il libro è già alla decima ristampa e più della metà delle vendite si è registrata in Nord America.
YouTube avrebbe speso più di un miliardo di dollari per i diritti di trasmissione degli Oscar Nessuna tv generalista è riuscita a superare l'offerta e quindi dal 2029 al 2033 la cerimonia verrà trasmessa in esclusiva su YouTube.
Miss Finlandia ha perso il suo titolo dopo aver fatto il gesto degli “occhi a mandorla” ma in compenso è diventata un idolo dell’estrema destra Il gesto è stato imitato anche da due parlamentari del partito di governo Veri finlandesi, nonostante il Primo ministro lo abbia condannato.

Vorrei smettere di ascoltare il nuovo album di Ethel Cain, ma non ci riesco

Coi suoi 90 minuti di dark ambient, Perverts è un album claustrofobico, ma nel suo descrivere così perfettamente le emozioni che stiamo vivendo genera un perverso senso di sollievo.

27 Gennaio 2025

Mi piace pensare alla protagonista di Nosferatu, Ellen – una giovane creatura pallida, depressa, attratta da un’oscurità misteriosa in cui il desiderio sessuale si mescola al desiderio di morte – come all’ascoltatrice ideale del nuovo Ep di Ethel Cain. Accompagnato da video eroticissimi e cupi (“Vacillator”, “Punish”) Perverts sembra la colonna sonora di un horror A24, in cui alle atmosfere alla Lynch (tanti citano Eraserhead, anche per il bianco e nero che domina i video e la cover dell’album) si mescolano suoni che fanno pensare alle Backrooms. Inni, gemiti, sussurri, cigolii, disturbi, droni, interferenze, preghiere deviate (Ethel Cain è figlia di un decano e la religione aveva un ruolo fondamentale anche nel suo disco precedente, The Preacher’s Daughter): 90 minuti di dark ambient che suonano come una specie di messa nera, un rituale per evocare un demone ancora sconosciuto, una celebrazione liturgica del vuoto esistenziale, un percorso di meditazione al contrario, che invece di mirare all’illuminazione invita a sprofondare il più possibile nelle tenebre.

Camminando per la spettrale periferia di Milano mentre mi auto-somministravo attraverso le cuffie queste litanie dell’orrore – ad esempio la ripetizione ossessiva e continua di «I love you» nel brano più sinistro e soffocante del disco, “Housofpsychoticwomn” – ho ripensato a quel meme sugli europei che ascoltano “il disco estivo” di Bad Bunny (una celebrazione della cultura portoricana tra latin pop, salsa e reggaeton) mentre fuori nevica, il cielo è grigio e gli alberi sembrano morti. Ecco, l’album di Cain invece si accorda perfettamente alla nebbia, la pioggia, il buio e i paesaggi gotici dell’inverno, ma anche all’angoscia, l’inquietudine, la disperazione, il senso di catastrofe imminente. Forse Perverts non è stato accolto come un album “politico” come invece Debí Tirar Más Fotos di Bad Bunny, ma lo è comunque, perché è la perfetta traduzione, in musica, di tutto ciò che Ethel Cain è e rappresenta in questo momento.

Già quando trovò la sua canzone più famosa, “American Teenager”, che lei stessa definì su Tumblr una «finta canzone pop contro la guerra e il patriottismo», in una delle famose liste di Obama (per la precisione quella delle migliori canzoni del 2022), espresse tutta la sua perplessità. Ma nessun’altra artista americana ha usato parole così dure dopo l’elezione di Trump: «Se hai votato per Trump», aveva scritto su Tumblr, «spero tu possa non trovare pace. Invece, spero che la chiarezza ti colpisca un giorno come un fulmine e che tu debba vivere il resto della tua vita con la consapevolezza e il senso di colpa per ciò che hai fatto e per la persona che sei». Dopo l’omicidio di Brian Thompson, il Ceo di UnitedHealthcare, ha voluto rincarare la dose, scrivendo una riflessione in cui praticamente sosteneva il gesto di Luigi Mangione e terminava con: «È semplice, devono avere paura di morire e bisogna colpirli dove fa male, altrimenti non si otterrà mai nulla». Hashtag #KillMoreCEOs.

Ethel Cain è una donna trans in un Paese il cui Presidente, nel discorso di insediamento, ha voluto affermare l’esistenza di due soli generi, maschio e femmina. Ed è anche una donna autistica in un Paese in cui si utilizza la scusa dell’autismo per confondere le acque se Elon Musk fa due volte saluto romano. Su Fox News pregano gli spettatori di boicottarla, dicono che la sua musica è “depravata” e “malata”, il suo post sui Ceo è stato definito “terrorismo”. Qualche mese fa, alla sfilata di MiuMiu, le avevano chiesto cos’era la cosa che più la ossessionava su internet in quel momento: aveva risposto «non essere su internet». A ottobre ha pubblicato un interessante saggio “contro l’ironia”, sostenendo che i meme fomentano l’anti-intellettualismo, perché tutto, anche ciò che andrebbe preso seriamente, viene trasformato in un gioco, una battuta, uno scherzo.

In Perverts non c’è niente di tutto questo, eppure c’è tutto: c’è il senso di claustrofobia e di disgusto, la realizzazione agghiacciante di essere caduti in una trappola (quanti, dopo l’insediamento di Trump, hanno ricondiviso la storiella della rana?), la realizzazione di ritrovarsi incastrati all’interno di internet e del mondo com’è oggi, senza i mezzi per poter capire o immaginare come liberarsi. E nella catarsi, nella trasformazione di quest’orrore in musica e in scrittura (dal punto di vista dei testi forse il brano migliore è “Pulldrone”, una specie di preghiera in dodici punti e lunga 15 minuti che comincia con una frase che suona come un mantra nichilista «One. Apathy. I am what I am and I am nothing»), c’è una perversa forma di sollievo. «Non mi sono mai sentito così illuminato spiritualmente», commenta qualcuno su YouTube.

Su TikTok, tra i fan di Cain, c’è grande ammirazione, anche per il coraggio di pubblicare un album così poco “catchy” (questo trend di persone che ballano e si allenano sulle note di “Pulldrone” è molto divertente), ma serpeggia anche la preoccupazione che, nonostante i suoi sforzi, di questo passo, l’artista possa diventare mainstream, troppo mainstream, mainstream come Lana Del Rey, per intenderci. Forse, allora, dovremmo smettere di parlarne, ascoltarla nelle nostre cuffie come un oscuro segreto. E dire che ha pure provato ad avvertirci, quando in “Vacillator” ripete: «If you love me, keep it to yourself».

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