Aveva 25 anni, era un'artista, fotogiornalista e attivista. Nello stesso bombardamento è stata uccisa anche tutta la sua famiglia.
La distribuzione dei primi aiuti umanitari a Gaza è stata una tragedia (annunciata)
Tre morti, 46 feriti, sette dispersi a Rafah, durante la distribuzione dei tanto attesi aiuti dopo mesi di assedio dell'Idf.

Negi scorsi giorni si è discusso molto della Gaza Humanitarian Foundation, l’organizzazione americana, sostenuta dall’amministrazione Trump e dal governo Netanyahu, alla quale è stato assegnato il compito di distribuire i primi aiuti umanitari nella Striscia di Gaza dopo mesi di assedio dell’esercito israeliano. Se ne è discusso molto perché i dubbi sul funzionamento dell’operazione erano tanti e, visto quello che è successo martedì 27 maggio, fondati. Come riporta Al Jazeera, tre palestinesi sono stati uccisi dopo che dei soldati israeliani hanno aperto il fuoco sulla folla che aveva preso d’assalto il centro di distribuzione degli aiuti messo su dalla Gaza Humanitarian Foundation a Rafah. Ad aggravare il bilancio ci sono 46 feriti e sette persone di cui si sono perse le tracce.
@c4news A new US-backed group has begun to distribute aid into Gaza – but the United Nations has described the operations of the Gaza Humanitarian Foundations as “a distraction from what is needed” to alleviate hunger. #Gaza #UnitedNations #US #Channel4news #C4News
«Mortificante», questo l’aggettivo che Stephane Dujarric, portavoce del Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, ha usato per descrivere l’accaduto. «Noi e i nostri collaboratori abbiamo un piano preciso, corretto, operativamente fattibile e sostenuto dagli Stati membri per prestare soccorso a una popolazione disperata. Gli aiuti umanitari devono essere distribuiti in una maniera sicura, con metodi che rispettino i princìpi di indipendenza e imparzialità. È così che si fa, da sempre. Abbiamo visionato il piano che la Gaza Humanitarian Foundation ci ha presentato e crediamo che non rispetti questi princìpi che applichiamo ovunque, da Gaza al Sudan al Myanmar, ovunque». Sono quasi le stesse identiche parole che ha usato Jake Wood, ex direttore di Gaza Humanitarian Foundation, annunciando le sue dimissioni. «Non ci sono le condizioni per rispettare i princìpi umanitari di neutralità, imparzialità e indipendenza», ha detto Wood.
Hamas ha definito quanto accaduto come «un massacro immotivato e un crimine di guerra». Il Primo ministro israeliano Netanyahu ha ammesso che si sono verificati «momenti di confusione» ma che si è trattato, appunto, di momenti: «Fortunatamente, abbiamo velocemente ripreso il controllo della situazione». Netanyahu ha anche aggiunto che, stando alle informazioni in suo possesso, non ci sono prove di malnutrizione nella Striscia di Gaza: «Non s’è vista una, una sola persona emaciata dall’inizio della guerra a oggi». Gli Stati Uniti, l’altro Paese che sostiene l’operazione della Gaza Humanitarian Foundation, ha ridimensionato tutto, sostenendo che la maggior parte delle critiche si concentrano su «questioni formali» e che sono spinte dalla propaganda di Hamas, che si è sempre opposta all’operazione.

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