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10:51 venerdì 7 novembre 2025
Si è scoperto che uno degli arrestati per il furto al Louvre è un microinfluencer specializzato in acrobazie sulla moto e consigli per mettere su muscoli Abdoulaye N, nome d'arte Doudou Cross Bitume, aveva un bel po' di follower, diversi precedenti penali e in curriculum anche un lavoro nella sicurezza del Centre Pompidou.
La Presidente del Messico Claudia Sheinbaum è stata molestata da un uomo in piazza, in pieno giorno e durante un evento pubblico Mentre parlava con delle cittadine a Città del Messico, Sheinbaum è stata aggredita da un uomo che ha provato a baciarla e le ha palpato il seno.
Una foto di Hideo Kojima e Zerocalcare al Lucca Comics ha scatenato una polemica internazionale tra Italia, Turchia e Giappone L'immagine, pubblicata e poi cancellata dai social di Kojima, ha fatto arrabbiare prima gli utenti turchi, poi quelli italiani, per motivi abbastanza assurdi.
Nella vittoria di Mamdani un ruolo importante lo hanno avuto anche i font e i colori della sua campagna elettorale Dal giallo taxi alle locandine alla Bollywood, il neo sindaco di New York ha fatto un uso del design diverso da quello che se ne fa di solito in politica.
Il nuovo album di Rosalía non è ancora uscito ma le recensioni dicono che è già un classico Anticipato dal singolo e dal video di "Berghain", Lux uscirà il 7 novembre. Per la critica è il disco che trasforma Rosalia da popstar in artista d’avanguardia.
La nuova serie di Ryan Murphy con Kim Kardashian che fa l’avvocata è stata demolita da tutta la critica All’s Fair centra lo 0 per cento su Rotten Tomatoes, in tutte le recensioni si usano parole come terribile e catastrofe.
Un giornalista italiano è stato licenziato per una domanda su Israele fatta alla Commissione europea Gabriele Nunziati ha chiesto se Israele dovesse pagare la ricostruzione di Gaza come la Russia quella dell'Ucraina. L'agenzia Nova lo ha licenziato.
Lo Studio Ghibli ha intimato a OpenAI di smetterla di usare l’intelligenza artificiale per creare brutte copie dei suoi film Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.

Perché si parla tanto dell’accordo da 500 milioni tra Bruce Springsteen e Sony

17 Dicembre 2021

«Io sono uno dei pochi artisti che può dire di essersi trovato nel posto giusto al momento giusto quando, nel 1972, firmai il contratto con Columbia Records. Nei cinquant’anni trascorsi da quel giorno, gli uomini e le donne di Sony Music mi hanno sempre trattato con il massimo rispetto, sia dal punto di vista umano che dal punto di vista artistico. Sono contentissimo di lasciare il mio lavoro nelle mani di un’azienda e di persone che conosco e delle quali mi fido». Con queste parole Bruce Springsteen ha commentato l’accordo raggiunto e ufficializzato in questi giorni con Sony Music: il Boss ha infatti ceduto all’azienda i diritti di tutta la sua opera, per una cifra che, secondo quanto riportano i media, si aggirerebbe attorno ai 500 milioni di dollari. Basta questa cifra per capire l’enormità dell’evento, ma un superiore livello di comprensione si raggiunge anche attraverso la comparazione: Bob Dylan aveva venduto tutto quanto il suo “catalogo” per 300 milioni di dollari. In questo momento, secondo quanto riporta Quartz, Springsteen sarebbe l’artista solista che ha venduto i diritti delle sue canzoni al prezzo più alto.

La notizia aiuta anche a capire la direzione che l’industria musicale ha preso ormai da anni, quantomeno da quando le piattaforme streaming sono diventate le nuova modalità di fruizione delle canzoni e degli album. «Con l’avvento dello streaming ho detto addio ai soldi che mi venivano dalla vendita dei dischi. Ho una famiglia da mantenere e un mutuo da pagare, non ho altra scelta», disse David Crosby quando si seppe della sua decisione di vendere tutti i diritti delle sue canzoni. Il fatto è che quello che gli artisti guadagnano ogni volta che una canzone viene riprodotta su una piattaforma di streaming è pochissimo, una questione che in passato ha portato anche ad alcuni scontri tra i musicisti e i “nuovi distributori”: il caso forse più noto resta quello di Prince, che non voleva che le sue canzoni venissero messe a disposizione delle piattaforme proprio perché non approvava il trattamento (economico e non) degli artisti da parte delle stesse.

Come in molti altri settori, la pandemia ha accelerato un movimento che era già cominciato tempo fa. Senza possibilità di fare concerti e spettacoli dal vivo (e con le limitazioni ancora in atto in molti Paesi, e con la diffusione della variante Omicron che aggiunge ulteriore incertezza per il futuro), molti musicisti sono stati costretti a considerare altre fonti di reddito. In questo senso, l’accordo tra Springsteen e Sony rappresenta allo stesso tempo un’eccezione e un’ufficializzazione: difficilmente altri artisti raggiungeranno quella cifra (non sono poi così tanti quelli che possono vantare una carriera lunga 50 anni), ma sempre di più, probabilmente, seguiranno l’esempio del Boss. Kriss Thakrar, ricercatore di MIDiA, un’azienda di consulenza che lavora soprattutto nel settore discografico, ha detto che «se la maggior parte dei soldi che un musicista fa vengono dal suo catalogo, e se questo musicista non ha in programma di far uscire delle nuove hit nell’immediato futuro, allora vendere il catalogo è la cosa giusta da fare, quella che può garantire all’artista più di quanto gli servirà per il resto della sua vita».

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