Hype ↓
02:31 mercoledì 3 dicembre 2025
Anche stavolta il premio di Designer of the Year l’ha vinto Jonathan Anderson È la terza volta consecutiva, stavolta ha battuto Glenn Martens, Miuccia Prada, Rick Owens, Martin Rose e Willy Chavarria.
L’Oms ha detto che i farmaci come Ozempic dovrebbero essere disponibili per tutti e non solo per chi può permetterseli Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, in futuro bisognerà garantire l'accesso a questi farmaci a chiunque ne abbia bisogno.
Aphex Twin ha caricato a sorpresa su SoundCloud due nuovi brani ispirati a una vacanza in Sicilia Le tracce sono comparse a sorpresa e sarebbero state ispirate da una vacanza italiana del musicista, intristito dalla pioggia autunnale.
Il sindaco di Pesaro si è dovuto scusare perché ha coperto di ghiaccio la statua di Pavarotti per far spazio a una pista di pattinaggio Ma ha pure detto che Pavarotti resterà "congelato" fino a dopo l'Epifania: spostare la statua o rimuovere la pista sarebbe troppo costoso.
Siccome erano alleati nella Seconda guerra mondiale, la Cina vuole che Francia e Regno Unito la sostengano anche adesso nello scontro con il Giappone Indispettita dalle dichiarazioni giapponesi su Taiwan, la diplomazia cinese chiede adesso si appella anche alle vecchie alleanze.
È morto Tom Stoppard, sceneggiatore premio Oscar che ha reso Shakespeare pop Si è spento a ottantotto anni uno dei drammaturghi inglesi più amati del Novecento, che ha modernizzato Shakespeare al cinema e a teatro.
La tv argentina ha scambiato Gasperini per il truffatore che si era travestito da sua madre per riscuoterne la pensione Un meme molto condiviso sui social italiani è stato trasmesso dal tg argentino, che ha scambiato Gasperini per il Mrs. Doubtfire della truffa.
La parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary è rage bait Si traduce come "esca per la rabbia" e descrive quei contenuti online il cui scopo è quello di farci incazzare e quindi interagire.

C’era una volta… Brad Pitt

A 56 anni è diventato un attore (e un uomo) più credibile anche se, ripercorrendo la sua carriera, i ruoli importanti non sono stati pochi.

10 Febbraio 2020

Ci ha messo trent’anni tondi Brad Pitt per togliersi di dosso quell’immagine da bello e incapace. Quell’etichetta che molti attori hanno appiccicata addosso perché troppo avvenenti per essere bravi. Come se la fisiognomica potesse avere qualcosa a che fare col talento. Era il 1991, quando Brad fece la sua grand entrée a Hollywood (e nel cuore di estasiate fan) togliendosi la t-shirt e saltando addosso a Geena Davis in Thelma & Louise. Interpretava il ruolo di J.D., un cowboy autostoppista, ma sembrava il dio Apollo. Troppo bello, dicevano, per essere credibile come attore. Ma si sbagliavano. Stanotte Brad ha smentito tutti vincendo l’Oscar per C’era una volta a… Hollywood. Il trionfo è arrivato dopo essere stato in nomination tre volte come produttore per il miglior film (Moneyball, The Big Short, 12 anni schiavo), due come attore non protagonista e solo uno come miglior attore per Il curioso caso di Benjamin Button. «Gli Oscar? Ogni anno gente di talento prende la statuetta e altre di eguale talento non la prendono. Hanno vinto tanti miei amici. Sono contento lo stesso».

Sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles Brad Pitt ha recuperato il tempo perduto (se di tempo perduto si può parlare). Ha ringraziato Quentin Tarantino e Leo DiCaprio (amico fraterno a tal punto da chiamarlo “lover”), e ha dedicato il premio ai suoi figli. Il suo Cliff Booth, lo stunt-man che interpreta nel film, è perfettamente in linea con i personaggi delle pellicole corali tarantiniane. Se ne sta sempre un po’ in ombra, eppure emana luce. Non è protagonista, ma alla fine lo diventa. È strafottente, silenzioso, irascibile, violento, e dannatamente simpatico. Solo Brad Pitt poteva rendere eroe positivo un sospetto femminicida (durante tutta la durata del film si insinuano continue le voci che Booth abbia fatto fuori la moglie). Il trionfo di qualche ora fa ha rappresentato la vetta della carriera di Pitt. Una sorta di Eiger, raggiunto dopo una scalata faticosa. Scivolate e recuperi. Discese ardite e risalite, avrebbe detto Battisti.

A 56 anni suonati oggi Pitt è diventato un attore (e un uomo) più credibile. Più autorevole e più affascinante, non ha mai avuto timore di raccontare i propri limiti. Di spogliarsi non solo di magliette attillate, come fa il suo stunt-man sul tetto della villa di DiCaprio mentre gli ripara l’antenna, ma anche di tanti pudori. «Alla mia età», ha detto, «smetti di pensare che l’universo sia contro di te. Credo di aver anche imparato l’umiltà: quando da giovane sbarcai a Los Angeles e New York cercando di sfondare nel cinema, ero uno sconosciuto che aveva preso il primo aereo a 23 anni. Le cose sono cambiate, ho avuto il successo e leggo testi di filosofia. Ma dentro sono rimasto il ragazzo di provincia di un tempo».

