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Imparare dalle emergenze, secondo Claudia Orciani

Intervista con la 34enne presidentessa del marchio di pelletteria, che racconta cosa le ha insegnato il Covid-19.

di Serena Scarpello

Claudia Orciani, illustrazione di Felix Petruška

Claudia Orciani non ci crede alla storia della “figlia d’arte” con la strada spianata davanti a sé, né tantomeno ai dibattiti sterili sul ruolo della donna nella società. I suoi valori sono legati all’impegno quotidiano, alle energie e alla passione con cui svolge tutti i ruoli della sua vita. Tra i quali c’è quello di mamma di Achille e Leone e quello di presidentessa di Orciani, azienda di pelletteria nata quarant’anni fa a Fano, sul mare delle Marche, e fondata dal padre Claudio, che nel tempo si è sempre più concentrata su temi quali la sostenibilità, l’arte e innovazione, mantenendo le radici ben salde nella tradizione e nell’artigianalità che ne ha fatto il brand ricercato che ne è oggi.

Quando hai deciso di entrare in azienda?
L’ingresso in azienda non è stato propriamente frutto di una decisione razionale, piuttosto di una serie di eventi che hanno spinto me e la mia famiglia ad affrontare questa “avventura”, in modo impulsivo e passionale. Direi che sono entrata per passione circa 10 anni fa.

Cosa ti piace di più del ruolo attuale?
Io ho dato la mia passione e il mio tempo all’azienda di famiglia, ma l’azienda ha dato tanto a me… e di quello che mi ha dato mi piace tutto. L’ebbrezza che la responsabilità può dare è sempre un’emozione enorme, che mi fa sentire viva e utile.

Credi che una donna figlia d’arte come te oggi sia svantaggiata rispetto a un uomo?
Penso che credere in questi luoghi comuni sia un po’ come avvallarli. Io non ci voglio credere e quindi non ci credo. La storia e la società dicono che un uomo ha più possibilità di carriera di una donna, e che una donna “figlia d’arte” abbia la strada spianata. Io dico invece che passione e merito non fanno differenza: nascono e crescono nel cervello e nel cuore di una donna così come in quello di un uomo. Le skill, ovvero le abilità di ognuno, maturano con l’impegno, la dedizione, con la tenacia e non dipendono dal genere.

Cosa pensi della questione del lavoro femminile in Italia e del dibattito degli ultimi anni intorno al tema?
Fuggo certi dibattiti e questioni che finiscono con il ridursi a certe distinzioni ormai superate. Femminista o antifemminista. Io sono donna, madre e lavoratrice: con fatica cerco di far convivere questi tre lati della stessa persona, come fanno molte altre donne. Il lavoro sostiene la dignità umana tanto maschile quanto femminile. Oggi fortunatamente non parliamo più di matriarcato o patriarcato; certi avvenimenti dimostrano però che ancora c’è chi pensa che ci sia un sesso forte… ma sono persone deboli che non meritano attenzione. Purtroppo però oggi i social portano ad amplificare certi dibattiti che non meritano tempo e parole.

Come avete vissuto questa prima parte del 2020 e quali sono i progetti per i prossimi mesi?
È stato anche per noi un momento di sospensione, che per certi aspetti dura tuttora. Ma se la situazione ci impone cautela e pazienza, noi stiamo davvero correndo per raggiungere nuovi obiettivi, soprattutto in termini di prodotto, per costruire una Orciani Eco-Logic. Questo è il nostro progetto, anzi potrei dire la nostra missione.

Tre cose che ti ha insegnato l’emergenza Covid-19?
1) Nessuno si salva da solo. 2) Sapevamo di essere parte della Natura, ora abbiamo scoperto di esseri fragili – anche se ci crediamo onnipotenti – e di doverla proteggere perché così facendo ci riserviamo un futuro migliore. Insomma abbiamo capito di dover cambiare il nostro modello industriale e imprenditoriale. 3) Abbiamo riscoperto l’essenza delle cose, valori e sapori che credevamo scomparsi perché la quotidianità li aveva soffocati. Famiglia, amicizia , l’importanza dell’istruzione, il ruolo della sanità: cose che davamo per scontate!