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L’Unione Europea ha stabilito che sapere quanto guadagnano i propri colleghi è un diritto Lo ha fatto con una direttiva che l’Italia deve recepire entro il 2026. L'obiettivo è una maggiore trasparenza e, soprattutto, contribuire alla diminuzione del gap salariale tra uomini e donne.
Grazie all’accordo tra Netflix e la Nasa ora si potrà fare binge watching anche dell’esplorazione spaziale Il servizio di streaming trasmetterà in diretta tutta la stagione dei lanci spaziali, comprese le passeggiate nello spazio degli astronauti.
Gli asini non sono affatto stupidi e se hanno questa reputazione è per colpa del classismo Diverse ricerche hanno ormai stabilito che sono intelligenti quanto i cavalli, la loro cattiva fama ha a che vedere con l'associazione alle classi sociali più umili.
In Turchia ci sono proteste e arresti per una vignetta su Maometto pubblicata da un giornale satirico Almeno, secondo le autorità e i manifestanti la vignetta ritrarrebbe il profeta, ma il direttore del giornale ha spiegato che non è affatto così.
Una delle band più popolari su Spotify nell’ultimo mese è un gruppo psych rock generato dall’AI Trecentomila ascoltatori mensili per i Velvet Sundown, che fanno canzoni abbastanza brutte e soprattutto non esistono davvero.
A Bologna hanno istituito dei “rifugi climatici” per aiutare le persone ad affrontare il caldo E a Napoli un ospedale ha organizzato percorsi dedicati ai ricoveri per colpi di calore. La crisi climatica è una problema amministrativo e sanitario, ormai.
Tra i contenuti speciali del vinile di Virgin c’è anche una foto del pube di Lorde Almeno, secondo le più accreditate teorie elaborate sui social sarebbe il suo e la fotografia l'avrebbe scattata Talia Chetrit.
Con dei cori pro Palestina e contro l’IDF, i Bob Vylan hanno scatenato una delle peggiori shitstorm della storia di Glastonbury Accusati di hate speech da Starmer, licenziati dalla loro agenzia, cancellati da Bbc: tre giorni piuttosto intensi, per il duo.

Il futuro non fa paura al New Yorker

01 Febbraio 2012
Il direttore del New Yorker all’evento di AllThingD

David Remnick, direttore del New Yorker, si è detto piuttosto fiducioso sulla tenuta dell’edizione cartacea del magazine. Invitato questa settimana da All Things D, blog tecnologico del Wall Street Journal, all’evento “Dive Into Media”, durante il quale ha detto la sua sul futuro del giornalismo nell’era digitale. Precisamente, ha detto di credere che l’edizione cartacea del New Yorker resisterà per molti anni. “Tra venti anni ci sarà ancora?” ha chiesto qualcuno. “Credo di sì”.

 

Il magazine, come tutte le altre testate di Condé Nast, ha affrontato il nuovo mondo digitale astutamente, evitando di farsi travolgere dalla rivoluzione 2.0. Per farlo, la casa editrice si è sdoppiata, creando la Condé Nast Digital che si occupa dei siti web e le applicazioni del gruppo. Il New Yorker però non è un giornale come gli altri. I suoi giornalisti sono abituati a scrivere pezzi lunghissimi – di politica, costume, critica letteraria – ed è difficile far convivere la loro abitudine con le esigenze del web. Insomma, Remnick ha spiegato che è dura chiedere al suo staff un articolo breve o un post da pubblicare sul sito. “Lo chiedi, lo implori, lo supplichi, lo chiedi in elemosina. È la parta patetica dell’essere il direttore”, ha scherzato.

Nonostante questo, gli affari vanno alla grande, sia su carta che su bit. Per leggere tutta la rivista online e il suo archivio storico è necessario essere abbonati all’edizione cartacea o a quella digitale (sito, tablet) – un modello di business di cui il direttore si è detto contento.

Stando a Remnick, quindi, nel 2032 quindi le edicole Usa venderanno ancora la rivista. Una cosa che riporta alla mente la discussa profezia di Philip Meyer, che nel suo The Vanishing Newspaper fissò la fine del giornale di carta per il 2043.

Parole importanti che arrivano a conclusione di una settimana in cui il giornalismo tradizionale ha riservato alcune brutte notizie. Solo negli ultimi giorni La Tribune francese ha ufficializzato l’abbandono del formato quotidiano in favore del potenziamento del sito e un’edizione settimanale; in Italia Il Foglio ha pubblicato un editoriale del direttore Giuliano Ferrara in cui sono stati annunciati tagli, aumenti del prezzo di copertina e nuovi investimenti nel campo del web. Una situazione descritta da Claudio Pezzotta su Italia Oggi:

Il quotidiano di Ferrara, comunque, non chiude. Aumenterà il prezzo di copertina (probabilmente a 1,50 euro), punterà a sviluppare l’online, e cercherà una ulteriore razionalizzazione dei costi dopo aver sospeso la distribuzione cartacea in Sicilia e Sardegna (…). Il tema all’ordine del giorno è, ovviamente, lo squilibrio di bilancio anche nei conti del 2011, che potrebbe trasformarsi in un buco ancor più importante nel 2012. (…)

Bisognerà dare una spinta ai ricavi, attraverso operazioni di sviluppo del business dell’online. Certo, sarà difficile pensare di raggiungere non dico i fasti del 2006 e del 2008, quando il fatturato del Foglio toccò i 10 milioni di euro, ma neppure quelli del 2010, a quota 8,4 milioni. Infatti i ricavi da vendite in edicola, abbonamenti e pubblicità (la concessionaria è Mondadori) sono destinati comunque a contrarsi (erano a quota 4,9 mln di euro nel 2010). Per non parlare dei contributi pubblici, che lo stesso Buracchio ha sottolineato essere «un terzo del passato». Nel 2010 Il Foglio aveva contabilizzato 3,4 milioni di euro di contributi pubblici.

Chissà che la ricetta di Remnick non ispiri anche il Foglio e gli altri giornali nelle sue stesse condizioni.

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