Brad ha raccontato della sua dipendenza dall’alcool dopo la fine del matrimonio con Angelina Jolie («ne sono uscito grazie agli alcolisti anonimi», ha confessato), delle continue fratture sentimentali (da Gwyneth Paltrow a Jennifer Aniston, da Kate Hudson alla Jolie), del complicatissimo rapporto con i figli, del suo rapporto con Dio («Ho attraversato tutto», ha raccontato, «mi sono aggrappato alla religione. Sono cresciuto con il cristianesimo. Poi l’ho messo in discussione… anche se a volte funzionava. E poi quando sono rimasto solo, l’ho lasciato completamente e mi sono definito agnostico. Ho provato altre vie della spiritualità, ma non mi sono sentito bene. E allora sono stato per un po’ ateo, per un po’ ribelle. Ma non lo ero davvero. Odio la parola spiritualità, ma è qualcosa di simile. Credo che siamo tutti connessi»).

Brad Pitt in una scena di C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino

Brad non recita come Marlon Brando, intendiamoci. E nemmeno come Lawrence Olivier. Ma è uno dei pochissimi attori hollywoodiani  capace di ammantarsi della stessa aura di leggenda dei più grandi. Oggi sono lui, e pochi altri. A parte gli indiscutibili come Al Pacino e De Niro, forse solo Tom Hanks, George Clooney e lo stesso DiCaprio. «Mi ricordo di quando da ragazzo ho lasciato il Missouri e sono andato a Los Angeles con 300 dollari in tasca, senza conoscere nessuno, senza la minima idea di quello che avrei fatto. Sono un miracolato che ha vinto la Lotteria, e resto un istintivo», ha detto.

Ripercorrendo la sua carriera, sono tanti i film importanti in cui ha recitato. A passarli in elenco ci si rende conto che sono stati numerosissimi quelli che hanno lasciato il segno. Troppo impegnati ad ammirare i lineamenti del suo volto e i suoi muscoli (oggi scolpiti come ieri ad un passo dai sessant’anni), ce ne siamo quasi dimenticati. È vero ci sono state pellicole come Vento di Passioni o Troy, in cui Brad ostentava più la sua avvenenza che la capacità recitativa. «L’idea della mascolinità è spesso intesa come ostentazione di forza, sicurezza, abilità in ogni situazione», ha spiegato in un’intervista Pitt. «Il cinema, a partire dal dopoguerra, si è costruito sul mito del Marlboro Man che deve vincere sempre. Anch’io, nato nel paesino di Shawnee in Oklahoma, sono cresciuto con questo ideale di virilità, incarnato da star come Clint Eastwood».

Ma ci sono stati anche gioielli come Seven, L’Esercito delle 12 scimmie (la sua prima nomination agli Oscar), Sleepers, il film cult Fight Club, la serie degli Ocean’s. E ancora Il misterioso caso di Benjamin Button, Bastardi senza gloria, Fury e il recentissimo Ad Astra. Proprio in occasione dell’uscita di quest’ultimo film, forse uno dei più amati da Pitt, l’attore aveva detto: «L’astronauta che interpreto è stato il ruolo più difficile della mia carriera. Perché mostra debolezze, fragilità, paure. Eastwood qui è lontano anni luce. Il mio è un maschio moderno, perché permette al dolore, ai rimpianti, alle insicurezze di manifestarsi. E spiega cosa vuol dire essere uomo. Io credo di averlo capito: significa essere aperti, sempre connessi con gli altri».

Articoli Suggeriti
Secondo Guillermo del Toro persino Frankenstein può essere bello, amare ed essere amato

Contrariamente al romanzo, la Creatura del film non è affatto l’“abominio” descritto da Shelley, anzi. Ma questa non è l'unica libertà che Del Toro si è preso.

Aphex Twin ha caricato a sorpresa su SoundCloud due nuovi brani ispirati a una vacanza in Sicilia

Le tracce sono comparse a sorpresa sulla piattaforma e sarebbero state ispirate a una vacanza italiana fatta con la sua compagna.

Leggi anche ↓
Secondo Guillermo del Toro persino Frankenstein può essere bello, amare ed essere amato

Contrariamente al romanzo, la Creatura del film non è affatto l’“abominio” descritto da Shelley, anzi. Ma questa non è l'unica libertà che Del Toro si è preso.

Aphex Twin ha caricato a sorpresa su SoundCloud due nuovi brani ispirati a una vacanza in Sicilia

Le tracce sono comparse a sorpresa sulla piattaforma e sarebbero state ispirate a una vacanza italiana fatta con la sua compagna.

È morto Tom Stoppard, sceneggiatore premio Oscar che ha reso Shakespeare pop

Noto al grande pubblico come vincitore di un Oscar e di un Golden Globe per la sceneggiatura di Shakespeare in Love.

A Sanremo tiferemo per Sayf

Padre italiano, madre tunisina, una vita tra Rapallo e Genova, non riesce a scegliere chi preferisce tra Bob Marley e Fabrizio De André, ma soprattutto è una delle più interessanti novità del rap italiano: la nostra intervista, per arrivare preparati al Festival.

La parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary è rage bait

Si traduce come "esca per la rabbia" e descrive quei contenuti online il cui scopo è quello di farci incazzare e quindi interagire.

A giudicare dai nomi in gara, Carlo Conti vuole che Sanremo 2026 piaccia soprattutto ai giovani

Tanti nomi emergenti, molto rap e veterani al minimo: è questo il trend di Sanremo 2026, pensato per un pubblico social e under trenta.