Una crisi che colpirà soprattutto i giovani con poca esperienza lavorativa, già ampiamente rimpiazzati dall'AI in molte aziende.
C’è una app che permette di parlare con avatar AI dei propri amici e parenti morti, e ovviamente non piace a nessuno
Se vi ricorda un episodio di Black Mirror è perché c'è un episodio di Black Mirror in cui si racconta una storia quasi identica. Non andava a finire bene.
Una componente comune del lutto è il rimpianto che prova chi rimane per non aver detto tutto quello che c’era da dire alla persona cara finché era in vita. Nel prossimo futuro si potrà rimediare, basterà accontentarsi dell’avatar del caro estinto. Ha suscitato grande scalpore e molta indignazione il lancio della piattaforma 2Wai, ideata dall’ex attore di Disney Channel Calum Worthy, baby star della serie Austin & Ally ed entusiasta sostenitore dell’intelligenza artificiale. Attraverso un’app che usa l’intelligenza artificiale, 2Wai offre la possibilità di far parlare vivi e morti.
What if the loved ones we’ve lost could be part of our future? pic.twitter.com/oFBGekVo1R
— Calum Worthy (@CalumWorthy) November 11, 2025
Nel fine settimana Worthy ha postato su X un filmato promozionale accompagnato dalla frase «E se i cari che abbiamo potessero fare parte del nostro futuro?». Nella pubblicità vediamo una giovane donna incinta che registra un video di tre minuti alla madre con lo smartphone, mentre parlano del futuro nipotino. Bambino che cresce conversando con l’avatar digitale della nonna, che gli racconta fiabe e gli chiede come sia andata a scuola, fino a quando anche lui diventa grande e si prepara a diventare papà, sempre con la nonna ologramma al fianco. Più che una pubblicità promozionale, per ora sembra più opportuno parlare di un concept volto a testare le acque e chissà, magari anche raccogliere finanziamenti. Se 2Wai è ancora lontana dal generare “avatar olografici” di persone defunte con cui interagire con il livello di naturalezza mostrato nel filmato, rimane il fatto che c’è chi sta impiegando tempo e risorse per arrivare a questo traguardo.
La reazione del pubblico all’idea però, almeno al momento, è stata fortemente negativa, per un lungo elenco di valide ragioni. Si parte dall’ovvia constatazione che creare un’avatar di un parente o un amico morta possa impedire alle persone di elaborare fino in fondo il lutto. E poi ci sono tutti gli infiniti dilemmi morali ed etici. Davvero possiamo accettare che la personalità di un essere umano possa essere simulata e/o imitata da una macchina? Chi tutelerà i defunti dal rischio di essere utilizzati per dire o fare qualcosa che in vita non avrebbero mai consentito a fare? Senza dimenticare che in molti rilevano come, trattandosi di una società privata, non c’è alcuna garanzia che ciò che dice il caro estinto non sia influenzato da accordi commerciali o politiche aziendali. O più semplicemente l’utente venga minacciato di “spegnere” definitivamente la nonna se non rinnova l’abbonamento. Succedeva qualcosa di simile in “Be Right Back”, il primo episodio della seconda stagione di Black Mirror. Non andava a finire bene.
Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.