Di cosa si è parlato questa settimana

Il referendum, certo. Il decreto sicurezza, ovvio. Ma siamo onesti: questa settimana ci siamo divertiti soprattutto a essere il terzo che gode tra i due litiganti Musk e Trump.

di Studio
07 Giugno 2025

Stati Uniti – Elon e le storie tese
Manca solo che si sfidino in un match di Mma al Colosseo, con Zuckerberg non s’era fatto ma magari stavolta sì. Il combattimento verrebbe ovviamente trasmesso in streaming su X e Truth, piattaforme sulle quali i contendenti si sono scambiati i peggiori insulti negli scorsi giorni («Amico di Epstein!», «Sei tutto chiacchiere e sussidi alle auto elettriche!»). Finisce così l’amicizia tra i Jack Lemmon e Walter Matthau della destra internazionale, la strana coppia troppo strana per sopravvivere a se stessa. Cosa farà Trump adesso lo sappiamo – metterà dei dazi del 1000% al Sudafrica, probabilmente – per Musk aspettiamo e vediamo. Saboterà l’amministrazione? Fonderà un partito? Ricomincerà con la ketamina? Tutto è possibile, perché, questo si è capito, farebbe qualsiasi cosa pur di non fare quello che ha costretto i suoi dipendenti a fare: tornare in ufficio.

Polemiche – Sicur ros
Alla fine, il governo di Giorgia Meloni ce l’ha fatta. Il decreto sicurezza, approvato alla Camera lo scorso 29 maggio con mozione di fiducia, ha ottenuto il via libera definitivo dal Senato ed è diventato legge della Repubblica. 109 i voti favorevoli, 69 i contrari e una sola astensione. Non sono mancate le polemiche e le critiche, anche da parte di associazioni per i diritti umani, compresi gli esperti dell’Onu, che hanno denunciato come la nuova legge leda alcuni dei diritti fondamentali dell’individuo e possa rendere ancora più diffusa la profilazione razziale delle minoranze, colpendo in maniera indiscriminata alcune delle parti più vulnerabili della società, come rifugiati, migranti e italiani di seconda e terza generazione.

Politica – Quid pro quorum
Se solo avessimo discusso dei quesiti referendari quanto abbiamo discusso dei modi di boicottare il referendum, tra l’8 e il 9 giugno si sarebbe registrata un’affluenza prossima al 100 per cento. Tra i numerosi e spesso demenziali e talvolta insultanti suggerimenti che sono arrivati da destra per ostacolare il raggiungimento del quorum (immancabile l’invito ad andare al mare, grande classico della politica italiana), spicca quello della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: mi presenterò al seggio ma non ritirerò la scheda perché «non votare è un diritto». Tutto giusto, tutto vero. Certo, si può ribattere che anche cittadinanza e lavoro lo sono, dei diritti. Ma ognuno è libero di scegliere quali esercitare, ci mancherebbe. Il problema nasce quando si vuole decidere anche quali diritti devono esercitare gli altri.

Ucraina – Little Droni
Centodiciassette piccolissimi droni da poche centinaia di euro addestrati a colpire dei bombardieri russi con l’Intelligenza artificiale, portati in Russia con dei camion tipo cavalli di Troia, e liberati in sciami che se ne sono andati a distruggere aerei parcheggiati in due diverse basi per causare al governo di Putin la peggior giornata, probabilmente, da quando s’è messo in testa di invadere l’Ucraina. Un capolavoro militare, quello dell’intelligence ucraina. L’operazione si chiamava “Ragnatela” ed è stata pianificata per un anno e mezzo. Le perdite economiche, per gli invasori, sono stimate in due miliardi di euro. La guerra, ci siamo accorti in molti, non solo esperti militari, non sarà più la stessa.

Medio Oriente – Embarco
Sono partiti la scorsa domenica da Catania, accolti da un folto gruppo di sostenitori italiani, per portare aiuti umanitari a Gaza, dove i quasi tre anni di guerra e l’embargo totale di Israele hanno creato una situazione gravissima, con la popolazione ridotta allo stremo, martoriata da malattie e, come se non fosse l’anno del Signore 2025, dalla fame. Tutti seguiamo con ansia gli avanzamenti della Freedom Flotilla, a bordo della quale c’è Greta Thunberg (ad augurarle buon viaggio, a Catania, c’era anche l’attore irlandese Liam Cunningham), che continua a doversi difendere dagli attacchi rabbiosi di chi non condivide le sue scelte. C’è da dire, però, che lei sa come rispondere.

Editoria – Can che Bajani non demorde
È stata annunciata la cinquina del Premio Strega 2025 e Andrea Bajani con L’anniversario è in testa con 280 voti: fin qui, nessunissima sorpresa, e tutti lo danno come favoritissimo. Eppure Nadia Terranova lo tallona, con 226 voti, e al terzo posto Elisabetta Rasy con 205 voti. A questo punto i giochi sembrano aperti – anche se al Ninfeo, poi, è sempre tutto imprevedibile. Intanto Bajani s’è aggiudicato il Premio Strega Giovani e, se non abbiamo fatto male i calcoli, potrebbe essere il primo “doppio Strega” di sempre.

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