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Storia di Andrew Wakefield, profeta dei no vax

La racconta The doctor who fooled the world, un libro che ripercorre come fu "scoperta" la falsa correlazione tra vaccino e autismo, molto utile per capire anche i movimenti no vax di oggi.

di Francesco Gerardi

Andrew Wakefield al General Medical Council di Londra nel 2010, courtesy of SHAUN CURRY/AFP via Getty

Andrew Wakefield voleva vincere il Premio Nobel. Una sera d’inverno del 1988, davanti a una pinta di Guinness sorseggiata al calduccio di un pub di Toronto (è inquietante pensare quanta parte della storia moderna sia cominciata in un bar/pub), decise come ci sarebbe riuscito: avrebbe dimostrato la causa virale del misterioso morbo di Crohn. Il virus colpevole lo avrebbe deciso di lì a poco, tornato a Londra presso la Royal Free Medical School. Wakefield, d’altronde, era un gastroenterologo e aveva bisogno di tempo per leggere i due manuali di virologia che sarebbero diventati la base teorica delle sue certezze scientifiche. La lettura dei manuali si fermò alla “M” di morbillo. Il morbillo spiegava tutto: nascosto per anni nell’intestino, in particolare nel tratto chiamato tenue o ileo, il virus causava le infiammazioni scoperte ma mai spiegate da Burrill Bernard Crohn. Prima di prenotare il volo per Stoccolma, Wakefield doveva solo convincere le persone giuste della veridicità della sua ipotesi. Convincere sarebbe diventato il suo mestiere, la sua missione: i medici curano, gli scienziati dimostrano, e lui avrebbe smesso di essere l’uno e l’altro. Convincere è il mestiere del leader, il verbo del profeta, e lui sarebbe diventato l’uno e l’altro. E l’uno e l’altro sarebbe rimasto fino a oggi. Nel 2016 era all’Inauguration ball del neo-presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Degli anni da medico e della vita da scienziato di Andrew Wakefield resta la parola “RETRACTED” scritta in stampatello, a caratteri cubitali, con lo stesso rosso che colora il bordo dei segnali stradali che indicano pericolo. Questa parola si ripete per cinque volte, una per ogni pagina della ricerca che ha fatto di Wakefield “the doctor who fooled the world”: l’onorifico gli è stato concesso dal giornalista che gli ha dato la caccia per quindici anni, Brian Deer del (tra gli altri) Sunday Times, che al medico che ha ingannato il mondo ha dedicato il suo ultimo libro. Quella ricerca, ora ritirata, fu pubblicata il 28 febbraio del 1998 su The Lancet, con il titolo “Ileal-lymphoid-nodular hyperplasia, non-specific colitis, and pervasive developmental disorder in children. Il mito fondativo dell’antivaccinismo moderno fu pubblicato tra le pagine 637 e 641 del volume 358 di una prestigiosissima rivista medica: la scienza ci dia qualche certezza, direbbe l’ex ministro Francesco Boccia. Secondo A.J. Wakefield et al., il virus del morbillo contenuto nel vaccino trivalente avrebbe causato una disregolazione del sistema immunitario e/o reazione autoimmune che avrebbe portato a un’infiammazione dell’ileo, che avrebbe dato il là a una reazione a catena la cui conclusione sarebbe stata un eccesso di oppioidi (assunti, nel più probabile dei casi, tramite alimentazione) nella circolazione del sangue, che avrebbe causato i danni cerebrali all’origine dei disturbi dello spettro autistico. Il vaccino trivalente all’inizio di una concatenazione di eventi che finisce con la diagnosi di autismo. «C’è qualcosa in questo campo che attrae i ciarlatani»: il commento è di Mary Coleman, neurologa newyorchese, contattata da Deer per dire la sua sulle ricerche di Hugh Fudenberg, il primo a ipotizzare un legame tra vaccinazione e autismo durante una conferenza bolognese del 1995, citato da Wakefield tra le fonti del paper pubblicato su The Lancet. Il secondo pilastro sul quale si fondava la ricerca del medico che ha ingannato il mondo era la “teoria dell’eccesso di oppioidi”: formulata dallo psicobiologo estone Jaak Panksepp, che nel 1979 riempiva di morfina i ratti e poi li osservava mentre davano di matto. Il terzo pilastro era una certezza che a Wakefield era rimasta da una sua precedente ricerca, pubblicata su J Med Virol nel 1993: con i suoi occhi aveva visto tracce di morbillo nei tessuti prelevati dagli intestini di pazienti affetti da morbo di Crohn. Anni dopo, un virologo incaricato di ricontrollare quella ricerca mise le stesse immagini viste da Wakefield davanti agli occhi dello specialista di microscopio elettronico (lo strumento usato da Wakefield) del suo laboratorio. Dove Wakefield vide morbillo, lo specialista vide microfilamenti, parte della normalità cellulare. Dove Wakefield vide un linfocita all’attacco di uno dei suoi avversari naturali, lo specialista intuì il più marchiano degli errori: «[Wakefield] Ha messo la foto al contrario» disse al virologo.

