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Nel nuovo film di Carlo Verdone ci sarà anche Karla Sofía Gascón, la protagonista caduta in disgrazia di Emilia Pérez La notizia ha permesso a Scuola di seduzione di finire addirittura tra le breaking news di Variety.
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Una editorialista del Washington Post è stata licenziata per delle dichiarazioni contro Charlie Kirk Karen Attiah ha scoperto di essere diventata ex editorialista del giornale proprio dopo aver fatto sui social commenti molto critici verso Kirk.
In Nepal hanno nominato una nuova Presidente del Consiglio anche grazie a un referendum su Discord Per la prima volta nella storia, una piattaforma pensata per tutt'altro scopo ha contribuito all'elezione di un Primo ministro.
Amanda Knox è la prima ospite della nuova stagione del podcast di Gwyneth Paltrow Un’intervista il cui scopo, secondo Paltrow, è «restituire ad Amanda la sua voce», ma anche permetterle di promuovere il suo Substack.
Luigi Mangione non è più accusato di terrorismo ma rischia comunque la pena di morte L'accusa di terrorismo è caduta nel processo in corso nello Stato di New York, ma è in quello federale che Mangione rischia la pena capitale.

Ricordare Enzo Mari alla Triennale di Milano

La mostra ripercorre 60 anni di attività progettuale del grande designer morto il 19 ottobre.

19 Ottobre 2020

Nel corso della sua lunga carriera Enzo Mari (1932 – 19 ottobre 2020) ha continuamente, senza sosta e senza ripensamenti, provato a spiegare la realtà e ad immaginarne delle alternative. Ed è proprio in questi giorni che le sue opere sono esposte alla Triennale di Milano, nella mostra curata da Hans Ulrich Obrist con Francesca Giacomelli e fortemente voluta dal Presidente del museo Stefano Boeri e dalla direttrice artistica Lorenza Baroncelli, che ripercorre 60 anni di attività progettuale dal design alla grafica, dall’editoria all’arte del Maestro premiato nel 1967 con il primo Compasso d’Oro per le sue “ricerche individuali sul design” ed esposto nei più grandi musei del mondo.

Attraverso questo lungo percorso fatto di infiniti riferimenti culturali si percepisce non solo quanto Enzo Mari abbia messo le basi per tutto il design che è venuto dopo di lui, in Italia e nel mondo – basti pensare alla libreria Glifo realizzata negli anni ’70, facilmente montabile e smontabile, leggera ed economica, talmente avanti che la proposta di venderla nelle librerie non venne capita – ma anche quanto sia stato amato e ammirato. All’ingresso della mostra c’è un contributo inedito di Nanda Vigo che lasciò sorpreso lo stesso Presidente della Triennale, Stefano Boeri, per tanta generosità: i 16 animali e i 16 pesci, tra i lavori più celebri di Enzo Mari, reinterpretati attraverso la luce in un immenso affresco sospeso. Ma ci sono anche i contributi di Adelita Husni-Bey, Tacita Dean, Dominique Gonzalez-Foerster, Mimmo Jodice, Dozie Kanu, Adrian Paci, Barbara Stauffacher Solomon, Rirkrit Tiravanija, Danh Vō, oltre a Virgil Abloh (per il progetto di merchandising).

In fondo per Mari il design permeava tutta la sua vita. Il figlio Michele, che ha raccontato raramente nei suoi scritti il rapporto con il padre, camminava commosso tra le tante opere esposte, perché molte di quelle sono praticamente nate e cresciute insieme a lui. «Mio padre era solito farmi mettere mano alle sue creazioni. Moltissimi di questi oggetti mi ricordano la mia infanzia piena di stimoli sempre nuovi. Vedi quei vassoi? (le ciotole della “Proposta per la lavorazione a mano della porcellana”, nda). Ecco io ho fatto i prototipi con il pongo, sotto le indicazioni di mio padre».

La serie di libri La mela e la farfalla e L’uovo e la gallina scritti e composti con Iela Mari (la seconda moglie, Gabriela Ferrario, nda) e dedicati ai cicli della natura, esprimono in fondo proprio questa sua attenzione nei confronti dei bambini per aiutarli a capire e a scoprire la realtà del mondo che li circonda: nella prima edizione i volumetti  avevano le dimensioni di una mela, un’esperienza visiva diretta fin dalla prima pagina, comunicando il concetto di particolare che fa parte di un tutto più grande.

«Mari è un designer industriale, un disegnatore di mobili, un progettista di mostre, un artista, un autore di manifesti, un polemista celebre per le sue sfuriate contro il mondo del design», come ha detto Hans Ulrich Obrist. Una delle opere più polemiche si trova verso la fine del percorso e risale al 1987: è composta da tre lapidi su cui sono disegnate una croce, che allude a tutte le religioni monoteiste; una svastica che allude alla religione della merce (davanti alla quale sono poggiate, sopra la terra che ricopre la bara, alcune macchinine); e una falce e martello che allude a quella laica. Il titolo dell’opera è “Allegoria della morte”.

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