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Chi ha inventato le dimensioni standard?

Quasi ogni piano cucina è alto circa 91 centimetri e profondo poco più di 60: da dove provengono queste dimensioni? Un importante punto di svolta per la realizzazione industriale degli arredi, e dunque anche dei mobili, si è avuto nel 1922, quando il governo tedesco ha standardizzato il formato della carta da ufficio, facilitando così la progettazione, la produzione e il trasporto di questo materiale. Questo passo ha poi ispirato un architetto modernista, Ernst Neufert, nel creare degli standard anche nel proprio settore, in modo da semplificare e snellire il processo di progettazione degli ambienti: la standardizzazione del formato della carta, e quindi anche delle dimensioni dei libri ad esempio, ha portato alla creazione di librerie e scrivanie dalle altezze ben precise; gli stessi uffici sono stati poi progettati per adattarsi perfettamente a questi stessi mobili, e ben presto diversi ambienti come le banche, le biblioteche, le amministrazioni hanno iniziato a usare arredi delle stesse misure.

Nonostante Neufert, la cui storia viene raccontata su Atlas Obscura, non venga ricordato tra le grandi firme dell’architettura, il suo lavoro ha cambiato le dimensioni e la forma di gran parte degli interni della Germania del Dopoguerra, e gli architetti di tutto il mondo ancora oggi sfruttano le sue misure: «La sua influenza era per lo più dietro le quinte», ha detto a tal proposito Nader Vossoughian, professore di architettura presso il New York Institute of Technology. In questo senso uno dei più importanti contributi di Neufert fu il suo libro Architects Data, che offriva le dimensioni ideali per oggetti che andavano dai tavoli da colazione ai pollai.

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Formatosi alla a Bauhaus, come molti dei suoi colleghi modernisti Neufert era affascinato dall’industrializzazione, ed era ansioso di portate l’efficienza e la logica tipiche della catena di montaggio in ambito architettonico. Nel 1938 l’architetto di Hitler, Albert Speer, assunse Neufert per sorvegliare la standardizzazione nei processi di costruzione degli edifici di Berlino. Con questa commissione Neufert si ritrovò a dover progettare soluzioni architettoniche che fossero rapide ed economiche da realizzare.

Così iniziò a razionalizzare le dimensioni del mattone – il primo passo per ottenere un’unità di misura condivisa fra tutti gli ambienti architettonici – dando vita al celebre mattone Octametric. In questo modo il processo di costruzione poteva presindere dagli abili artigiani a cui finora era stata affidata la realizzazione degli edifici, coinvolgendo – così come in una fabbrica – lavoratori non qualificati che si limitavano ad assemblare i blocchi.

Anche quando è arrivato il momento di ricostruire le abitazioni della Germania dopo la Seconda guerra mondiale è stato sfruttato il mattone Neufert, e fino al 1990 è rimasta l’unica tipologia acquistabile nel Paese. A partire dal 1940 Neufert ha cominciato ad allineare le dimensioni degli oggetti contenuti nel suo libro Architects Data con quelle del mattone Octametric, facendolo così diventare uno dei testi fondamentali e più utilizzati del settore, tanto che oggi conta oltre 35 edizioni ed è stato tradotto in più di 15 lingue diverse.

Immagini prese da Architects Data.