Bulletin ↓
09:44 domenica 13 luglio 2025
I Talebani hanno fatto un assurdo video promozionale per invitare i turisti americani a fare le vacanze in Afghanistan Il video con la sua surreale ironia su ostaggi rapiti e kalashnikov, mira a proporre il paese come meta di un “turismo avventuroso”.
Justin Bieber ha pubblicato un nuovo album senza dire niente a nessuno Si intitola Swag e arriva, a sorpresa, quattro anni dopo il suo ultimo disco, anni segnati da scandali e momenti difficili.
Damon Albarn ha ammesso che la guerra del Britpop alla fine l’hanno vinta gli Oasis Il frontman dei Blur concede la vittoria agli storici rivali ai fratelli Gallagher nell’estate della loro reunion.
La nuova stagione di Scrubs si farà e ci sarà anche la reunion del cast originale Se ne parlava da tempo ma ora è ufficiale: nuova stagione in produzione, con il ritorno del trio di protagonisti.
La danzatrice del ventre è diventato un mestiere molto pericoloso da fare in Egitto Spesso finiscono agli arresti per incitazione al vizio: è successo già cinque volte negli ultimi due anni, l'ultima all'italiana Linda Martino.
Ferrero (e la Nutella) va così bene che starebbe per comprare la Kellog’s Per una cifra che si aggira attorno ai tre miliardi di dollari. Se l'affare dovesse andare in porto, Ferrero diventerebbe leader del settore negli Usa.
Il cofanetto dei migliori film di Ornella Muti curato da Sean Baker esiste davvero Il regista premio Oscar negli ultimi mesi ha lavorato all’edizione restaurata di quattro film con protagonista l’attrice italiana, di cui è grandissimo fan.
Nell’internet del futuro forse non dovremo neanche più cliccare perché farà tutto l’AI Le aziende tech specializzate in AI stanno lanciando nuovi browser che cambieranno il modo di navigare: al posto di cliccare, chatteremo.

Charlie Hebdo e la colpa di una vignetta

"Certo, ma hanno superato i limiti": la tesi secondo cui il settimanale francese se la sia un po' andata a cercare è diffusa al punto da non essere relegata al chiacchiericcio: ha raggiunto il New York Times e il Financial Times.

09 Gennaio 2015

All’indomani dell’attentato terroristico di Parigi in cui due estremisti islamici hanno preso d’assalto la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo uccidendo 12 persone, la reazione della grande stampa internazionale è unanime nel condannare la strage e nel manifestare solidarietà alla testata francese.

Tuttavia sorprende che, anche su media prestigiosi, abbiano trovato spazio argomentazioni che addossano una parte della responsabilità al giornale satirico francese, che avrebbe, come si dice, “passato il limite”. È successo su testate del calibro del New York Times e del Financial Times, dove sono apparsi alcuni pezzi (in alcuni casi poi rimossi o modificati) estremamente critici nei confronti di Charlie Hebdo. Tali pezzi, è bene notare, non costituiscono le posizioni ufficiali dei due media, ma il solo fatto che siano stati pubblicati – la dimostrazione che certe idee sono diffuse anche tra persone colte e informate dei fatti come si suppongono essere firme ed editorialisti di punta, nonché che trovano cittadinanza anche su giornali che non le condividono – fa sì che valga la pena discuterne.

New York Times

Sul New York Times è comparso a poche ore dalla strage un articolo di Steven Erlanger e Katrin Bennhold in cui si definiva il Charlie Hebdo una testata dallo stile «rancoroso e volgare», diventata il «simbolo di un laicismo aggressivo». Il punto del commento, intitolato “‘Dangerous Moment’ for Europe, as Fear and Resentment Grow”, è che l’attentato è avvenuto in un momento delicato per l’Europa, dove si stanno rafforzando il sentimento anti-islamico e i partiti di estrema destra: «Il raid di mercoledì, portato avanti con un sofisticato stile militare, contro un giornale francese noto per fare satira sull’Islam, ha scosso un continente che stava già ribollendo, in alcune zone, di risentimento contro gli immigrati, [finendo per] rafforzare partiti nazionalisti di estrema destra, come il francese Front National», scrivono  Erlanger e Bennhold.

