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Costantino e Bonami: parlare d’arte senza inibizioni

Intervista alle due voci di ArteFatti, il podcast che vuole riscrivere il racconto dell'arte contemporanea in Italia.

di Jacopo Bedussi

Foto di Francesca Turrin

Esce oggi, giovedì 18 febbraio, ArteFatti, un podcast di Costantino Della Gherardesca e Francesco Bonami, da descrizione su Spreaker «collezionista affascinato dalle opere più estreme e spiazzanti» l’uno e «curatore con una radicale insofferenza per i cialtroni venerati dalla critica» l’altro. ArteFatti è una serie di chiacchierate a cadenza settimanale che, rifuggendo ogni tipo di lirismo, indaga lo stato dell’arte contemporanea di oggi, e soprattutto il modo in cui l’arte contemporanea si racconta e viene raccontata attraverso i media. Quando la Pr ci mette in contatto per l’intervista il primo argomento di dibattito riguarda una foto uscita su la Repubblica in cui pare Francesco sia molto bello mentre Costantino «sembra un buttafuori». A domanda di rito su come stiano dicono che Francesco sta bene perché Costantino sta male, funzionano in modo alternato, in un rapporto che definiscono di «sadomaso non consenziente».

Come avete deciso di mettere su questo podcast?
Costantino Della Gherardesca: Ci siamo conosciuti e andavamo d’accordo. Credo che Francesco sia una mosca bianca dell’arte contemporanea perché ha fatto tutto il percorso istituzionale, ha curato le Biennali, diretto la fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ma allo stesso tempo riesce a cogliere il lato satirico di fenomeni che nell’arte contemporanea sono molto diffusi, collettivi di artisti che ci mettono 6 giorni per scegliere la macchina fotografica per scattare un reperto archeologico su cui hanno ragionato per 6 anni.

Francesco Bonami: Che è poi il genere di artisti che piacciono a Costantino, io sono rimasto affascinato dal ritrovare in lui un collezionismo assolutamente raffinato e onestamente insopportabile. È più preparato di me, preparato a un livello imbarazzante.

ⓢ Francesco, tu nel podcast hai una brutalità entusiasmante dicendo cose orribili che non ci si aspetterebbero da un curatore, come quando sostieni che i curatori possono segare le gambe ad artisti che prima di conoscere il mondo dell’arte stavano benissimo e che poi invece vengono rovinati completamente dai curatori stessi. Ma sei brutale anche verso te stesso quando dici ad esempio che da artista facevi quadri “non brutti” che poi invece diventavano orribili dopo essere andato alle mostre. La tua cattiveria è una scelta programmatica?
FB: Programmatica no, è una scelta realista, motivo per cui non ho mai fatto veramente carriera. Infatti il mio realismo mi porta a definire certe scelte sofisticatissime, come quelle di Costantino, come scelte criminali. Cose che andrebbero bandite dai musei. E questo non mi rende particolarmente popolare tra i miei colleghi seri, né tra i collezionisti seri come Costantino. Sono una sorta di mosca bianca che però è inseguita da gente con una ciabatta che tenta di schiacciarla.

ⓢ Costantino, tu che tipo di collezionista sei?
CDG: Io cerco di trovare le cose più interessanti. Ho un po’ la sindrome di Versailles, quando mentre la monarchia decadeva le feste di corte e gli intrighi di palazzo diventavano sempre più contorti e perversi. Più contorta e perversa e più capriole concettuali fa un’opera d’arte più mi diverte.

FB: Scherzi a parte oggi in realtà è Costantino la mosca bianca dell’arte contemporanea: compra solo ciò che lo stimola e gli piace, infatti tutto quello che ha comprato non vale praticamente niente. Però è un collezionista vero, che cerca le cose che corrispondono al suo modo di pensare. E questo è un vero complimento. Poi che compri artisti che io trovo criminosi è un altro discorso ma lui lo fa con assoluta sincerità.

ⓢ A proposito di soldi, parlerete anche del rapporto che regola collezionismo, arte e speculazione?
CDG: Certamente parleremo di denaro.

FB: Parleremo dei soldi che fanno gli altri.

CDG: Spesso parliamo di artisti le cui opere salgono e scendono, artisti che prima valevano e adesso ti tirano dietro… Non siamo timidi davanti al vil denaro.

