Non è più un semplice gesto culturale: il recente caso Radiohead mostra come il live sia diventato oggetto di culto, tra mercificazione dell’accesso, partecipazione trasformata in status, crisi di panico e di pianto.
Per colpa di un attacco hacker, in Giappone stanno finendo le scorte di birra Asahi
Bar e ristoranti in queste ore stanno comprando quel che ne rimane, ma nei prossimi giorni sarà sicuramente introvabile.

I locali e i ristoranti hanno tentato di fare scorta, ma è praticamente certo che nei prossimi giorni la birra Asahi diventerà introvabile. È questo il risultato di un attacco hacker che lo scorso lunedì ha colpito e fermato tutti gli stabilimenti produttivi del marchio sul territorio giapponese. Il fermo delle fabbriche Asahi è stato prolungato e ha coinvolto tutti gli stabilimenti, generando un cortocircuito organizzativo nell’intera azienda. L’impatto economico dello stop sarà davvero quantificabile solo nelle prossime settimane, mentre gli effetti per i consumatori saranno visibili a breve. Per tutti i consumatori, non sono per gli amanti della birra.
Asahi infatti è il maggior produttore di birra del Paese ma vende anche bevande gassate e tè freddo in bottiglia. Inoltre produce cibo e piatti pronti anche per aziende terze. In un comunicato stampa, Asahi ha spiegato di aver riavviato manualmente la produzione in alcuni stabilimenti, ma che è troppo presto per dire quando i suoi prodotti torneranno sugli scaffali dei negozi e dei supermercati e sui banconi dei bar giapponesi. Si preparano alle carenze di prodotti Asahi anche i konbini, i celebri, piccoli supermercatini aperti 24vore su 24, onnipresenti nelle città giapponesi. Molti prodotti a marchio 7Eleven, Lawson e FamilyMart sono infatti prodotti da Asahi.
Rimane ora da capire cosa succederà nel resto del mondo, dove gli stabilimenti hanno continuato a funzionare ma dovendo fare a meno delle importazioni provenienti dal Giappone. Il Ceo di Asahi Atsushi Katsuki si è già scusato pubblicamente per il danno causato dallo stop delle industrie del gruppo.

Non è più un semplice gesto culturale: il recente caso Radiohead mostra come il live sia diventato oggetto di culto, tra mercificazione dell’accesso, partecipazione trasformata in status, crisi di panico e di pianto.

Il brand nato in Puglia ha appena inaugurato un nuovo spazio, Officina Circolo, dove prende forma l’idea dell’abito che il fondatore Gennaro Dargenio aveva immaginato per Circolo 1901: essenziale, di qualità e che non cede alle tendenze del momento.