Nessuno è mai riuscito a ottenere gli stessi risultati ottenuti da Wakefield in quella ricerca pubblicata da The Lancet. Questo perché quella ricerca era una «raffinata frode», titolo del capitolo 27 del libro di Deer, quello in cui racconta la fine della vita da medico e scienziato di Wakefield. Radiato dall’equivalente inglese dell’Ordine dei Medici per «aver ripetutamente violato i fondamentali princìpi della ricerca in campo medico»; «aver condotto la sua ricerca senza approvazione della commissione etica»; «aver costretto bambini che non avevano mostrato alcun sintomo di patologie intestinali a sottoporsi a procedure mediche invasive»; «aver ingannato il Legal Aid Board usando soldi concessi per scopi diversi da quelli per i quali erano stati concessi»; «non essersi assicurato che lo studio pubblicato su The Lancet fosse veritiero e preciso»; «aver pubblicato una descrizione tendenziosa dei pazienti coinvolti nella ricerca»; «aver affermato, falsamente, che questi pazienti gli erano stati segnalati attraverso i canali previsti»; «non aver rivelato il conflitto di interesse in essere nel finanziamento ottenuto tramite Richard Barr»; «non aver rivelato di aver brevettato un vaccino per il morbillo».

Le ultime accuse dimostrano la frode e la raffinatezza della stessa. Prima ancora che il primo dei dodici bambini soggetti della sua ricerca varcasse la soglia del Royal Free, Wakefield aveva già stretto un accordo con l’avvocato Richard Barr: in cambio di 150 dollari all’ora di consulenza, il medico avrebbe dovuto fornire le prove scientifiche necessarie a sostenere la class action che l’avvocato stava cercando di costruire. I suoi clienti erano genitori convinti che i loro figli fossero stati “danneggiati” dai vaccini, in particolare il trivalente, e volevano che Big Pharma pagasse per il male che aveva iniettato nei bambini. La class action finì prima di cominciare: la commissione competente decise che l’accusa non sarebbe mai riuscita a dimostrare che l’autismo era causato dal vaccino. Ma durò abbastanza perché la fattura di Barr arrivasse a 26.2 milioni di sterline: con questi soldi comprò una villa nel Norfolk, al centro di un appezzamento di terra da sette ettari. Dirà che il lavoro su quella class action gli fece capire «come deve essersi sentito l’ignoto scultore della Venere di Milo». Le consulenze valsero a Wakefield 435.643 sterline, più 3.910 sterline di rimborsi. Spiccioli, però, rispetto a quanto Wakefield intendeva guadagnare con i brevetti proposti all’ufficio competente: test per diagnosticare una malattia dell’intestino e del cervello che ancora doveva essere accertata e, soprattutto, un vaccino monovalente contro il morbillo che, però, avrebbe avuto successo solo se fossero state interrotte le somministrazioni del trivalente all’epoca in commercio. Due giorni prima della pubblicazione del paper su The Lancet, il Royal Free convoca una conferenza stampa per anticipare l’incredibile risultato della ricerca del dottor Wakefield. Il dottore, a un certo punto, prende la parola e “consiglia” al governo britannico di sospendere la somministrazione del trivalente contro morbillo, rosolia e parotite. Per sicurezza, per il momento, è meglio tornare ai monovalenti. Per lui si tratta di una questione morale, aggiunge.

