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C’è una controversia legale intorno al trend “very demure”
Il susseguirsi rapido e incessante dei termini virali può risultare esasperante, soprattutto per i meno giovani. Avevamo appena iniziato a capire cosa volesse dire “brat” ed ecco che è comparso “demure”, subito adottato da tutti, e per tutti non intendiamo soltanto Millennial e Gen Z, ma proprio tutti: dalla presidenza degli Stati Uniti a Jennifer Lopez, passando per la Nasa. In inglese l’aggettivo “demure” si usa per connotare una persona (di solito di sesso femminile) poco vistosa, riservata, pudica, che mantiene un profilo basso e tende a passare inosservata. In questo caso, il termine viene utilizzato con un’accezione ironica dalla creator Jools Lebron, in un video diventato virale su TikTok in cui lei si riferisce al suo make up e ai suoi capelli definendoli perfetti per una giornata in ufficio, facendo la parodia di quelle donne “acqua e sapone” che si vantano di essere semplici, riservate, modeste.
@joolieannie #fyp #demure ♬ original sound – Jools Lebron
Questa volta, però, anche chi non provava particolare entusiasmo per il trend (soprattutto, magari, perché non l’aveva capito) si è ritrovato a gioire per Lebron: pare che il successo dell’audio «very demure, very mindful, very cutesy», infatti, permetterà alla creator di uscire da una condizione di difficoltà economica, guadagnando finalmente i soldi necessari per completare la sua transizione, aiutando i suoi genitori e una sua amica che non sta bene.
Oltre a sfruttare le varie collaborazioni, Lebron stava progettando il lancio di una linea di prodotti con la frase «Very demure, very mindful». È così che ha scoperto che il marchio esisteva già, ed era stato registrato pochissimo tempo prima da un tizio di nome Jefferson Bates, con l’intenzione di trarre profitto dal suo successo. Negli giorni scorsi la creator ha spezzato il cuore ai suoi follower (più di 2 milioni) pubblicando un video (poi cancellato) in cui piangeva lamentandosi di non aver «registrato il marchio abbastanza velocemente». Fortunatamente, poi, ha detto di aver trovato degli avvocati che l’aiuteranno a gestire la questione. Come riporta il Guardian, non dovrebbero esserci problemi, anche perché il marchio non era ancora stato usato dal furbo ma non furbissimo Jefferson Bates. Un consiglio: se mai vi ritrovaste nella fortunata condizione di lanciare un termine o una frase che diventa virale, affrettatevi a registrarli.