Industry | Dal numero

Come funziona Christie’s in Italia

Intervista a Cristiano De Lorenzo, Direttore Generale dell’Italia della più grande casa d'aste del mondo.

di Arianna Cavallo

Abitavo a Milano da sei mesi, mi ero appena trasferito a Brera, iniziavo a lavorare in redazione alle 11 di mattina, andavo ogni giorno in piscina, uscivo ogni sera, era una vita bellissima. Poi un giorno mi contattano da Christie’s e mi offrono un lavoro a Londra che non avevo la minima intenzione di accettare». Iniziò così, nel 2008, la carriera di Cristiano De Lorenzo da Christie’s – una delle più importanti case d’aste al mondo, fondata a Londra nel 1776 – per cui ricopre dal 2016 il ruolo di Direttore Generale dell’Italia, dopo quasi sei anni a Londra nella Comunicazione e tre a Hong Kong come Direttore dell’ufficio del presidente per l’Asia. Allora De Lorenzo, nato e cresciuto a Roma, aveva 33 anni, una laurea in Storia dell’arte e diversi lavori alle spalle: in uno studio di architettura, nell’organizzazione delle mostre di palazzo Barberini, nella Fondazione Alda Fendi che realizza esperimenti artistici e restaura importanti siti archeologici e nella rivista Storia dell’Arte, oltre a svariate collaborazioni con giornali di architettura, arte e design. Nel 2007 si era trasferito a Milano – «avevo fatto il pieno di Roma» – per lavorare al rinnovo della storica rivista Case da abitare, quando da Christie’s gli chiesero se fosse interessato al posto, appena liberatosi, di Responsabile della comunicazione per l’Italia e per la Spagna. «Non mi interessava e non ero qualificato, ero convinto che volessero incontrare un po’ di candidati per fare numero. Mandai il curriculum nel weekend, quello successivo mi invitarono a Londra per un colloquio, il lunedì mi inviarono via email la bozza di un contratto. Andai nel panico, temporeggiai, poi pensai che se mi avevano offerto quel lavoro dal nulla dovevo accettarlo. E lo accettai. I primi quattro mesi furono un disastro».

De Lorenzo mi racconta divertito quei giorni nell’ufficio che oggi occupa a Palazzo Clerici, a Milano, la sede di Christie’s Italia: bianco, ordinato, con un moodboard di ritagli di opere d’arte a una parete, scaffali di cataloghi impilati e sulla scrivania un martelletto da battitore d’asta – «faccio solo quelle di beneficenza». Anche chi non ha mai partecipato a un’asta ha idea – un’idea spesso pittoresca – di cosa sia, avendole viste nei film o avendone letto sui giornali che riferiscono degli oggetti strabilianti in vendita o dei record superati di anno in anno. L’ultimo di cui si è parlato di più è proprio di Christie’s: la vendita del “Salvator Mundi” attribuito a Leonardo da Vinci per 450.312.500 dollari, nel novembre del 2017 a New York. La vendita, durata 19 minuti, fu condotta da Jussi Pylkkänen, ritenuto il battitore più esperto della casa: «Avere un bravo battitore è fondamentale, è a lui che spetta generare l’atmosfera dell’asta e mantenere l’energia della sala, far crescere quel desiderio di competere che spinge a fare ancora un rilancio». Le aste sono pubbliche e aperte a tutti, possono tenersi in un luogo fisico o solamente online, spesso seguono un calendario stabilito da anni, per esempio quella di Londra dedicata all’Arte italiana moderna e contemporanea, la cosiddetta “Italian sale”, si tiene a ottobre durante l’importante fiera Frieze. Christie’s ne organizza circa 350 ogni anno in 80 categorie diverse (oltre alle opere d’arte ci sono la fotografia, i gioielli, le borse, i vini), è presente in 46 Paesi e ha 10 sale d’asta in tutto il mondo: Londra, New York, Parigi, Ginevra, Milano, Amsterdam, Dubai, Zurigo, Hong Kong e Shanghai; negli ultimi anni ha organizzato eventi anche in Russia, in India e negli Emirati Arabi Uniti. L’Italia è un Paese importante e fu a Roma, in Piazza di Spagna, che Christie’s aprì il suo primo ufficio all’estero, nel 1958; la prima asta si tenne nel 1970, tutta di dipinti italiani antichi. Nel 1979 Christie’s aprì un ufficio anche a Milano: negli anni ha concentrato su di sé l’interesse del mercato italiano dell’arte, fluito dal periodo antico a quello moderno e contemporaneo.

