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I dazi turistici sono l’ultimo fronte nella guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa Mentre Trump impone agli stranieri una maxi tassa per l'ingresso ai parchi nazionali, il Louvre alza il prezzo del biglietto per gli "extracomunitari".
Papa Leone XIV ha benedetto un rave party in Slovacchia in cui a fare da dj c’era un prete portoghese Il tutto per festeggiare il 75esimo compleanno dell'Arcivescovo Bernard Bober di Kosice.
I distributori indipendenti americani riporteranno al cinema i film che non ha visto nessuno a causa del Covid Titoli molto amati da critici e cinefili – tra cui uno di Sean Baker e uno di Kelly Reichardt – torneranno in sala per riprendersi quello che il Covid ha tolto.
La presidente della Tanzania Samia Suluhu Hassan ha nominato il nuovo governo e ha fatto ministri tutti i membri della sua famiglia In un colpo solo ha sistemato due figlie, un nipote, un genero, un cognato e pure un carissimo amico di famiglia.
Sally Rooney ha detto che i suoi libri potrebbero essere vietati in tutto il Regno Unito a causa del suo sostegno a Palestine Action E potrebbe addirittura essere costretta a ritirare dal commercio i suoi libri attualmente in vendita.
In Francia è scoppiato un nuovo, inquietante caso di “sottomissione chimica” simile a quello di Gisèle Pelicot Un funzionario del ministero della Cultura ha drogato centinaia di donne durante colloqui di lavoro per poi costringerle a urinare in pubblico.
Dopo quasi 10 anni di attesa finalmente possiamo vedere le prime immagini di Dead Man’s Wire, il nuovo film di Gus Van Sant Presentato all'ultima Mostra del cinema di Venezia, è il film che segna il ritorno alla regia di Van Sant dopo una pausa lunga 7 anni.
Un esperimento sulla metro di Milano ha dimostrato che le persone sono più disponibili a cedere il posto agli anziani se nel vagone è presente un uomo vestito da Batman Non è uno scherzo ma una vera ricerca dell'Università Cattolica, le cui conclusioni sono già state ribattezzate "effetto Batman".

Un collettivo che fa proteste politiche ha vinto il Turner Prize

02 Dicembre 2021

Il Turner Prize, il premio più importante nel mondo dell’arte britannico, quest’anno è stato vinto da un collettivo che unisce performance e protesta politica. I vincitori del premio sono i membri dell’Array Collective, undici artisti che “fanno irruzione” durante comizi ed eventi politici (spesso antiabortisti o omofobi) in Irlanda del Nord, indossando costumi carnevaleschi e mostrando cartelli provocatori. L’annuncio è stato dato mercoledì sera dalla Cattedrale di Coventry, dove si è tenuta la cerimonia di premiazione di quest’anno.

Alex Farquharson è il direttore della Tate Britain e il presidente della giuria incaricata di assegnare il premio Turner. Spiegando le motivazioni che hanno portato la giuria alla scelta di premiare Array Collective, Farquharson ha detto che questi artisti «portano leggerezza, speranza e senso dell’umorismo» anche in contesti in cui è difficile immaginare la presenza di queste tre cose. «Il loro lavoro ci ricorda che esiste una via per uscire o per superare tutte le situazioni, anche quelle apparentemente più serie» ha aggiunto Farquharson, facendo riferimento all’Irlanda del Nord ancora piagata dalle divisioni e dai contrasti religiosi. «L’arte dal vivo e la performance hanno una ricca tradizione di avanguardismo, e loro stanno portando avanti questa tradizione in una maniera nuova, diversa».

Era dal 2015 che un collettivo non vinceva il Turner. L’ultima volta era andato ad Assemble, un gruppo di architetti e designer. Quest’anno, la competizione è stata tutta tra collettivi, invece: Array ha battuto i Black Obsidian Sound System (un gruppo composto da persone nere, non binarie, queer e trans che organizzano spettacoli notturni nei club); Cooking Sections, artisti che si concentrano sull’impatto ambientale degli allevamenti intensivi di salmone; Gentle/Radical, un collettivo gallese composto da prelati e giovani lavoratori che portano l’arte tra le famiglie e nei quartieri più poveri; e Project Art Works, una community di “neurodiverse artist”. Il premio Turner prevede anche una vincita in denaro: 33mila dollari per gli Array, mentre gli altri artisti finalisti (Black Obsidian Sound System e Cooking Sections) riceveranno 13mila dollari.

Il prestigio del Turner, ovviamente, va molto oltre il premio in denaro che assegna. Tra i vincitori del passato, per esempio, ci sono artisti come Damien Hirst e Steve McQueen, trionfi che hanno contribuito a trasformare due artisti fino a quel momento noti più o meno solo nel mondo dell’arte, tra i cultori e gli addetti ai lavori, in superstar. E ovviamente ci sono anche le immancabili polemiche: ogni anno c’è chi non approva le scelte della giuria del Turner, sia in materia di nomination che di premio. Quest’anno non è stato da meno: in molti non hanno gradito la presenza di cinque collettivi di artisti tra i possibili vincitori, né l’assenza di artisti che lavorano invece da soli. In più, c’è l’accusa di essere ormai diventato un premio concentrato più sulla politica che sull’arte: Jake Chapman dei Chapman Brothers (candidati al premio nel 2003) ha detto che il Turner risponde ormai a un «tipo molto preciso di responsabilità sociale», un fatto che si sta traducendo, secondo Chapman, in una oggettiva difficoltà per gli artisti dediti a un lavoro più sperimentale.

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