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Elon Musk vuole che i dipendenti Twitter lavorino dodici ore al giorno, sette giorni su sette

Quando, il 27 ottobre, Elon Musk ha acquistato Twitter per quarantaquattro miliardi di dollari, ha messo fine a quel tira e molla durato anni per comprare il suo social preferito, ma anche dato inizio a una nuova era per Twitter, fatta di diverse novità: prima fra tutte quella della settimana lavorativa di ottantaquattro ore. Come racconta Hypebeast, al personale dell’azienda è stata data l’istruzione di lavorare a turni di dodici ore, sette giorni su sette, senza che sia prevista la retribuzione degli straordinari, perché altrimenti «il posto di lavoro è a rischio».

 

Proprio in questi giorni è diventato virale il tweet di Evan Jones, uno dei dipendenti, con la fotografia di una sua collega, Esther Crawford, mentre dorme in azienda con tanto di sacco a pelo e maschera sugli occhi, scrivendo: «Quando il tuo team fa pressione per rispettare le scadenze può succedere di dormire sul posto di lavoro». La stessa Crawford successivamente ha spiegato la fotografia con un thread a difesa di quest’etica del lavoro instancabile e usando anche quella parola che in tanti speravano di non sentire mai più: resilienza. Crawford ha scritto: «Lavoro con persone incredibilmente talentuose e ambiziose qui a Twitter e questo non è un momento normale. Siamo a meno di una settimana da una massiccia transizione aziendale e culturale […] Siamo stati nel bel mezzo di una folle acquisizione per mesi, ma continuiamo ad andare avanti e sono così orgogliosa della nostra forza e resilienza».

La notizia dell’introduzione della settimana lavorativa lunga arriva insieme ad altre decisioni di Musk: l’uomo più ricco del mondo ha coinvolto nell’azienda più di 50 dei suoi fidati dipendenti di Tesla e iniziato un primo round di licenziamenti. Dopo aver mandato via alcuni dirigenti tra cui Parag Agrawal (ex Ceo di Twitter), ha iniziato a licenziare in massa i dipendenti. Come rivela Techcrunch, in molti hanno scoperto di essere stati licenziati perché improvvisamente eliminati dagli account aziendali: non riuscivano più a entrare Slack o a mandare mail. L’ipotesi è che il nuovo proprietario voglia tagliare fino al 50 percento della forza lavoro della piattaforma di social media.