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Nel suo primo viaggio diplomatico all’estero, il ministro degli Esteri afghano ha dovuto affrontare un grosso problema: le giornaliste Ospite in India, Amir Khan Muttaqi ha cercato in tutti i modi di evitare di rispondere alle domande delle giornaliste, escludendole anche dalle conferenze stampa.
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Il Time ha dedicato la copertina a Trump ma lui si è offeso perché nella foto sembra che gli abbiano cancellato i capelli Il Presidente degli Stati Uniti d'America ha commentato così: «La più brutta foto di tutti i tempi».
Il Presidente del Madagascar è fuggito dal Paese per paura di essere ucciso ma rifiuta comunque di dimettersi Al momento nessuno sa dove si trovi Andry Rajoelina, ma lui sostiene di poter comunque continuare a fare il Presidente del Madagascar.
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Alla fine di Cannes

25 Maggio 2011

Trovo sempre piuttosto cafone leggere sui quotidiani, il giorno dopo la premiazione di un Festival di Cinema, la solita frase: “Italia a bocca asciutta”. Un po’ perché effettivamente non vinciamo nulla da tanto tempo e un bel po’ perché è una frase che svela quel solito provincialismo che non riesce a farci guardare tre centimetri al di là del nostro orticello. Ignorare personaggi come Almodóvar, Winding Refn, Kaurismäki o Miike per parlare sempre e solo dell’Italia sembra quasi paradossale. Eppure il più delle volte è così. Devo ammettere però che quest’anno la stampa italiana ci ha regalato due grosse soddisfazioni. La prima é un articolo uscito sul blog personale di Elisa Battistini, ospite del sito de Il Fatto Quotidiano. La Battistini rigira le accuse di nazismo dal confuso von Trier al vincitore Terence Malick. Il motivo? Presto detto: “… il nazismo vero si annida tra le pieghe di The Tree of Life… Un film stilisticamente volgare e ideologicamente agghiacciante… che depreda indegnamente Kubrick, Lynch, Fellini per farne un medley di roba già vista (altro che mirabile e innovativo atto artistico), per tirar fuori un ruffiano videoclip a base di musica classica. Non piaceva, forse, ai cultori del Terzo Reich, il ritorno alla natura? Beh, Malick li soddisfa in pieno”. “Ritorno alla Natura” sempre e comunque indice di nazismo. Avete capito, dannati copy della Mulino Bianco? Anche altri hanno voluto leggere una deriva nazista nel film di Malick, paragonando la sua ricerca sull’immagine a quella operata dalla Riefenstahl per il suo Il Trionfo della Volontà. A voi il giudizio.

Sempre su The Tree of Life: personalmente ho trovato molto fastidiosi i fischi della critica al lavoro di un regista che può anche aver sbagliato un film (affermazione per altro discutibilissima), ma che avendo regalato al Cinema solo e unicamente capolavori, va oltremodo rispettato. Forse a qualcuno ha dato fastidio leggere tra i nomi dei produttori quello di Brad Pitt, nome legato a un cinema che nell’idea (sbagliata) di alcuni è l’opposto di quello di Cannes. Soddisfazione vera invece per un pezzo di Pedro Armocida su il Giornale, uno dei pochissimi ad aver dedicato più di mezza riga al vincitore del Premio come miglior Regia, il danese Nicolas Winding Refn. Il suo Drive pare sia di rara bellezza. Speriamo di vederlo nelle nostre sale, anche se questo italianissimo silenzio attorno all’opera di uno dei registi più osannati del mondo, ci rassicura pochissimo. Qualche speranza in più la si nutre per Once Upon a Time in Anatolia di Nuri Bilge Ceylan, vincitore ex aequo del Gran premio della Giuria insieme ai fratelli Dardenne. L’ottimismo deriva dal fatto che Le Tre Scimmie, il precedente lavoro del regista turco, ha visto il buio delle nostre sale proprio grazie al premio come miglior regista vinto a Cannes nel 2008.

In conclusione due parole sui premi ai migliori attori: mette automatica simpatia il francese Jean Dujardin che vince con un film, The Artist che sembra essere un furbissimo quanto curioso giochino anticommerciale: un Cantando Sotto La Pioggia più folle, muto, in bianco e nero e con le didascalie. Il fatto che poi, nella serissima Cannes, abbia ritirato il premio ballando il tip tap non fa che aumentare il grado di simpatia. Kirsten Dunst è stata premiata nonostante le arci note uscite di Lars von Trier che, a causa a quanto pare di forti depressioni, sembra non essere più in grado di controllare la sua favella. Il premio le è stato dato per Melancholia, anche se la vera prova d’attrice l’ha fornita durante la famigerata conferenza stampa: la sua capacità di comunicare incredulità e forte imbarazzo, ma al tempo stesso apparire disinvolta come una consumata giocatrice di poker, passerà sicuramente alla storia. In confronto, il disagio che si prova guardando The Office è poca cosa.

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