Dal 2007 Milano è l’unica sede d’asta italiana di Christie’s, con uno sguardo sempre più internazionale. «Il passaggio da Roma a Milano», mi spiega De Lorenzo, «è avvenuto gradualmente. A Roma all’inizio c’erano aste di qualsiasi genere, dalle incisioni alle house sales (cioè la vendita dell’intero contenuto di una casa, che ora in Italia non facciamo più), e si rivolgevano prevalentemente al mercato locale. Quando arrivai da Christie’s, nel 2008, in Italia ne facevamo sei all’anno, tre in primavera e tre in autunno, nelle stesse categorie: Arte italiana moderna e contemporanea, Arte antica e Gioielli. Ora invece organizziamo un’unica asta che si tiene ad aprile e si chiama “Thinking Italian Milan”: propone solo artisti straordinari con una selezione di opere molto attenta, curata dal formidabile team di Mariolina Bassetti» con Christie’s dal 1987, dal 1995 a capo del dipartimento d’Arte moderna e contemporanea italiana, oggi Direttore per l’Europa continentale dell’Arte del Dopoguerra e contemporanea. L’obiettivo è stato trasformare quello di Milano in un appuntamento prestigioso e rilevante sul piano internazionale: «Per questo lavoriamo con artisti che siano sufficientemente conosciuti, già presenti nelle collezioni dei grandi musei stranieri o che abbiano esposto all’estero».

L’ultima edizione ha venduto il 100 per cento dei lotti – «un risultato eccezionale» – per un totale di 13,9 milioni di euro, con opere di Morandi, Schifano, Fontana, Burri, Boetti e De Dominicis. L’asta milanese è un contraltare di “Thinking Italian”, l’italian sale londinese che offre le opere più costose e preziose, sempre selezionate da Bassetti, con l’aggiunta di una rosa di autori emergenti: «Abbiamo aiutato a far conoscere artisti poco noti sul mercato internazionale, abbiamo fatto quello che, se avesse i fondi, potrebbe forse realizzare un istituto di cultura italiano o il Ministero stesso, organizzando e promuovendo grandi mostre in città straniere». È un meccanismo che vale anche a livello internazionale e in particolare in Asia, un mondo che De Lorenzo conosce assai bene: durante le  due grandi settimane d’aste che si tengono a Hong Kong, a maggio e novembre, vengono presentati anche i “pezzi forti” che verranno battuti nei mesi successivi negli altri Paesi, contribuendo a far conoscere la pittura europea del Dopoguerra, l’arte antica, l’Impressionismo: «Funziona, soprattutto con i collezionisti cinesi».

Avere un bravo battitore è fondamentale, è a lui che spetta generare l’atmosfera dell’asta e mantenere l’energia della sala, far crescere quel desiderio di competere che spinge a fare ancora un rilancio

Le aste sono il risultato spettacolare e visibile del lavoro costante, minuzioso e paziente di una casa d’aste. La bravura sta nell’essere radicati sul territorio, intuire i desideri del mercato, curare i rapporti con i compratori e con i grandi collezionisti, che nel corso del tempo possono decidere di vendere le loro opere o acquistarne di nuove, oltre che richiedere valutazioni e consigli fidati su vendite e acquisti. È un organismo alimentato dal coordinamento di una squadra che De Lorenzo ha messo al centro del suo progetto, raccogliendo feedback e provando a eliminare complicazioni, colli di bottiglia, insoddisfazioni. «In Italia siamo una quarantina, 15 persone a Milano e 7 a Roma, più una quindicina di consulenti. Abbiamo dei rappresentanti regionali che conoscono alla perfezione il mercato della propria area di competenza e specialisti che viaggiano in continuazione per incontrare e consigliare i nostri clienti.

L’Italia non è come la Francia, dove esiste solo Parigi: ha una tradizione di collezionismo millenaria e i collezionisti sono tantissimi. Si può trovare un appassionato di Shiraga in Liguria e un intenditore di gioielli antichi nella provincia veneta». Sono tutti potenziali clienti e interlocutori di Christie’s, che sta cercando di scoprirli e incontrarli, con un occhio di riguardo per le province e le poco perlustrate regioni del Sud. Dal 1998 Christie’s è di proprietà di François Pinault, fondatore del gruppo del lusso francese Kering, che controlla aziende come Gucci, Balenciaga e Saint Laurent, e tra i maggiori collezionisti di arte contemporanea al mondo, proprietario anche di Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia. Secondo De Lorenzo, la sua figura è tra le ragioni del successo di Christie’s, che nella prima metà del 2019 ha ottenuto vendite globali pari a 2,5 milioni di euro: «Abbiamo un grande proprietario privato che è anche un collezionista appassionato d’arte; dà stabilità all’azienda e, pur indicando delle linee generali, non interferisce in maniera banale nel lavoro. Questo, insieme a un bravo amministratore delegato, ha permesso di attirare i migliori talenti e formare un team che funziona. Siamo presenti sui principali mercati, abbiamo gli specialisti migliori, abbiamo gli uffici nelle piazze più significative, rivediamo costantemente la nostra strategia: that’s the way to be on top of the game!».