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Cronorifugio di Georgi Gospodinov ha vinto l’International Booker Prize

Per la prima volta nella sua storia, l’International Booker Prize è stato vinto da un romanzo scritto in lingua bulgara: Cronorifugio di Georgi Gospodinov, che in inglese è stato tradotto da Angela Rodel, con la quale l’autore dividerà il premio di circa 60 mila euro che spetta ai vincitori. Il libro è uscito anche in Italia, per la casa editrice Voland, e della traduzione si è occupato Giuseppe Dell’Agata. Leila Slimani, la presidente della giuria di quest’anno, nella conferenza stampa durante la quale erano stati presentati i titoli della shortlist del premio, aveva descritto Cronorifugio come «un romanzo brillante, pieno di ironia e malinconia». Una storia piena di scene «toccanti» che racconta il modo in cui gli esseri umani «trasformano i ricordi in identità» e che mostra l’Europa come il continente che più di tutti ha bisogno di un futuro, per evitare di diventare il luogo in cui «il passato ritorna e la nostalgia si fa veleno».

Cronorifugio è la storia di uno psichiatra, Gaustin, che apre una clinica in Svizzera per curare persone affette da malattia di Alzheimer. La clinica è costruita in maniera diversa da qualsiasi altra struttura sanitaria al mondo: i diversi piani sono delle riproduzioni esatte di decenni passati, un vero e proprio monumento al passato che nelle intenzioni di Gaustin dovrebbe aiutare i pazienti a recuperare e mantenere i ricordi sottratti dalla malattia. L’esperimento si dimostra un tale successo che il modello Gaustin viene esportato poi al di là delle mura della clinica e oltre i confini svizzeri. La costruzione di “rifugi che proteggano dal presente” diventa un terremoto politico che sconvolge tutto il mondo, con epicentro in Europa, dove viene indetto addirittura il primo referendum sul passato.

In una recente intervista, Gospodinov ha detto che Cronorifugio non parla soltanto della situazione politica del suo Paese, la Bulgaria (ispirazione frequente per lui: il suo romanzo fin qui più famoso era Fisica della malinconia, ambientato nel «Paese più triste del mondo», una specie di somma di tutto quello che in Occidente ci si immagina quando si pensa ai Paesi che facevano parte del Patto di Varsavia), o dell’Est Europa. Lo scrittore ha spiegato che a ispirarlo è stata l’ascesa dei populismi in tante e diverse nazioni del mondo. «Io vengo da un Paese che fino a poco tempo fa parlava del futuro radioso al quale il comunismo ci avrebbe condotto. Ora la posta in gioco è cambiata: ci sono i populisti che che vogliono convincerci a tornare a un radioso passato. So per esperienza personale che in entrambi i casi si rimane fregati. Dietro queste proposte, in realtà, c’è il nulla».