Cosa abbiamo letto ad aprile in redazione.
Un fondo italiano ha comprato la libreria più grande d’Europa

La libreria Waterstones di Piccadilly, a Londra, sorge in un palazzo tra i monumenti protetti del Regno Unito, essendo l’opera più celebrata dell’architetto modernista Joseph Emberton (1889–1956), e ci resterà almeno fino al 2034, anno in cui scadrà l’accordo di locazione.
- Gli interni della Waterstones di Piccadilly.
La notizia di queste ore è che il fondo d’investimento italiano Cicerone, tramite i suoi rappresentanti Fabrica e CBRE Global Investors, ha acquistato la costruzione. La Waterstones, filiale della più grande catena del Regno Unito (che si è ripresa bene dopo una crisi di qualche anno fa), a Piccadilly per il quotidiano londinese Evening Standard è «la più grande libreria d’Europa», dato che ospita tra i suoi scaffali 200 mila volumi disposti in corsie che si estendono per una lunghezza totale di oltre 10 chilometri.
A vendere il palazzo agli italiani è stato il fondo americano Meyer Bergman, che l’aveva comprato a sua volta due anni fa. «Siamo lieti di annunciare che questo asset immobiliare ora appartiene a un investitore istituzionale italiano» ha dichiarato in una nota per la stampa Fabrizio Caprara, ad di Fabrica.

La band hip hop irlandese viene da anni di provocazioni ed esagerazioni alle quali nessuno aveva fatto troppo caso, fin qui. Ma è bastata una frase su Gaza, Israele e Stati Uniti al Coachella per farli diventare nemici pubblici numero 1.

Ancora più dei suoi romanzi precedenti, Vanishing World , appena uscito per Edizioni E/O, sembra scritto da una macchina senza sentimenti che ci mostra tutte le variabili possibili e immaginabili della stupidità umana.