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09:42 martedì 14 ottobre 2025
Il quotidiano del Comitato centrale del Partito comunista cinese ha fatto firmare un articolo a LeBron James, che però non lo ha mai scritto È vero che viviamo in un mondo strano, ma ancora non così strano da avere LeBron James tra gli editorialisti del Quotidiano del popolo.
Luca Guadagnino ha rivelato i suoi quattro film preferiti di tutti i tempi nel nuovo episodio di Criterion Closet Una classifica che comprende due film di culto abbastanza sconosciuti, un classico di Wong Kar-Wai e l'opera più controversa di Scorsese.
Il trailer di Hamnet di Chloe Zhao spoilera il finale del film e i fan che lo hanno visto si sono arrabbiati molto Guardandolo si scopre quasi tutto del film, compreso il finale che tanti critici hanno descritto tra i migliori degli ultimi anni.
Al Pacino ha detto che è solo grazie a un cazziatone di Diane Keaton che non ha perso tutti i suoi soldi L'attrice sgridò sia lui che il suo avvocato e lo costrinse a riprendere il controllo delle sue finanze, dandogli dell'idiota.
Secondo l’Onu, il 92 per cento delle abitazioni nella Striscia di Gaza è stato distrutto e chi sta tornando a casa trova solo macerie I pochi edifici ancora in piedi sono comunque inagibili, gravemente danneggiati o inabitabili.
Woody Allen ha raccontato il suo primo incontro con Diane Keaton in un lungo e bellissimo omaggio all’attrice  Su The Free Press, Allen ha ricordato la prima volta che la vide, nel 1969, durante le prove di Provaci ancora, Sam.
Una streamer ha partorito in diretta su Twitch e il Ceo di Twitch le ha scritto in chat durante la diretta per congratularsi con lei Durante il parto, Fandy ha continuato a interagire con gli spettatori nella chat, parlando tra una contrazione e l'altra e facendo pure delle battute.
Bret Easton Ellis ha stroncato Una battaglia dopo l’altra dicendo che è un film brutto e che piace solo perché è di sinistra Lo scrittore e sceneggiatore ha utilizzato il suo podcast per criticare quella che considera una reazione eccessiva dell'industria al film di Anderson

L’Emoji e la legge. Una faccina può cambiare una sentenza?

27 Ottobre 2015

Inserire una faccina sorridente alla fine di un messaggio minatorio potrebbe evitare una denuncia? E accusare qualcuno di corruzione con un testo che termina con una “linguaccia” mette al sicuro da querele? Forse sì, ma il punto è che potrebbe non essere sempre così. Un articolo di Slate affronta il rapporto tra emoticon e tribunali, citando esempi della confusione che le “faccine” hanno generato nel campo giurisprudenziale. Il problema, come Scott Fahlman – considerato il padre delle suddette – notò già verso la metà degli anni ’80, sta nella comprensione spesso soggettiva delle emoticon, che rende molto difficile stabilire con certezza cosa si voglia intendere di volta in volta.

Un gruppo di ricerca sloveno il mese scorso ha pubblicato l’“Emojii Sentiment Ranking”, un report dove si nota che tanti dei modi in cui si usano le Emoji, le emoticon più diffuse, sono controintuitivi: la faccina delusa ma sollevata disapp per sentimenti positivi, il panda panda (più di ogni altro animale) per quelli negativi.  Stando a quanto scrive Slate, una delle Emoji più controverse è quella ammiccante blink. Lo scorso agosto un giudice in Delaware ha condannato il ripetuto utilizzo del blink in alcuni messaggi che un uomo inviava a una collega, mentre nel 2011 un texano ha provato a difendersi da un’accusa di stupro sostenendo che l’emoticon ;) inviata dal telefono della vittima rendesse quest’ultima consenziente all’atto.

L’ambiguità delle emoticon è stata sottolineata anche da Mark Davis, ingegnere di Google a capo dell’Unicode Consortium (un gruppo di esperti di tecnologia e linguistica che lavora per standardizzare l’utilizzo delle Emoji) che recentemente ha dichiarato al Times: «Prova a comunicare a qualcuno usando solo le Emoji che devi andare a tagliare i capelli, ma che devi farlo entro le tre del pomeriggio, perché poi devi andare a prendere i bambini a scuola. Ne uscirà una serie di simboli che possono essere interpretati in mille modi diversi».Un giudice distrettuale in Michigan ha dovuto giudicare l’utilizzo della linguaccia (emoji) nel caso di uno studente universitario accusato di stalking. Il ragazzo ha giustificato i messaggi che inviava a un amico, nei quali confessava di essere un «piccolo bastardo» che voleva far sentire la compagna di classe che l’aveva rifiutato «uno schifo», con la linguaccia contenuta in alcuni in essi, un simbolo che a suo dire sottolineava «un sentirsi infelice» piuttosto che un desiderio di vendetta. Il giudice non è stato però d’accordo, concludendo che un’emoticon «non altera davvero il significato di un messaggio».

Una conclusione che sembra essere condivisa anche dal linguista californiano Tyler Schnoeblen, che riferendosi al caso dello stupro in Texas ha ironicamente detto a Slate «che io sappia, nessun Emoji con l’occhiolino ha mai significato “voglio fare sesso con te ogni volta che me lo chiedi”».

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