Cultura | Pop

Tutti i colori del decennio

Le sfumature di grigi, il giallo dell'impermeabile di Greta e dei gilet francesi, ma soprattutto il rose gold e il millennial pink.

di Corinne Corci

Una scena da Grand Budapest Hotel di Wes Anderson

Il 12 gennaio del 2010, un terremoto di scala 7.0 scosse in modo irreparabile la capitale di Haiti. La polvere di macerie che si alzava sul cielo di Port-au-Prince, unitamente a quella che pochi mesi dopo avrebbe avvolto le pendici del vulcano islandese Eyjafjöll (che eruttò nella notte del 20 marzo), fece pensare ad alcuni che il nuovo decennio sarebbe stato dominato da una mesta gradazione di grigio. Silenzioso, immobile, pieno di assenza. Eppure, nonostante gli umori per la crisi del debito sovrano europeo sembrarono inizialmente confermare la teoria, «nella tavolozza del decennio che sta per giungere al termine, altri colori riuscirono a prevalere», come sottolinea Frieze. Lentamente, tutti quei grigi, fisici e mentali, cominciarono a stemperarsi nel rosa.

La prima avvisaglia fu l’iPhone 6S, e la mania di riuscire ad acquistarlo nella sua versione rose gold, «irrinunciabile, imperdibile», scriveva GQ nel 2015, l’unico che avesse senso possedere. Si riversò nelle tinte per i capelli (leggi: problemi di decolorazione permanenti), e nella ricerca delirante di copri cuscini con cui sostituire quelli color marsala, che avevamo ritenuto punta di diamante del nostro arredamento (leggi: patrimoni dilapidati sul sito di Westwing). Perché «le sfumature rosa erano ovunque, nei servizi da cucina, nelle torte nuziali, nella scelta del vino, d’ora in avanti chiesto “rosato”», benché in un angolo del cuore ancora considerato un intruglio di cantina fatto con i resti di passate vendemmie. Rose gold, denominato rose quartz da Pantone nel 2016 che ne ravvisò le ragioni del successo nella sua «capacità di trasportarci in un luogo più felice e soleggiato, dove ci sentiamo liberi di esprimere una visione più spiritosa di noi stessi».

Un luogo, uno spazio. Come quello in cui si ritrovano Agatha e Zero in Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, sommersi dalle scatole di dolci rosa confetto: ovvero, millennial pink. Più acceso, intenso, nato dalla costola sinistra del rose gold, si sviluppò a partire dall’estate del 2014 quando India Mahdavi curò il restyling del ristorante Gallery at Sketch di Londra, utilizzandolo negli anni successivi per gli interni dei negozi Red Valentino. Il Millennial Pink ha un’anima retrò, «incarna un desiderio di purezza che viene de-problematizzato», scrive il Guardian.

Sketch, Londra via Pinterest
PORT-AU-PRINCE, HAITI – gennaio 2010: una donna haitiana in lutto davanti ai resti della Cattedrale durante il terremoto di Haiti (Photo by Win McNamee/Getty Images)
Greta Thunberg via Pinterest

«È diventato androgino, e per questo perfetto per ogni tipo di generazione e per i tempi che stiamo vivendo». Il richiamo è all’estetica no gender, a quella scena del Grande Gatsby di Baz Luhrmann in cui di Caprio indossa un completo gessato rosa pastello. «Per i tempi che stiamo vivendo», nei quali i colori (così come i vestiti) veicolano sempre meno caratteri identitari precisi: sono alla portata di tutti e per tutti, senza che debbano per forza trasmettere una “definizione”. Il rose gold e il millennial pink «sono i colori di un nuovo corso della storia, in cui Instagram si presenta quale vetrina sul mondo», aggiunge Frieze. È il periodo rosa, e noi siamo Picasso. Le tinte accese, opposte a quelle malinconiche del passato, ritraggono nelle loro nuance una nuova forma di serenità e di sperimentazione. Rinascita, ricerca: una rinnovata speranza anche se il mondo sembra andare a rotoli. La incarnerà però un’altra tinta, e lo farà ancora meglio. È così che l’impermeabile giallo di Greta Thunberg è diventato sin dalla sua prima apparizione un simbolo di una rivoluzione fatta di giovani che vogliono cambiare il mondo. Giallo come la curcuma che abbiamo iniziato a inserire in qualsiasi ricetta, come i gilet delle proteste francesi, come il tulle portato sulle passerelle da Rodarte per l’estate 2019. Sfiorito, intristito, nelle tonalità del seppia per Her di Spike Jonze del 2014. «E poi sulla tavolozza del decennio sono comparsi i verdi. Verde salvia, verde smeraldo, soprattutto nell’arredamento e in ambito architettonico dove ha rappresentato la volontà di essere in armonia con la natura», continua Frieze. Il verde urbano è diventato mantra di ogni studio di design, simbolo di una nuova attenzione all’ambiente e di quell’”invasione botanica” che si è registrata nei bar e ristoranti delle metropoli.

A seguire il Living Coral, colore dell’anno 2019 ispirato alle sfumature della barriera corallina, è arrivato il Classic Blue. «Una tinta che infonde calma, fiducia, per una base stabile da cui partire mentre ci apprestiamo a varcare la soglia di una nuova era», ha spiegato Leatrice Eiseman di Pantone. È il blu della giacca di Connell sulla copertina dell’edizione italiana di Persone normali di Sally Rooney. Quello che viene in mente leggendo un passo di un altro suo romanzo: «Alla fine ho aperto la finestra e mi sono affacciata sul mare».

Era il 12 gennaio 2010, e dalle notizie che sfilavano tra quotidiani e televisione, pensavamo che il decennio sarebbe stato sommerso da cinquanta sfumature di grigio. Fu solo il titolo di un’altra storia, ma alla fine siamo riusciti a scorgere il mare. Poteva andare peggio.