Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.
Il profilo Instagram dedicato all’afrofuturismo

Uno dei motivi per cui lo scrittore, curatore e critico d’arte Ekow Eshun ha amato Black Panther è perché ha saputo portare il concetto di afrofuturismo nel discorso mainstream, rendendolo accessibile a tutti. Eshun è anche l’ideatore del profilo instagram @the.afrofuturist, che si propone di collezionare e raccogliere immagini afrofuturiste e al quale AnOther ha dedicato un bell’articolo firmato Aida Amoako.
Un’operazione che da diversi anni anche la cantautrice e attrice Janelle Monáe sta cercando di mettere in atto con la sua musica, i suoi video e perfino le sue scelte attoriali (ne avevamo parlato qui). Nel profilo Instagram @the.afrofuturist, creato da Eshun soltanto qualche mese fa per raccogliere e raccontare i tentativi di ridefinire e re-immaginare l’esperienza black attraverso la storia e la fantasia, compare anche lei.
Ci sono anche tante opere di arte contemporanea e monumenti storici, tutti raggruppati dal termine coniato nel 1993 dal critico Mark Dery per riassumere una corrente culturale attiva già dagli anni Settanta, che prendeva spunto da elementi di animismo e simbolismo e nasceva dall’esigenza dei neri americani di essere coinvolti nel discorso sul futuro e sullo sviluppo tecnologico.
Si va dal progetto fotografico del giovanissimo Adji Dieye (italo senegalese nato a Milano nel 1991) alle immagini glitterate della net artista originaria del Ghana Janice Prempeh, passando per la moda, il cinema, l’architettura e le installazioni video di Arthur Jafa e Khalil Joseph. «L’afrofuturismo è un concetto, un’idea», ha detto Eshun, «ma quello che mi interessa è la possibilità di raccontarlo attrverso le immagini».

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.

Reportage dalla "capitale del sud" dell'Ucraina, città in cui la guerra ha imposto un dibattito difficile e conflittuale sul passato del Paese, tra il desiderio di liberarsi dai segni dell'imperialismo russo e la paura di abbandonare così una parte della propria storia.