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A Londra è comparsa una nuova opera di Banksy che parla di crisi abitativa e giovani senzatetto In realtà le opere sono due, quasi identiche, ma solo una è stata già rivendicata dall'artista con un post su Instagram.
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Il neo inviato speciale per la Groenlandia scelto da Trump ha detto apertamente che gli Usa vogliono annetterla al loro territorio Jeff Landry non ha perso tempo, ma nemmeno Danimarca e Groenlandia ci hanno messo molto a ribadire che di annessioni non si parla nemmeno.
Erika Kirk ha detto che alle elezioni del 2028 sosterrà J.D. Vance, anche se Vance non ha ancora nemmeno annunciato la sua candidatura «Faremo in modo che J.D. Vance, il caro amico di mio marito, ottenga la più clamorosa delle vittorie», ha detto.
A causa della crescita dell’industria del benessere, l’incenso sta diventando un bene sempre più raro e costoso La domanda è troppa e gli alberi che producono la resina da incenso non bastano. Di questo passo, tra 20 anni la produzione mondiale si dimezzerà.
È appena uscito il primo trailer di The Odyssey di Nolan ed è già iniziato il litigio sulla fedeltà all’Odissea di Omero Il film uscirà il 16 luglio 2026, fino a quel giorno, siamo sicuri, il litigio sulle libertà creative che Nolan si è preso continueranno.

Cersei, la cattiva assoluta che meritava molto di più

Elogio di uno dei personaggi più moderni e psicoanalitici di Game of Thrones.

15 Maggio 2019

Cersei come cattiva non ha mai deluso. Non ha preteso di fare il male per uno scopo nobile (ehm, Dany), le piaceva e basta. Amava Jamie, il vino, i figli, il potere e la vendetta, per il resto non le importava di nessuno: «Bevo perché mi fa stare bene. Ho ucciso mio marito perché mi ha fatto stare bene liberarmi di lui. Mi sono scopata mio fratello perché mi fa stare bene sentirlo dentro di me», dice nella sesta stagione, quando ha per le mani la Septa che nella quinta l’aveva torturata e ora sta per lasciarla alle cure di Ser Gregor: «È lui il tuo Dio adesso» le dice prima di allontanarsi chiudendo bene la finestra della cella per non essere disturbata dalle grida.

E ora, a quanto pare (siamo pur sempre in un universo nel quale la magia e le resurrezioni non sono escluse), è morta. Una delle antagoniste più affascinanti della storia dell’intrattenimento (tra fiabe, libri, teatro, cinema, serie tv) è uscita di scena piangendo, prigioniera di una valanga di pietre, quasi alla fine di una puntata spesa a guardare in silenzio la distruzione di Approdo del Re.

Forse è colpa delle leggi della narratologia che insegnano che un bel racconto procede per contrasti, e a Cersei è capitato di dover morire dopo la furia di Daenerys, che vuole trasformare la città in Pompei, e la battaglia tra Sandor «il Mastino» Clegane e il suo fratello maggiore sadico e non-morto Gregor «la Montagna» Clegane sulle scale ormai senza soffitto della Fortezza Rossa. E allora a lei e al suo gemello amante tocca una scena sussurrata in mezzo alla fine del mondo, illuminata dalle fiaccole tipo Barry Lyndon, loro due soli a tenersi per mano come Kate Winslet e Leonardo DiCaprio nella scena finale di Titanic. O magari perché è così che succede quando capisci che alla morte non puoi più dire: «Non oggi». Perfino Cersei, che fino a qualche tempo prima terrorizzava le persone mostrando i denti come Jack Nicholson in Shining, adesso ha paura e ripete: «Non voglio, non così». Se c’è qualcosa che la scena nei sotterranei rende bene è lo stupore di fronte all’assurda realtà della propria morte.

La morte è una resa. Cersei, uno dei personaggi più moderni e psicoanalitici della saga, era cresciuta odiando e desiderando di vivere. Odiava suo fratello Tyrion perché lo considerava responsabile per la morte della madre, ma la sua frustrazione più grande era stata di non essere presa in considerazione dal padre come erede del potere. Se come Mad Men anche Game of Thrones è un pretesto per mettere in scena vicende di donne in un mondo maschile, Cersei è un po’ come Betty, costretta a restare a casa a badare ai bambini quando avrebbe voluto lavorare.

Come marito non aveva certo Don Draper, ma Robert Baratheon. Con Robert, Cersei era sola come Anna Karenina con il marito dalle brutte orecchie. Rozzo, amante della caccia, la tradiva sempre ma soprattutto le diceva che in ogni caso amava un’altra, Lyanna Stark. Le rideva in faccia, e allora Cersei l’aveva fatto ubriacare e uccidere da un cinghiale inferocito. Da quel momento non aveva più avuto pace. Jamie non era servito a molto perché, da gemello, forse rappresentava più che altro un riflesso, l’incapacità di amare qualcosa al di fuori di sé stessa. Solo con i figli era stato diverso. Il primo, Joffrey, cattivissimo e folle, gli altri due buoni: «Mircella era gentile. Io non ho mai avuto una madre ma lei l’aveva», dice Cersei mentre si prepara, nella settima stagione, a usare sulla figlia di Ellaria Sand lo stesso veleno che ha ucciso la sua. «L’avevo allattata al seno invece di usare una balia. Non sopportavo che un’altra donna la tenesse tra le braccia».

Ma Cersei non era nemmeno come Catelyn Stark, una madre di famiglia pratica, risoluta e senza trucco. Cersei è vicina all’archetipo della matrigna di Biancaneve (e infatti detesta e teme la gioventù di Margaery Tyrell), e insieme alla strega rossa Melisandre la si potrebbe trovare nella categoria milf su YouPorn. Ha una bellezza stratificata che viene fuori verso i quarant’anni e le piace il sesso. Nel suo mondo ideale forse regna con Jamie facendo l’amore e ubriacandosi tutto il giorno. Ma la sete di potere e gli autori della serie le tolgono ogni cosa: fanno morire i figli a uno a uno, la fanno arrestare, torturare e camminare nuda in mezzo alla folla che la insulta. Alla fine del cammino della «espiazione», Cersei è sola e insanguinata, Jamie è lontano, le resta la compagnia opprimente di Quyburn e di Ser Gregor. Cersei tiene i capelli corti, abbandona i vestiti lunghi e le stoffe delicate e inizia a portare giacche di pelle da guerriero che assomigliano a quelle di suo padre. Ma a differenza di Arya, non ha mai preso in mano una spada. Arya è cresciuta viaggiando e combattendo da sola, Sansa è indurita dalle violenze sessuali, Cersei è annichilita dal fatto che, se anche dovesse vincere la guerra e mantenere il potere, probabilmente non avrebbe nessuno con cui condividerlo.

La fine di Cersei e la follia di Dany nella penultima puntata del Trono dicono questo: inutile illudersi, non esisterà mai un lato buono e inoffensivo del potere. Jon, che è una specie di santino della nobiltà d’animo, non a caso lo rifiuta. Ma le serie tv e le fiabe e la letteratura ci piacciono anche perché permettono di sospendere il giudizio e godersi lo spettacolo. E allora forse avremmo voluto una Cersei spietata fino in fondo, che digrigna i bei denti grossi e bianchi e infilza Tyrion (scusa, Tyrion) invece di piagnucolare con Jamie. O una Cersei incenerita, in primo piano, dal drago atomico di Daenerys: capelli, vestiti, sigilli, collane con il leone simbolo della casata Lannister, ossa e denti compresi.

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