ⓢ Non siete timidi nemmeno coi temi visto che iniziate la prima puntata con una storia che parla di un “pedofilo di Schrödinger”.
CDG: Sì sì, si parte a gamba tesa dalla prima puntata, noi non scherziamo…

Possiamo chiamarla divulgazione?
CDG: In un certo senso, oltre che per il pubblico è un prodotto per i lavoratori nei media italiani, facciamo un’opera di media-critique perché ridendo e scherzando io e Francesco raccontiamo in modo goliardico artisti che ci piacciono o meno, mentre i media italiani, la maggior parte delle riviste o i telegiornali parlano solo di Banksy.

FB: Tocchiamo con delicatezza le date, cosa che non faceva il compianto D’Averio. Lui diceva “Nel 1521 aprirono la porta a Versailles, nel 1522 la richiusero”. E lo spettatore però così potrebbe sentirsi succube… Noi facciamo il contrario.

Gli artisti li scegliete tutti prima o partite da uno e poi gli altri saltano fuori nel mentre?
FB: Li scegliamo però a volte appaiono… o Costa dice cose che non ho mai sentito oppure magari a me viene in mente il famoso Carlo Zinelli, pilastro sconosciuto, e voi rimanete sconcertati.

Sono andato a spiare Instagram e ho trovato come prime due foto un’opera di Gabriel Orozco e una di Sherrie Levine, vi rappresentano in qualche modo?
CDG: Non possiamo tanto raccontarlo ancora, Francesco ha avuto una lunga amicizia con Gabriel Orozco, ma è un dramma che ancora non possiamo svelare.

FB: Sherrie Levine invece è una bravissima artista che piace molto a Costantino, ma anche di lei parleremo più avanti, di come ha fatto diventare l’orinatoio di Duchamp un’opera d’arte vera e propria. Poi in realtà Instagram lo useremo per metterci tutte le opere di cui parliamo nel podcast.

Mi sembrava fossero comunque due artisti che vi potessero rappresentare.
FB: E allora dillo, Orozco rappresenta me, cioè il vuoto assoluto, e l’orinale d’oro rappresenta Costantino cioè il lusso scatologico da toilette di stazione friulana.

CDG: No Friuli no, ti prego, mi ricorda troppo Pasolini… diciamo toilette di una stazione di Taiwan.

Come lo vedete lo stato di salute dell’arte contemporanea ma soprattutto del racconto dell’arte contemporanea in Italia?CDG: In Italia? Vai tu Francesco.

FB: Fino ad ora disastroso, grazie ad ArteFatti il racconto dell’arte contemporanea avrà una svolta epocale, una frattura storica, come quando inventarono la prospettiva nel Rinascimento, ci saranno un prima e un dopo. Io e Costantino siamo esattamente l’opposto di Sgarbi e D’Averio. Perché la cosa paradossale è che mentre loro si presentano o presentavano come storici preparatissimi, noi ignoranti come capre invece aggiungiamo qualcosa alla conoscenza dell’arte, qualcosa che i critici di solito tolgono. E lo dico perché io mi dedico alla distruzione della carriera di Costantino.

Costantino, c’è un collezionista a cui ti ispiri?
CDG: No, ma ci sono collezionisti a cui ruberei delle opere.

FB: I collezionisti a cui si ispira sono tutti morti o tutti in galera.

CDG: Ci sono però collezioni permanenti da cui ruberei volentieri delle opere. Se potessi comprare senza budget direi che l’artista dai prezzi più folli è Félix Gonzàlez-Torres.

FB: Su questo concordo, anch’io spenderei 5 milioni per un filo di lampadine, ma vorrei aggiungere che anche la Tate sarebbe contenta se Costantino compisse un crimine, perché le opere che piacciono a Costantino loro le hanno sulla groppa e il furto prenderebbero come un atto di beneficienza così da non trovarsi più costretti ad esporre in una stanza vuota un chiodo infilato in una trave che poi la gente che va vederlo, dopo aver pagato il biglietto, vorrebbe uccidere il curatore.

CDG: Mi ricordo da piccolo di aver visto un’opera con le caramelle di Gonzàlez-Torres a 5.000 dollari che adesso non credo ti potresti portare a casa per meno di 5 milioni.

E poi si ritorna alla foto su Repubblica in cui, dice Bonami, «Costantino sembra un terzino del calcio fiorentino in costume che ha mangiato tutte le caramelle dell’opera di Gonzàlez-Torres».