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Il Garante per la privacy italiano è il primo ente a chiedere a DeepSeek come funziona DeepSeek

29 Gennaio 2025

Sta diventando una tradizione italiana, quella di essere il primo Paese al mondo a sfidare l’AI del momento. Nel 2023 il Garante della Privacy costrinse OpenAI a interrompere le operazioni in Italia perché non rispettava il GDPR (il regolamento dell’Unione europea in materia di trattamento dei dati personali e di privacy), adesso lo stesso Garante ha scritto a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence Co., Ltd. e Beijing DeepSeek Artificial Intelligence Co., Ltd. per chiedere informazioni su DeepSeek. In particolare, per capire che cosa se ne fanno dei dati degli utenti italiani le due aziende che hanno sviluppato questa nuova AI. «A rischio i dati di milioni di persone in Italia», così si legge nel comunicato stampa diffuso dal Garante, che ha agito in seguito alla segnalazione di Altroconsumo ed Euroconsumers. Le preoccupazioni delle associazioni riguardano la privacy policy di DeepSeek: le aziende sviluppatrici hanno detto che i dati degli utenti dell’AI vengono salvati, inviati in Cina e trattati «seguendo le indicazioni dei regolamenti dei singoli Paesi, ove applicabili». Il punto è quell'”ove applicabili”: cosa significa, esattamente? Il Garante vuole sapere quali dati DeepSeek invia in Cina, presi da quali fonti e in che modo questi dati vengono poi usati. DeepSeek ha venti giorni per rispondere.

Aggiornamento delle 15:45 di mercoledì 29 gennaio
Come riporta l’Ansa, al momento l’app di DeepSeek non è più presente nelle versioni italiane dell’App Store e di Google Play. L’AI cinese è finita (prevedibilmente) al centro di un intrigo internazionale: OpenAI ha accusato DeepSeek di aver usato dei suoi modelli per addestrare l’intelligenza artificiale, violando così la proprietà intellettuale, accusa condivisa anche da Microsoft (principale investitore di OpenAI) e dalla Casa Bianca.

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