«Credo fossimo semplicemente vulnerabili, in cerca di risposte», dice il padre del Bambino Tre, uno dei dodici della ricerca poi ritirata. «Tutti ci fidiamo. Io mi fidavo del dottor Wakefield», dice John Walker-Smith, senior co-author del paper ormai abiurato, compagno di merende salvato in sede disciplinare solo grazie a un cavillo. Tutti abbiamo bisogno di risposte e nessuno può ottenerle senza fiducia nel prossimo. Il danno fatto da Wakefield non sta solo nella sopravvivenza di un virus che era stato quasi eradicato e nelle misure emergenziali che i governi di mezzo mondo hanno dovuto adottare per evitarne la diffusione epidemica. Il danno fatto da Wakefield sta nell’aver scritto il primo articolo nella Costituzione di un mondo nuovo in cui nessuno è degno di fiducia, in cui di conseguenza non esistono risposte, in cui in ultima istanza sono valide tutte le risposte nello stesso momento e alla stessa maniera: «Fidatevi del vostro istinto», ripete in continuazione il medico che ha ingannato il mondo e lo scienziato che non ha mai indossato un camice da laboratorio, l’uomo che ha sempre convinto tanti e che non ha mai dimostrato niente. Alla donna che per prima gli fece contemplare un legame tra vaccino e autismo, la madre del bambino che poi nella ricerca ritrattata divenne il Bambino Due, Wakefield rispose, d’istinto, che non sapeva proprio come aiutarla: «Non so nulla di autismo».

«La mente prende la forma dell’oggetto della sua riflessione» scrive Deer in uno dei passaggi più dolorosi di un libro sul dolore: una frase il cui senso sta nelle ultime pagine di The doctor who fooled the world, quando il giornalista confessa che avrebbe preferito dimostrare che i vaccini causano l’autismo per davvero. Sarebbe stato meglio: almeno sarebbe rimasta la certezza del divenire che lento ma inesorabile ci porta dal male al meglio al bene, che dal bene non retrocede, che al male non torna. Così rimane solo il malessere innominabile di chi sa di essere incastrato in un tempo che vive in cicli di tragedia e di farsa: oggi è lo stesso giorno del 1879 in cui William Tebb sbarcò a New York per portare in America la guerra al vaccino anti-polio che già minacciava nella natia Inghilterra; Eresia best seller nella saggistica è la versione cartacea del successo del film Vaxxed, più di un milione di dollari al box office americano nel 2016, un sequel e tanti fan nonostante una distribuzione semiclandestina.

Riflettere sull’oggetto maligno che è Wakefield porta la mente a prendere la forma dell’oggetto maligno: le sembianze mostruose del sospetto onnipotente che definisce la nostra epoca, che è l’epoca di dieci cento mille Wakefield che intonano libertà libertà libertà ognuno per se stesso e a se stesso, proprio come fece lui quando il suo capo gli mise a disposizione tempo, personale e risorse quante ne servivano per sottoporre la sua ipotesi a un test che ne dimostrasse la validità oltre ogni ragionevole dubbio. «Sarebbe una violazione della mia libertà accademica», rispose il medico che, in quel momento, si capì che aveva ingannato il mondo perché, come scrive Deer, «nella scienza, il coraggio non sta nell’insistenza con la quale si cerca di avere ragione ma in quella con la quale si prova a dimostrare di avere torto».