Alcuni passaggi, senza mai avanzare apertamente l’ipotesi che il giornale se la sia “andata a cercare”, lasciano intendere che comunque il Charlie Hebdo avrebbe superato i limiti: «Nel suo sforzo, rancoroso, volgare e a tratti motivato da ragioni commerciali, di offendere ogni figura religiosa islamica, incluso il profeta Maometto, il giornale Charlie Hebdo era diventato il simbolo di un laicismo francese aggressivo, che vedeva nell’ascesa dell’Islam conservatore il suo nemico più grande».

Inoltre lo stesso pezzo presenta, in un passaggio, l’attacco terroristico come una forma di risposta a questo atteggiamento e cita un docente universitario che definisce la satira anti-islamica un atto di guerra, almeno nella percezione degli estremisti: «Mercoledì gli estremisti islamici hanno lanciato la loro rappresaglia (“struck back” nell’originale). ‘Questo ateismo laico è un atto di guerra in questo contesto’, ha detto Andrew Hussey, un docente di studi postcoloniali basato a Parigi».

Nonostante ciò, la direzione della testata ha pubblicato un editoriale di condanna inequivoca all’attentato e in cui si rimandava al mittente l’ipotesi che la responsabilità del massacro fosse imputabile al comportamento dei vignettisti francesi: «È assurdo ipotizzare che il modo di evitare attacchi terroristi sia permettere ai terroristi di dettare gli standard». Inoltre il giornale newyorchese ha pubblicato un articolo che loda il Charlie Ebdo come simbolo della libertà di stampa.
 
Financial Times

Il Financial Times ha pubblicato un editoriale a firma di Tony Barber, Europe editor della testata. Pur in seguito editato, il pezzo di commento tradisce una prospettiva di fondo riassumibile in: certo, quanto successo a Parigi è terribile, ma quelli di Charlie Hebdo hanno valicato i limiti imposti dal buonsenso. La versione iniziale dell’articolo diceva: «Charlie Hebdo ha una lunga storia di prese in giro, tormenti e punzecchiature dei musulmani francesi. Se il giornale si ferma appena prima degli insulti diretti, per converso non è il campione più convincente del principio della libertà di parola. La Francia è la terra di Voltaire, ma troppo spesso la follia editoriale ha avuto il sopravvento a Charlie Hebdo».


L’editoriale di Barber, prima che venisse editato.

Barber tiene quindi a precisare, probabilmente conscio della piega presa dal suo editoriale, che «con questo non si vuole giustificare in alcun modo gli assassini. Si tratta solo di dire che un po’ di buon senso sarebbe utile a testate come Charlie Hebdo e il danese Jyllands-Posten, che danno a intendere di far vincere la libertà provocando i musulmani, ma in realtà si comportano da stupidi». In realtà pare evidente che in quel “solo” ci sia una critica che colpisce più in profondità, sostenendo una logica che vuole vedere in un’astratta “prevenzione” il nocciolo della vicenda. Ma anche ponendo che la satira del settimanale francese sia fuori luogo, offensiva e di dubbio gusto – come in molti sostengono, non senza una qualche ragione – a Parigi non si può forse firmare vignette corrosive senza dover temere per la propria vita? Ci si può esimere dal farlo, ma l’argomentazione di fondo ricorda da vicino un tristemente famoso “ok, ma anche lei poteva evitare di andare in giro in minigonna”.

Quando, nel 2011, gli uffici di Charlie Hebdo vennero colpiti da una molotov e rischiarono di essere distrutti da un incendio, l’allora capo della divisione parigina del magazine Time, Bruce Crumley, scrisse che le linee editoriali di giornali come quello «chiamano apertamente le risposte violente degli estremisti che i loro autori dichiarano con orgoglio di voler sfidare in nome del bene comune». Allora non ci furono morti, ma il punto di vista è più o meno lo stesso. Che ruolo hanno giocato le vignette di Charlie Hebdo nel massacro di Charlie Hebdo? È una questione lecita e persino di facile soluzione. Ma siamo sicuri che sia la prima che dobbiamo porci?
 

Nell’immagine in evidenza: Stephane Charbonnier, in arte Charb, era il direttore di Charlie Hebdo.

Articoli Suggeriti
Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

Leggi anche ↓
Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.

Odessa ex città aperta

Reportage dalla "capitale del sud" dell'Ucraina, città in cui la guerra ha imposto un dibattito difficile e conflittuale sul passato del Paese, tra il desiderio di liberarsi dai segni dell'imperialismo russo e la paura di abbandonare così una parte della propria storia.

Assediati dai tassisti

Cronaca tragicomica di come non sia possibile sfuggire alla categoria più temuta e detestata del Paese.