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Come il Coronavirus ha influenzato le elezioni in Corea del Sud

Come ormai abbiamo imparato a riconoscere, la Corea del Sud è uno dei Paesi che ha saputo gestire al meglio l’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, anche grazie a un piano per le epidemie perfezionato dopo le passate esperienze con Sars e Mers, che è stato messo poi in atto in maniera tempestiva e capillare. Il modello coreano, di cui si è molto discusso anche in Italia e che si basa sul massiccio impiego di test, la mappatura digitale dei positivi e il loro isolamento in strutture apposite (con tanto di pacchetto regalo), è diventato uno dei protocolli per l’emergenza epidemiologica più studiati e raccomandati.

E proprio la gestione della crisi, che all’inizio di febbraio sembrava sul punto di esplodere nella penisola come sarebbe successo poi in Italia qualche settimana più tardi, è stato il punto fondamentale che ha deciso le elezioni per il rinnovo del Parlamento che si sono tenute il 14 e il 15 aprile. Con oltre il 99 per cento dei voti scrutinati, il Partito democratico del presidente Moon Jae-in si è già assicurato 163 seggi mentre il partito satellite creato dai democratici per le elezioni di mercoledì ha ottenuto altri 17 seggi: insieme, i due gruppi occuperanno quindi i tre quinti di tutti i seggi, consegnando al presidente la maggioranza più larga ottenuta dal 1987, anno della transizione democratica. Le principali forze di opposizione, il partito conservatore United Future Party e il suo satellite Future Korea Party, hanno invece subito una sconfitta schiacciante, conquistando in tutto 103 seggi. Tra i conservatori, va segnalata la vittoria ottenuta da Thae Yong-ho nel distretto di Gangnam, a Seul: Thae è infatti il primo disertore nordcoreano a conquistare un seggio nel parlamento del Sud.

Come riporta il New York Times, due mesi fa una vittoria così schiacciante dei democratici – che sono saliti al potere nel 2017 dopo la crisi politica dell’anno precedente, conclusasi con le dimissioni e l’arresto della presidentessa Park Geun-hye – sembrava tutt’altro che scontata. La gestione del virus, secondo gli analisti, è stata determinante a conquistare la fiducia dei coreani, che si sono recati alle urne in percentuali altissime: l’affluenza è stata infatti del 66,2 per cento, la più alta degli ultimi 28 anni. Per far sì che le elezioni si svolgessero in sicurezza, sono state prese misure eccezionali: oltre alle regole di distanziamento sociale per le code, chi era positivo ma anche chi presentava sintomi lievi (e desiderava comunque votare) ha potuto farlo seguendo percorsi alternativi rispetto a quelli degli altri cittadini, mentre a tutti veniva rilevata la temperatura prima del voto. «In Corea del Sud le elezioni sono generalmente decise da accordi e strategie regionali, dalle differenze ideologiche con il Nord o da questioni come l’economia e la corruzione, – spiega infatti il Nyt – ma questa volta, “il modo in cui il governo ha risposto al Coronavirus è stato il fattore decisivo nelle valutazioni di approvazione del presidente e nelle elezioni parlamentari”, ha dichiarato Park Si-young, capo di WinG Korea, una società di sondaggi politici con sede a Seul». Sarà interessante vedere come il virus influenzerà la politica nel resto del mondo, Italia compresa.